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Serie A: nel gelo dell’Olimpico vince la Roma. 2-1 al Lecce degli ex

20 novembre 2011 1.320 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Una sola parola: freddo. Mani di ghiaccio, piedi di ghiaccio. Uniche protezioni? Dei classici vestiti e l’immancabile sciarpa giallorossa. Tutti allo stadio per questo anomalo Roma-Lecce di domenica sera. Che cosa non si fa per la propria passione, col rischio persino di tornarsene a casa delusi e arrabbiati per un risultato negativo. E invece stavolta la sfanghiamo. Al solito modo, ponendo in prima linea i soliti mille volti di una “squadra esperimento” ancora alla ricerca dell’ideale dimensione. Il 2-1 ce lo intaschiamo e la classifica è persino bella: quinto posto, 17 punti, -5 dal duo di testa Juventus-Lazio. Ci voleva, visto il durissimo calendario da qui a Natale: quattro trasferte (Udine, Firenze, Napoli, Bologna) ed un solo match interno (con la Juve).

Vietato esaltarsi o perdersi in voli pindarici. Restiamo tranquilli, coi piedi ben saldi a terra e analizziamo questo successo più sofferto del dovuto. Non me ne voglia il buon Eusebio Di Francesco (uno dei tanti ex romanisti sul versante salentino), ma il suo Lecce è una delle squadre meno dotate del campionato. E la Roma? Come detto, la sperimentazione fatta gruppo. Luis Enrique si conferma per l’ennesima volta cuoco dalle infinite ricette e propone la “sorpresina” d’obbligo: Taddei confermato nel ruolo d’esterno sinistro, al posto del defenestrato José Angel. Al centro della difesa, vista l’assenza forzata di Burdisso (in bocca al lupo Nicolas!), spazio all’imbattuto tandem Kjaer-Heinze (97′ insieme e zero gol subìti). Nessuna novità in mediana, con De Rossi, Gago e Pjanic, davanti c’è Lamela a supporto di Bojan e Osvaldo. Pugliesi in campo con uno spavaldo 4-2-3-1: Cuadrado, Bertolacci e Olivera sorreggono l’azione di Corvia. Il primo tempo, almeno all’inizio, sembra una stucchevole riproposizione del “tiquitaca” d’inizio stagione. Possesso palla ai limiti dell’esasperazione, dominio totale del gioco e la solita gran fatica nell’arrivare a concludere. E nel calcio, si sa, per segnare bisogna “tirare”. Non a caso, in 45′, la Roma tira una volta e fa gol. E’ il 25′: ottimo scambio tra Taddei e De Rossi, il brasiliano entra in area da sinistra e serve sottomisura Pjanic. Da lì è impossibile sbagliare, 1-0. Dietro si soffre poco, molto poco. Osservando la partita dalla curva, appare evidente la trasformazione del 4-3-3 in 3-4-1-2: Gago è costantemente schiacciato in mezzo a Kjaer e Heinze. Il monologo romanista ha un ulteriore sussulto al 30′: spunto di gran qualità di Lamela e nuovo, dolcissimo assist per Bojan. Sembra la replica dell’azione del vantaggio, ma lo spagnolino si traveste da “Vucinic” e impatta malissimo col pallone, fallendo l’irripetibile chance.

E’ 1-0, solo 1-0. Non va bene, non può andar bene. La Roma, in base alla mole di gioco profusa, continua a creare una percentuale irrisoria di pallegol. Nelle gelide tribune dell’Olimpico si teme l’atroce beffa stile Siena (ricordate Vitiello?), il terrore è che a spedirci a casa ghiacciati e incazzati possa esser uno dei tanti ex. Oppure quel Massimo Oddo, vecchio rivale di tanti derby. E invece la Roma, nella ripresa, spinta dal ruggito di Luisito negli spogliatoi, riparte a mille. C’è subito convinzione, intensità e voglia di segnare. Il gol del 2-0 è una gemma: Fernando Gago, svincolatosi dal ruolo di mediano basso (o terzo centrale difensivo, fate voi..), si coordina e da fuori area lascia partire un gran destro a incrociare. Il “nostro” Julio Sergio non ci arriva e l’Olimpico urla di gioia, anche nel tentativo di “scaldare” l’atmosfera. Ulteriore conferma: se si tira in porta, si può far gol. Ma si sa, più il vantaggio è largo e più ci si sente a proprio agio. Belli, sereni, tranquilli. La feroce voglia di segnare lascia spazio al “leziosismo”. Lamela, al 55′, ha sul sinistro il tris ma da due passi tocca fuori. Gigantesca chance gettata al vento. Julio Sergio si erge a baluardo su Osvaldo al 59′, a tratti la Roma si diverte e dà spettacolo, ma non va sul 3-0. Grave errore, enorme rimpianto.

