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Storie di Calcio : La Stella Rossa di Belgrado 1990/91

27 giugno 2011 2.735 views Nessun Commento

All’ inizio della stagione 1990/91, l’edizione di quell’anno della Coppa dei Campioni poteva essere quella della terza coppa consecutiva del Milan di Arrigo Sacchi, che avrebbe cosi eguagliato le imprese dell’Ajax e del Bayern Monaco, ma cosi non fu. Il 1991 fu l’anno del ritorno delle squadre inglesi alle competizioni internazionali dopo la strage dell’Heysel, della finale simbolo della potenza di Antonio Matarrese, disputata a Bari in una vera e propria cattedrale nel deserto, ma fu soprattutto l’anno di una squadra meravigliosa, frutto di un progetto quinquennale dell’allora presidente Mijailovic, con l’aiuto del mitico attaccante Dragan Dzaijc che portò la Stella Rossa di Belgrado a primeggiare in Europa e nel Mondo.
Per le italiane non andò benissimo, il Napoli uscì al secondo turno contro lo Spartak Mosca (ci furono le prime bizze di Maradona ndr), mentre il Milan che viaggiava spedito verso il terzo titolo continentale consecutivo, dovette rinunciare nella sera più buia, nel vero senso del termine, della sua storia, al Velodrome di Marsiglia.
Torniamo alla Stella Rossa; gli slavi si sbarazzarono in modo semplice nei primi 3 turni di Grasshopper (1-1 a Belgrado e travolgente 4-1 in Zurigo ndr), Rangers Glasgow (3-0 in casa e 1-1 in Scozia ndr) e Dinamo Dresda (altra goleada in casa per 3-0 e stesso risultato a tavolino in Germania, quando il risultato era sull’1-2 per i serbi ndr). Giunti alle semifinali,esprimendo un gioco piacevole e dopo aver segnato tantissimo ma con squadre non molto blasonate, la Stella Rossa incontrò una delle favorite alla vittoria finale, il Bayern Monaco di Reuter, Augenthaler ed Effenberg. All’andata, in Baviera gli slavi fecero l’impresa andando a vincere per 2 – 1, mentre al ritorno sul risultato di 2 a 1 per i tedeschi si verificò la più famosa delle leggi del calcio: a pochi minuti dal termine,  il palo nega all’attaccante tedesco Wohlfarth il goal qualificazione e sul successivo ribaltamento il nazionale tedesco Augenthaler spedisce di testa nella propria porta aprendo di fatto la strada verso Bari agli uomini di Petrovic.
A sfidarli in finale ci saranno i giustizieri del Milan, i francesi dell’Olympique Marsiglia capitanati dal futuro pallone d’oro Jean-Pierre Papin. La finale è molto tattica, impostata difensivamente da entrambe le squadre, con  la 36ma edizione della Coppa dei Campioni che si decise ai rigori, dove l’unico errore del francese Amoros portò la coppa dalle grandi orecchie per la seconda volta nell’Est Europa. Quella della Stella Rossa, fu anche il primo trofeo in ambito internazionale per i “Brasiliani d’Europa” noti per le loro doti tecniche e allo stesso modo per la loro pazzia in campo, che portò varie volte le squadre serbe a non vincere nulla nonostante avessero potenzialità fortissime.

La generazione di talenti, come fu ribattezzato l’11 serbo, comprendeva dei giocatori dal talento cristallino: il trascinatore fu sicuramente Robert Prosinecki, dotato di una tecnica fenomenale, di un gran tiro da fuori, ma bloccato nel seguito della carriera da numerosi infortuni e da uno stile di vita non proprio da atleta. Non bisogna dimenticare gli altri 2 che formavano il centrocampo , peraltro conosciutissimi in Italia: Jugovic, vincitore della coppa anche con la Juventus di Marcello Lippi, oltre che Sinisa Mihaijlovic. In difesa c’erano il portiere e capitano Stojanovic e il serbo naturalizzato rumeno Belodedici, già vincitore con la Steaua Bucarest, mentre in attacco oltre a Bilic, troviamo Darko Pancev (prima che si trasferisse all’Inter e allora vero attaccante di razza,autore di ben 5 reti in quell’edizione della coppa ndr) e il Genio Dejan Savicevic, ammirato da molti sportivi negli anni milanisti.

Qualche mese dopo, il successo fu bissato con la vittoria nell’Intercontinentale contro il Colo Colo, allenato dall’altro serbo Jozic, da li iniziò il declino: la maggior parte delle stelle furono vendute (Belodedici al Valencia, Prosinecki al Real Madrid, Mihaijlovic alla Roma, Jugovic alla Sampdoria, Savicevic al Milan e Pancev all’Inter) e la Stella Rossa smantellata fu l’immagine perfetta di una Jugoslavia che andava disgregandosi.

A cura di Matteo Rugiu

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