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Roma, gita infelice ad Innsbruck: batosta con il Paris SG, brodino col Wacker

26 luglio 2011 1.262 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Prime sberle della stagione. Tanto per tornare coi piedi per terra e ricordarci che la Roma, negli ultimi dodici mesi, ha collezionato troppe brutte figure per potersi credere già guarita da una grave malattia. Nessuna guarigione miracolosa. I problemi ci sono e dovranno esser affrontati con coraggio da colui che si è preso la briga di risolverli. Luis Enrique torna da Innsbruck con la soddisfazione generale di un ritiro ben svolto in quel di Riscone, ma anche con i primi risultati ‘credibili’ non certo esaltanti. L’ambitissimo (perdonatemi l’ironia…) torneo Amica Chips va al Paris Saint Germain ‘arabo’, nettamente superiore sul campo alla Roma (non ancora) ‘americana’ e ai padroni di casa ospitanti. Classico triangolare estivo con tre mini-gare da 45′ l’una: si comincia alle 20 con un gustosissimo Paris SG-Wacker, e chi vuole perderselo? La tentazione c’è, ma per dare un senso all’intera serata decido di sorbirmi il primo capitolo. Lo streaming è quel che è, comunque riesco a capire qualcosa della partita. Vincono i francesi per 1-0 con un gol di Kevin Gameiro al 3′. La mia attenzione si concentra prevalentemente su un signorino col numero 7 che si aggira per il campo. Mi sembra di conoscerlo, forse. Più lo guardo e più mi dico: questo l’ho già visto. Poi, un particolare si rivela fatale: l’egregio ragazzo sprofonda a terra al primo sentore di contatto. Inoltre, riesce a tramutare in ‘nebbia’ ogni azione partita dai suoi piedi. Risolto il rebus: trattasi di Jeremy Ménez. Così lontano dalla Roma, ma in fondo ancora vicino. Un po’ già mi manca, ma anche no.

Mi libero della nostalgia (!?) di Ménez e mi fiondo sul secondo match. Finalmente la Roma, dinanzi al Paris Saint Germain. E rieccolo Jeremy, proprio conto di noi, poco più di 24 ore dopo l’ufficializzazione del suo ritorno in Francia. Il pensiero medio di un tifoso giallorosso sarà stato: “Te pare che questo non ce fa gò?” Errore. Se si fosse trattato di una partita ufficiale, ce ne avrebbe fatti anche un paio (la nostra storia parla chiaro…), ma le amichevoli, si sa, fanno testo fino ad un certo punto. E poi, chiedere a Ménez di ‘fare gol’ è come chiedere a Doni di parare un rigore. Che pretese! Provo a non fissare con ‘terrore’ il numero 7, concentrandomi sulla Roma. Luis Enrique conferma il 4-3-3 con gli stessi uomini visti fin qui: Curci in porta; Rosi, Cassetti, Antei e José Angel in difesa; Pizarro, Viviani e Greco a centrocampo e Totti punto di riferimento offensivo, affiancato da Borriello e Caprari. Il maledettissimo streaming continua a fare i capricci, e mi perdo il gol di testa di Guillaume Hoarau. Da classica e un po’ noiosa memoria storica, mi ritorna in mente il triangolare di Parigi di un anno fa. Affrontammo proprio il Paris Saint Germain (al ‘Parco dei Principi’) e all’1-0 di Greco rispose proprio Hoarau al 97′ (!). Della serie: “si gioca finché i padroni di casa non segnano”. Preludio ad una stagione orribile. Rivedere Hoarau dodici mesi dopo non mi fa un bell’effetto, così come ‘ammirare’ le voragini di un reparto difensivo per nulla solido e confortante.

Eppure, tolto il risultato, la Roma dei primi trenta minuti non mi dispiace affatto. C’è corsa, c’è dinamismo, c’è pressing in mezzo al campo e non manca qualche buon fraseggio. Luis Enrique è bello carico e le sue grida dalla panchina sono un continuo stimolo per i ragazzi. I parigini però hanno un altro passo e, giunti nei pressi della porta di Curci (5) non perdonano. Fatali le incertezze dei quattro dietro, accorpati  un po’ a casaccio. Antei (5,5) è un ragazzo di valore, ma non il nuovo Nesta. Cassetti (5,5) da centrale non ha mai fatto ottime figure, e se contro i boscaioli ‘dominare la scena’ è facile, gente del calibro di Gameiro e Hoarau si fa gestire con molta più difficoltà. Poi le fasce: Rosi (5,5) dietro non dà garanzie, e in fase offensiva raramente concretizza le sue sgroppate fisiche e potenti. Discorso a parte per José Angel (6), che si fa apprezzare per buona volontà ed un ‘numero’ difensivo in grande stile. Il fanciullo ha doti, ma va atteso con pazienza. Una volta inserito nei meccanismi e abituatosi alle difficoltà del calcio italiano, son convinto che potrà esserci utile. Ma ad oggi è acerbo, e servirebbe un titolare di maggior esperienza e scaltrezza (in teoria c’è Heinze, che tuttavia non si sembra identificarsi nella tipologia di terzino prediletta da Luis Enrique). Il centrocampo regge finché può, ma si sente l’assenza di uno ’schermo’ alla De Rossi. Viviani (5) non possiede le doti fisiche per interpretare il Busquets della situazione. Greco (5) in determinate occasioni (col Sudtirol, ad esempio) arriva ad ergersi ‘professore’. Quando la forza avversaria cresce, il suo rendimento crolla. L’unica nota lieta è Pizarro (6), sempre al centro del gioco con sapienza e carisma. C’è poco da fare: se sta bene, il Pek dall’undici titolare non può uscire. Non c’è in rosa un elemento dotato di egual qualità e visione di gioco.

