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La carriera e le magie di Chris Waddle

19 settembre 2010 6.305 views Nessun Commento

Il grandissimo talento con i capelli da rock star che fece sognare i tifosi inglesi a cavallo tra gli anni 80 e l’inizio degli anni 90

La generazione degli anni 80 ha di fatto rappresentato per il calcio uno dei periodi più belli di sempre. Il campionato italiano era addirittura una sorta di NBA del calcio, dove anche le squadre provinciali potevano avvalersi di grandi campioni stranieri. Tutto ciò, era facilitato dal fatto che in Italia gli ingaggi erano più alti rispetto agli altri paesi e perché c’era un limite massimo di 2 (poi portato a 3 ndr) stranieri  tesserabili per ogni squadra. Giusto per fare qualche esempio, il Napoli poteva avvalersi di una diga difensiva come Ruud Krol, il Pisa di un buon attaccante come Wim Kieft e l’Avellino di un forte nazionale argentino come Ramon Diaz. Il protagonista di questa storia, in Italia però non ha mai giocato, ma siamo sicuri che non avrebbe affatto sfigurato nel nostro campionato. Fisico da cestista americano, capelli da rock star e tantissima classe, caratterizzavano Chris Waddle da Felling. Nato il 14 dicembre del 1960, ricopriva il ruolo di ala destra, avendo una predilezione per il piede mancino, potendo giocare all’occorrenza anche sulla corsia di sinistra. Cresciuto calcisticamente nel Newcastle, aveva tra le sue principali caratteristiche la velocità, che abbinava ad una grande tecnica individuale, con quest’ultima che abbagliava praticamente tutti. Era capace infatti di dribbling ubriacanti e di giochi di prestigio che erano in grado di irridere notevolmente gli avversari. Bravissimo nei calci piazzati di sinistro, non disdegnava di fare goal anche con il piede destro. Oltre ad essere fortissimo, in campo era teatrale negli stati d’animo e nelle esultanze, con tutto questo che lo rendeva un vero e proprio artista del gioco del calcio. Intorno la metà degli anni 80, legò il suo nome al Tottenham Hotspur, squadra dove ebbe modo di giocare con Glenn Hoddle, amico e leggenda dalle parti di White Hart Lane. Nonostante l’ottimo organico degli Spurs, con la squadra londinese non arrivarono trionfi e si pagò molto lo scotto della squalifica dalle competizioni europee. Dopo la tragica serata dell’Heysel, oltre al Liverpool vennero infatti squalificate anche tutte le altre formazioni inglesi per cinque lunghi anni. Nell’estate del 1989, per Waddle arrivò la chiamata dei francesi dell’Olympique Marsiglia, con il quale ci sarà di conseguenza la possibilità di mettere in mostra il suo talento anche nelle coppe europee.  L’OM del vulcanico patron Bernard Tapie, era un team costruito per dominare in Francia e in Europa, che a quei tempi poteva annoverare tra le sue fila campioni del calibro di Papin, Deschamps  (Nel 90/91 in prestito al Bordeaux ndr) e Mozer. Nei primi anni 90, le sentitissime sfide contro i rivali storici del Monaco, erano caratterizzati dalla sfida tutta inglese tra i due quasi omonimi Waddle e Hoddle, con quest’ultimo che militava appunto nelle file dei monegaschi. Sarebbe stato fantastico vederli anche nella nostra Serie A, al cospetto dei tanti britannici venuti dalle nostre parti, che hanno fallito o che magari non hanno convinto fino in fondo. Loro avrebbero rappresentato una garanzia di classe, agonismo e spettacolo. Con l’Olympique Marsiglia, Waddle conquistò ben tre campionati francesi in tre annate disputate all’ombra del Velodrome, perdendo la finale di Coppa del Campioni 1990/91 ai rigori contro la Stella Rossa di Belgrado. In quel di Bari, fu fatale dal dischetto un errore di Manuel Amoros, determinante per consegnare la coppa nelle mani della squadra slava, peraltro con Dragan Stojkovic che si rifiutò di presentarsi dal dischetto contro i suoi ex compagni. L’Italia ha dimostrato di portare poca fortuna all’ex talento inglese, visto che al Delle Alpi di Torino fu già vittima dei tiri dal dischetto nel Mondiale di Italia 90. Era il 4 Luglio 1990, si giocava la semifinale della Coppa del Mondo tra la Germania Ovest e l’Inghilterra, con gli inglesi che rimisero in carreggiata le sorti dell’incontro con Lineker a dieci minuti dal termine dopo il vantaggio tedesco di Andy Brehme. L’Inghilterra di Sir Bobby Robson, in quella partita non demeritò affatto, arrivando ai tiri dal dischetto dove a sbagliare furono Stuart Pearce e proprio Waddle. Durante il protrarsi del match, peraltro “Magic Chris” spedì sul palo la palla del possibile 2-1, un evento quest’ultimo che poteva evidenziare probabilmente un probabile presagio di sventura. Lo fece con uno splendido diagonale di sinistro, che sembrava non aver dato scampo al portiere teutonico Bodo Illgner, segnando un goal che poteva cambiare le sorti di se stesso e dell’Inghilterra. Questioni di centimetri e millimetri che avrebbero potuto di gran lunga cambiare il corso degli eventi, mandando gli inglesi in finale contro l’Argentina, partita dove Waddle e compagni avrebbero potuto vendicare la famosa “Mano de Dios” di Maradona ai Mondiali di Messico 86. Non avremmo mai visto le lacrime di Paul Gascoigne e magari l’Inghilterra si sarebbe laureata vincitrice del Mondiale grazie proprio ad un goal di Waddle. Non è successo e quindi pochi ragazzi di questa generazione si ricordano di questo grande campione! Un certo Paolo Maldini, lo definì addirittura l’avversario più forte di sempre contro il quale abbia mai giocato, a dimostrazione che Chris non è stato proprio uno qualunque. Non male, visto che a dire ciò è stato probabilmente il terzino sinistro più forte di tutti i tempi, nonché colui che ha affrontato in carriera anche gente del calibro di Maradona e Romario. Il nostro caro Chris Waddle, fu il giustiziere del Milan nei famosi quarti di finale di ritorno della Coppa dei Campioni 1990/91, dove i rossoneri vennero sconfitti di misura al Velodrome grazie ad una rete dell’inglese al settantacinquesimo minuto. Quella partita specifica, fece peraltro il giro del mondo per la clamorosa entrata in campo di Adriano Galliani, perché con tre minuti ancora da giocare decise di ritirare la squadra per la rottura di un riflettore all’interno dello stadio. Una pessima figura per una società gloriosa e storica come il Milan, che in quella circostanza fece leva su un riflettore spento, tutto ciò dopo che ad accendere la luce con le sue magie ci aveva pensato per tutta la partita Chris Waddle.

A cura di Francesco Vitale

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