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Il pagellone del lunedì: Atalanta regina del campionato, Palacio re dei bomber. Taiwo flop milanista

26 settembre 2011 1.424 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Onore e gloria a chi, in appena quattro gare, ha saputo non solo a colmare la penalizzazione in classifica di 6 punti, ma anche a lasciarsi alle spalle ben quattro squadre (Lecce, Parma, Bologna e Cesena). L’Atalanta è virtualmente capolista e, come tale, va celebrata. Medesimo discorso per il sottovalutato talento di Calaiò e Palacio e l’abilità di Ranieri, Luis Enrique e Mihajlovic nel rimettere in carreggiata le rispettive auto di lusso. Hernandez e Fideleff deludono le regine del Sud, Chiellini e Andujar colorano di “goffagine” il pomeriggio catanese. La porta avversaria si conferma nemica dell’eterna promessa Biabiany, mentre il Milan inizia a domandarsi se dal Marsiglia, a parametro zero, non sarebbe stato meglio prendere Heinze anziché Taiwo.

ATALANTA voto 10
Più o meno un mese fa eravamo qui a chiederci quanto tempo avrebbe impiegato la neopromossa Atalanta di Colantuono, travolta nel marasma estivo del calcio scommese, a rimontare il duro scoglio dei 6 punti di penalizzazione. Risposta? Tre partite. E la quarta (2-1 casalingo al Novara) proietta virtualmente i bergamaschi al primo posto in classifica. Una reazione d’orgoglio e compattezza straordinaria, che ricorda da vicino la splendida cavalcata di un decennio fa dei “bimbi terribili” guidati da Vavassori (Doni, Donati, Zauri, Pelizzoli, Rossini, i gemelli Zenoni). La Roma, prossimo avversario, è avvisata.

EMANUELE CALAIO’ voto 9
Il 6 gennaio 2000 realizzò con la maglia del Torino il suo primo gol in Serie A, a 18 anni non ancora compiuti. Era l’epopea del baby Cassano, dei ragazzi d’oro nati nel 1982. Emanuele? Una promessa del calcio italiano, persasi nei meandri della Serie B sino all’agrodolce approdo a Napoli. Qualcosa di buono, fortuna a fasi alterne. A Siena, il giovanotto nato a Palermo sembra aver trovato la sua ideale dimensione. Oggi, alla soglia dei 30 anni, è sufficientemente maturo per il grande palcoscenico. La meravigliosa doppietta sfoderata contro il Lecce ne è una valida testimonianza.

RODRIGO PALACIO voto 8
Stavolta il suo Genoa perde, ma Rodrigo segna ancora. Quattro centri nelle ultime tre partite e il prestigioso titolo (seppur temporaneo) di capocannoniere. Un gol in più di Cavani, Di Natale, Miccoli e Milito. Non male per il 29enne argentino, talento cristallino un po’ sottovalutato da media e grandi club. Inter e Roma sono state ad un passo dal suo acquisto, ma Preziosi ha tenuto duro, ponendo una barriera forte e incontrastabile. L’ex Boca si diverte e guida da leader il Genoa, mostrando un bagaglio completo: velocità, tecnica, concretezza. Degno dei grandi giocatori.

RANIERI-LUIS ENRIQUE-MIHAJLOVIC voto 7
Un trio particolare, di arduo amalgama per filosofie e concezioni calcistiche, ma meritevole di elogi. Ranieri fa quel che ha sempre saputo fare: “aggiusta”, riproponendo un’Inter logica e quadrata, che torna a vincere. Luis Enrique ripone in un cassetto l’ossessionante tichitaca (o chiticaca, fate voi) scovando l’ideale via di mezzo: “Giocate come voglio io, ma se c’è da crossare in area o tirare in porta, fatelo!”. E la Roma, non a caso, esce dal “Tardini” coi tre punti in tasca. Sinisa rispolvera una Fiorentina completa, con Behrami, Jovetic e Vargas a tempo pieno e in attesa del rientro di Gilardino. Squadra compatta e logica, desiderosa di tornare ai fasti dell’era Prandelli. Il campionato ritrova tre nobili protagoniste.

SERGIO PELLISSIER voto 6
Il bomber di provincia incappa nella “folle” giornata del tutto e il contrario di tutto. In ombra per un’ora contro il Genoa, al 59′ conquista un rigore (molto dubbio) e lo calcia nel peggior modo possibile. Frey ringrazia e gongola, conservando l’1-0 in favore dei suoi. L’opaco e immalinconito Sergio decide che è il caso di darsi una scossa e al 75′ agguanta il pareggio con un imperioso stacco di testa sugli sviluppi di calcio d’angolo. Risultato? Il Chievo si rianima e nel finale, con Moscardelli, vince la seconda gara in quattro giorni. Un’impresa, viste le prestigiose contendenti sfidate.