Annotazione: si aggirano per il prato verde due gran simpaticoni. Il primo si chiama Matuidi ed è un bel ‘ferramenta’ del calcio. Mena botte a destra e a manca, per poco non porta via una tibia al povero Rosi. Il secondo è l’Enzo Mascara brasiliano, ovvero Nené (non quello del Cagliari, ovviamente). Un polemico di prima categoria, in continua ‘guerra di nervi’ con l’arbitro ed avvezzo alla risatina isterica. Annotazione conclusa, torniamo alla Roma. L’attacco non soddisfa. Totti (5,5) si abbassa spesso e lavora da regista arretrato, a volte arrivando a collaborare persino con Pizarro. La lontananza dalla porta non aiuta il Capitano. I due esterni sguazzano e trottolano, restando un po’ emarginati dal gioco. L’immancabile Caprari (5) non si vede mai. Per Borriello (5) vale il medesimo discorso fatto per Cassetti e Greco: finché si gioca contro avversari modesti, si riesce a far bene anche in posizione ‘anomala’. Ma quando di fronte si ha gente di un certo spessore, tutto cambia. L’ex milanista è un centravanti, punto. Non ha né le caratteristiché né (probabilmente) la predisposizione mentale per far bene sul centrodestra. A tal punto, tanto valeva tenersi Ménez…

Chi?? Torniamo al vero protagonista, al freschissimo ex, al fuoriclasse che la Roma ha perso e che presto rimpiangerà (…). E’ sempre il solito. Lo sfiori, crolla per terra. Prende palla, sembra doversi inventare la cosa più bella del mondo, e invece niente. Vederlo da avversario mi ha fatto un certo effetto, ma non posso dire di averlo rimpianto neanche per mezzo centesimo di secondo. A proposito: Kombouaré lo sostituisce, e un attimo dopo il Paris Saint Germain indovina due azioni alla perfezione e fa due gol in due minuti. Sarà stato un caso? Chi lo sa. A segnare, nemmeno a dirlo, Gameiro e Hoarau. Rispolveriamo le solite (ataviche) imbarcate, spero non sia un cattivo presagio. Luis Enrique placa i suoi entusiasmi e si perde in uno sguardo riflessivo di spallettiana memoria. C’è da lavorare, senza farsi condizionare da questo 0-3: ancora troppi gli esperimenti. Poche, pochissime le certezze.

Mentre tento di farmene una ragione, si parte con la seconda ed ultima gara. Inutile, vista la vittoria del triangolare già conquistata dai parigini. Ancor più inutile quando leggo l’undici iniziale della Roma. Lo ammetto: stavolta ‘pretendevo’ un paio di gustose varianti. Bojan e Heinze, proprio loro. Volevo vederli in campo, avevo atteso con moderata ansia lo start di questo torneo solo per godermi le prime vere novità della stagione. Nada de nada, Il pupo spagnolo e il gringo argentino restano nascosti da qualche parte, e a noi spettatori non resta che il solito spettacolo un po’ insipido. Tra i confermati rispetto al match precedente ci sono Rosi, Cassetti, Viviani, Pizarro e Caprari. Fanno il loro ingresso Lobont (in porta), Taddei (terzino sinistro), Vucinic (prima punta), Verre (esterno offensivo), Perrotta e Brighi (intermedi di centrocampo). Finalmente un sorriso in avvio: Pizarro (6) coglie lo scatto in profondità di Caprari (6,5), il 18enne ‘canterano’ parte in posizione regolare e beffa il portiere austriaco con un bel destro ad incrociare. Non esattamente un’azione da calcio ‘barcelonistico’, ma tant’è. Il gol ce lo prendiamo, vista la serata molto agro e poco dolce.

Il resto della sfida ha il sapore della noia, ma qualcosa qua e là va detta. Lobont (6) non sarà Jascin, ma trasmette maggior sicurezza rispetto a Curci. Rosi (6) va elogiato per l’impegno (solo per l’impegno), così come Taddei (6), che ormai Luis Enrique impiega stabilmente da terzino, suscitando in me sentimenti di ribellione. Cassetti (5) rischia un paio di volte l’espulsione, Viviani (5,5) al suo fianco pure. Coppia improvvisatissima. Il Pek governa la mediana, accanto a lui Perrotta (6) e Brighi (6) fanno un po’ di legna. La qualità di palleggio pretesa da Luis va a farsi benedire. Verre (5,5) non si fa notare granché. Davanti, aldilà di una traversa sotto misura colta da Perrotta, l’unico a creare presupposti di pericolo è Vucinic (6). Mirko sta quantomeno onorando con un minimo di professionalità i suoi ultimi giorni da romanista. Il mio pensiero va al mercato in entrata. C’è ancora tanto da fare, quattro o cinque innesti freschi da inserire. La Roma né carne né pesce vista all’opera in Austria è la dimostrazione di quanto il progetto sia difficile da far decollare in fretta. Oltre agli acquisti, ci vorrà molta molta pazienza. Soprattutto, occorrerà il massimo supporto della piazza nei confronti di Luis Enrique e i suoi ragazzi. Io, da umile tifoso, sono pronto a fare la mia parte. E voi?

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