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Chi se li ricorda ? : Incocciati – Dell’ Anno

23 settembre 2011 2.923 views Nessun Commento

Uno degli attaccanti che hanno sicuramente raccolto meno di quanto avrebbero potuto fare risponde al nome di Giuseppe Incocciati. Classe 1963, cresciuto nelle giovanili del Milan, ha vestito la maglia rossonera nel difficile periodo fra la retrocessione del 1982 e il campionato cadetto dell’ anno successivo. Nonostante non segni molto, riesce a farsi notare come uno dei giovani più promettenti, riuscendo a ritagliarsi un ampio spazio nella formazione titolare, anche se il Milan nel 1985 lo gira in prestito all’ Ascoli nuovamente in Serie B. Con i marchigiani Incocciati dimostra di poter essere decisivo mettendo insieme 10 reti e risultando fra i protagonisti principali della risalita in Serie A. L’ Atalanta attratta dalle sue buone prestazioni lo chiama per guidare l’ attacco nerazzurro, ma la stagione non è esaltante con soli 5 gol e la retrocessione. Cambia nuovamente casacca andando all’ Empoli per un’ altro campionato non positivo e poi arriva l’ ingaggio a Pisa. Sotto la torre Incocciati segna 19 reti in due anni fra A e B meritandosi l’ importante occasione di vestire una maglia più prestigiosa, quella del Napoli campione d’ Italia. La stagione con i partenopei non è da buttare, un bottino di 7 gol accettabile ma non sufficiente a continuare la ua permanenza. Nel 1991 va al Bologna in Serie B con addirittura la retrocessione in serie C 1 l’ anno successivo nonostante sia tornato a segnare con discreta regolarità. Nel 1993 il suo ritorno ad Ascoli per due stagioni senza particolari acuti sancisce il termine della sua carriera. In azzurro conta una sola presenza nell’ Under 21 quando prometteva di arrivare a traguardi ben più importanti.

Uno dei ( tanti ) talenti mai sbocciati sui campi che contano negli anni 80 è senza dubbio Francesco Dell’ Anno. Nel 1984 esordisce giovanissimo, appena a 17 anni in Serie A, nella Lazio dove è cresciuto e dove credono di aver trovato un autentico talento per il futuro. Le sue doti tecniche sono fuori discussione ma la sorte vuole che la Lazio di quel campionato sia una squadra deludente con un’ amara retrocessione finale. Sarebbe poco male vista la sua giovane età e il molto tempo per rifarsi, ma in Serie B trova ad ostacolarlo un carattere bizzoso che ne impedisce il definitivo lancio. Lascia la Lazio alla fine del 1986 cominciando una militanza nella serie cadetta con addirittura un campionato di C fra Arezzo e Taranto. Trova finalmente quella maturità e continuità d’ impiego che gli valgono nel 1990 la chiamata dell’ Udinese desiderosa di rilancio. In Fiuli dopo un primo campionato di rodaggio che lo porta comunque ad essere uno dei cardini della squadra, arriva la promozione in Serie A al secondo anno, seguito da un ottimo campionato proprio nella massima serie. L’ impressione generale è quella di un giocatore ritrovato al punto di attirare le attenzioni dell’ Inter che lo ingaggia. Arriva nel pieno della sia maturità calcistica la grande occasione però solo in parte sfruttata. Vince una Coppa Uefa ma viene impiegato solo a mezzo servizio durante la sua permanenza a Milano, non riuscendo a fare quel salto di qualità tanto atteso. L’ epilogo sembra essere una replica della sua prima parte di carriera. Lasciata l’ Inter va alla Salernitana in Serie B per un anno, per poi proseguire sempre nella cadetteria fra Ravenna e Ternana fino al 2002, anno in cui decide di lasciare il calcio.

A cura di Stefano Pieralli

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