ABEL HERNANDEZ voto 5
Il Palermo, orfano del talento di Pastore, vorrebbe affidare le proprie ambizioni d’alta classifica all’incompiuto gioiello uruguaiano. Fin qui, tuttavia, il buon Abel sta deludendo. Un gol all’esordio con l’Inter e altre due esibizioni molto deludenti contro Atalanta e Lazio. Nel pomeriggio dell’Olimpico appare indolente, svogliato, sempre troppo morbido sul pallone e mai determinato. Mangia ragiona e inizia a pensare: forse, a parità di condiziona atletica, sarebbe meglio puntare sul tandem Pinilla-Miccoli a discapito dell’ex promessa del Penarol.

IGNACIO FIDELEFF voto 4
Ecco la nota più stonata della quattro giorni partenopea. Il biondissimo difensore, prelevato negli ultimi giorni di mercato dal Newell’s Old Boys, non ne sta azzeccando una. Al “Bentegodi” di Verona ha offerto sul piatto d’argento l’assist (involontario) per l’1-0 decisivo di Moscardelli. Sabato sera con la Fiorentina è sembrato lento, distratto e approssimativo, “ripetendo” il pasticcio veronese con Cerci vicinissimo al secondo centro beffa. Mazzarri, compresa l’antifona, ha subito riproposto il veterano Aronica. Non è una bocciatura definitiva, ma il giovane argentino deve crescere moltissimo.

GIORGIO CHIELLINI voto 3
Nel pomeriggio catanese contraddistinto da pioggia e acquazzoni, il primo ad affondare è San Giorgione Chiellini, prezioso soldato di Conte e fido guardiano della difesa juventina. Giornata da incubo: distratto, lento, confuso. Il guizzante Bergessio gli scappa dappertutto e il povero Barzagli è costretto al “doppio” lavoro. Frittata fatta al 21′, quando Gomez crossa da sinistra e Giorgio “osserva” l’ex punta del Saint Etienne freddare glacialmente Buffon. Nella ripresa, la scena rischia di ripetersi più volte. Conte e Prandelli sperano in un black-out soltanto momentaneo.

MARIANO ANDUJAR voto 2
Eppure c’è chi al “Massimino” riesce persino a far peggio di Chiellini. Trattasi di Mariano Gonzalo Andujar, affidabilissimo (non sempre, a quanto pare) estremo difensore rossazzurro. Il Catania di Montella si è appena lasciato alle spalle un primo tempo perfetto, chiuso con merito in vantaggio ed è pronto a sfruttare ogni risorsa per stendere definitivamente la Signora. E invece? Al 4′ della ripresa, Krasic tenta un banale destro dal limite e il portiere argentino, anziché bloccare, si fa sfuggire il pallone, che furbo e malandrino rotola in rete. Il punto prezioso non sfugge, ma il rammarico per la potenziale vittoria sfumata resta sulla coscienza di Andujar.

JONATHAN BIABIANY voto 1
E’ partito dall’Inter, passando per Chievo, Modena (9 gol in 53 partite in B), Parma (6 in 29 nel 2009-2010), di nuovo Inter (rete storica in finale del mondiale per club contro il Mazembe), Sampdoria e ancora Parma. Un percorso a dir poco strambo, chiaro segnale di un difficoltoso sviluppo della carriera del 23enne esterno francese di origini guadalupensi. Buone potenzialità, intraviste solo a sprazzi. Veloce sì, tosto nel fisico, ma totalmente a disagio nell’area di rigore “nemica”. Ennesima dimostrazione contro la Roma: clamorosa la chance fallita al 72′, con porta sguarnita ed il compagno Giovinco libero e spensierato. No, non ci siamo. Se Colomba lo provasse nel ruolo di terzino?

TAYE TAIWO voto 0
Il peggiore della settimana è lui: l’esterno sinistro nigeriano del Milan arrivato in estate a parametro zero. Allegri lo recupera dall’infortunio schierandolo per la prima volta titolare a San Siro contro il Cesena. Ci si aspetta una prestazione importante, e invece l’ex OM arranca e scalcia da dilettante. Rischia il rosso, non tiene la posizione e il mister, stufo, lo toglie dal campo al 51′ preferendogli “nonno”  Zambrotta. Avrà certamente altre opportunità, com’è logico che sia. Ma la prima l’ha sfruttata come peggio non poteva.

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