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Storie di Calcio : L’ultimo ruggito del “Leone Buono” Marc Vivien Foe

2 luglio 2011 3.048 views Un Commento

Un omaggio al centrocampista camerunense Marc Vivien Foe a meno di una settimana dall’ottavo e triste anniversario della sua scomparsa. La storia di un “Leone Buono” dal cuore indomabile.

Il compianto Marc Vivien Foe, è stato uno dei centrocampisti più forti che il calcio africano abbia mai sfornato. Era alto un metro e novantaquattro, aveva spiccate doti difensive, ed era dotato anche di un ottima tecnica. In poche parole,  un autentico “leone” in mezzo al campo, capace di abbinare al meglio  qualità e quantità, presentando nel suo repertorio anche la peculiarità di essere impiegato all’occorenza pure come difensore centrale. Nato a Nkolo il 1° Maggio del 1975, Marc iniziò a dare i primi calci nel Canon Yaounde, squadra della capitale camerunense. Nel 1993, da giovanissimo conobbe la prima delusione della sua carriera, perdendo la Coppa d’ Africa Under 20 in finale contro il Ghana. Dopodiché, giocò in Australia i Mondiali di categoria, non facendo brillare la sua stella. Nonostante ciò, un procuratore italiano lo notò e lo propose alla Fiorentina, squadra che lo boccerà ritenendolo inadatto al calcio italiano, perché troppo lento e un pochino legnoso. Nel 1994, a soli  diciannove anni fece parte della fallimentare spedizione della nazionale maggiore del Camerun per il Mondiale americano. I Leoni Indomabili, a differenza del Mondiale precedente non stupirono e tornarono a casa lasciando poche tracce, deludendo negli incontri con Brasile, Russia e Svezia.  Dopo la rassegna iridata americana, Foe venne ingaggiato dai francesi del Lens, che lo fecero sbarcare finalmente in Europa, dandogli la possibilità di giocare da centrocampista incontrista. Nella stagione 1997/98, conquistò insieme ai suoi compagni uno storico campionato, superando nel rush finale l’altrettanto sorprendente Metz di Robert Pires. Per i “Sang et Or” fu il primo titolo dal dopoguerra, dopo quelli  vinti nelle stagioni 42/43 e 43/44.

Dopo aver fatto sognare e gioire una città di appena trentacinquemila abitanti, per Marc Vivien si profilava una grande ascesa. Sir Alex Ferguson, lo acquistò per quindici miliardi delle vecchie lire per puntellare il centrocampo del “suo” Manchester Utd. Da quel momento li il destino iniziò a ribellarsi, perchè un infortunio in allenamento con la nazionale, lo privò sia dei Red Devils che dei Mondiali francesi. In Inghilterra alla fine ci arrivò comunque, smaltendo la doppia delusione che aveva rovinato il suo fantastico 1998.  A metà della stagione 1998/99, firmò per il meno ambizioso West Ham, con il quale vinse solamente una Coppa Intertoto. Nonostante i pochi trionfi in bacheca, con gli Hammers ebbe il grande privilegio di giocare con campioni come Rio Ferdinand, Frank Lampard, Joe Cole, oltre che con  il suo grande amico Paolo Di Canio. Dopo un anno e mezzo non esaltante con i londinesi, Foe decise di tornare in Francia, accettando le avance del Lione, squadra che era stata costruita per vincere. Il ragazzo di Nkolo, riuscì a recuperare la brillantezza dei vecchi tempi, diventando ancor più forte di prima. Nel secondo anno nelle file dei lionesi, è tra i protagonisti del primo storico titolo del team allora allenato da Jacques Santini.

Nell’estate del 2002, alla fine il destino a Manchester ce lo portò comunque, ma non per andare in forza allo United, ma per giocare in prestito agli acerrimi rivali del Manchester City, che in seguito alla sua prematura scomparsa ritireranno la maglia numero 23. Con i Citizens,  disputa la miglior stagione di tutta la sua carriera, segnando nove goal in trentacinque partite giocate. La gioia maggiore fù quella di  vincere un derby contro chi non seppe aspettarlo, condendo il tutto anche con una rete personale.

Con la maglia della sua nazionale, Foe disputò in tutto sessantatré partite, togliendosi per ben due volte lo sfizio di vincere la Coppa D’Africa, nel 2000 e nel 2002. Proprio con la maglia dei “Leoni Indomabili”, giocherà la sua ultima partita in assoluto, perché il 26 Giugno del 2003, nel match valido per la semifinale della Fifa Confederations Cup (vinto per 1-0 dai suoi connazionali contro la Colombia ndr) , morirà drammaticamente in campo per una crisi cardiaca a soli 28 anni. Accadde tutto al settantunesimo minuto, durante un azione di gioco con l’interista Ivan Ramiro Cordoba.  Morte incredibilmente atroce, forse evitabile con un pronto intervento e un banale defibrillatore. Emblematiche e da brividi resteranno le sue parole negli spogliatoi prima di quella gara : “dobbiamo vincere questa partita anche a costo di morire”. Alla fine, disgraziatamente fu proprio così, con il Camerun che vinse e raggiunse la finalissima con la Francia, che dopo diverse polemiche venne giocata. Nel pre – match, le due squadre, entrarono sul terreno di gioco con una gigantografia che lo ritraeva, ed al termine della gara i due capitani (Desailly e Song ndr) alzarono insieme la Coppa al cielo in suo ricordo. Un gesto simbolico in onore di Marc Vivien Foe,  “Leone Buono” dal cuore indomabile, che si sarà probabilmente commosso da un angolo di paradiso.

A cura di Francesco Vitale

Un Commento »

  • snasiaHam dice:

    Por que no:)