Il Lecce, zitto zitto, coglie la difesa romanista distratta e ne approfitta. Chi ci segna? Non Oddo, ma un ex: Andrea Bertolacci. Ottima palla filtrante di Grossmuller e cucchiaino delizioso del trequartista di Di Francesco a superare Stekelenburg. Brividi, di freddo e paura. Manca mezzora e gli spettri della beffa s’avvicinano. Bojan fallisce un altro gol da schiaffi al 65′ (tap in alle stelle su respinta corta di Julio Sergio) e viene sostituito da Totti (bentornato) due minuti più tardi. Il Lecce ha orgoglio ma a conti fatti crea poco, Cuadrado è l’unico ad incidere davvero. Il vero episodio clou della mezzora finale (oltre agli ingressi in corsa di Greco e Perrotta) è il meraviglioso gol di Osvaldo al 75′. Sublime assist di Gago, rovesciata volante dell’italoargentino e palla sotto al sette. E’ una magia da standing ovation. Peccato che la disastrosa terna arbitrale diretta dal cesenate Brighi (voto quattro) decida di annullare per un fuorigioco inesistente. Il Lecce, d’altronde, è abituato ad incassare prodezze “inutili”. Ricordate la rete pazzesca (e regolare) del novarese Meggiorini? Peccato, non c’è che dire. Il rimpianto è solo per il gol, non per il risultato. Vince la Roma, porta a casa tre punti e respira in vista del tour de force. Nel cantiere, più aperto che mai, il lavoro prosegue.

Qualche appunto finale, dedicato all’Olimpico. All’ingresso, solita fila da pecore, solita ressa indegna e soliti controlli “serissimi” e “impeccabili”. Salvo poi, all’interno dello stadio, udire a pochi metri da me l’esplosione di un petardo. Basta con le prese per il culo, vi prego. Ora che il buon Maroni non è più al governo, qualcuno abolisca queste inutili e illusorie misure di sicurezza adottate per l’immagine e basta. Poi, gli immancabili tabelloni luminosi. Chi è in Curva non riesce davvero a capire cosa stia accadendo nell’area più lontana (per il resoconto scritto mi sono fatto coadiuvare dagli highlights televisivi), questo a causa dei fastidiosi effetti ottici provocati dalle insegne. La si può finire con questo scempio, una volta per tutte? Al momento della formazione, lo speaker annuncia dei nomi ma sul tabellone ne si osservano degli altri. Ma insomma, organizzarsi meglio no? E quando ad Osvaldo viene annullato il gol, la schermata per un bel po’ segnala il risultato di 3-1. Serata storta, mettiamola così. Non per la Roma, fortunatamente.

LE PAGELLE

MAARTEN STEKELENBURG 6
Incolpevole sul cucchiaio mancino di Bertolacci. Nel finale si becca con Heinze: è ancora alle prese con problemi di “comunicazione” con i compagni della difesa. Speriamo impari in fretta l’italiano.

ALEANDRO ROSI 6
Merita la sufficienza per la voglia costante con cui si propone. Molto presente, deve migliorare nella soluzione finale (dall’81′ SIMONE PERROTTA S.V.).

SIMON KJAER 5,5
Non combina disastri, ma non trasmette ancora grande sicurezza al reparto. Troppo lento, soffre in velocità.

GABRIEL HEINZE 6
Ora che Burdisso non c’è, il Burdisso lo fa lui. Grintoso, tonico, ci mette il piede quando serve.

RODRIGO TADDEI 6,5
Confermato titolare. Scende spesso, si propone, alterna errori a soluzioni interessanti. Mezzo punto in più per l’assist-gol a Pjanic.

MIRALEM PJANIC 6,5
Ha urgente bisogno di irrobustirsi: fatica nei contrasti, visto il peso leggero. Tecnicamente non si discute. Segna, da centravanti puro, il suo primo gol in maglia romanista (dal 72′ LEANDRO GRECO 6 – Entra bene in partita. Aiuta la squadra nel mantenimento della sfera).

DANIELE DE ROSSI 6,5
Parte centrale, poi si sposta subito sul centrosinistra e nel secondo tempo torna a supporto di Kjaer e Heinze. Coadiuva la manovra e recupera molti palloni.

FERNANDO GAGO 7
Si trova sempre più a suo agio in questa Roma. Nei primi 45′ fa il Pizarro, smistando il gioco da par suo. Due chicche nella ripresa, disputata in posizione più avanzata: il gol da fuori area (molto bello) e l’assist superbo per il potenziale 3-1 di Osvaldo, poi annullato. La Roma ha trovato l’erede del Pek.

ERIK LAMELA 5,5
Qualcuno storcerà il naso, ma dall’argentino pretendo di più. Buone giocate, piede raffinato, tante cose interessanti. Ma anche un gol facilissimo sbagliato a tu per tu con Julio Sergio, una manciata di minuti prima dell’1-2 di Bertolacci. Oltre al bello, serve il concreto.

BOJAN KRKIC 5
Molto attivo sul fronte offensivo, perde la sfida personale con la porta avversaria. Fallisce due gol clamorosi. Nemmeno il Vucinic “ultima maniera” avrebbe fatto altrettanto…(dal 66′ FRANCESCO TOTTI 6 – Gioca senza fascia al braccio e fa un effetto strano. Qualche invenzione ed un gran destro sul fondo)

PABLO DANIEL OSVALDO 6
Meriterebbe 7,5 per un gol stratosferico che tuttavia, agli atti del tabellino, non esiste. Sarebbe stata la gemma del suo primo scorcio di carriera romanista. Resta un buon match sul piano personale. Tanta lotta e abnegazione. Ma che rimpianto!

ALL. LUIS ENRIQUE 6,5
Discutibile la riproposizione di Taddei a sinistra, nonostante la buona partita del brasiliano. José Angel, da elemento prima indispensabile, non può esser diventato all’improvviso una riserva. Senza un perché. Aldilà di ciò, soliti alti e bassi. Quel che conta, stavolta, è la vittoria che proietta la Roma nelle zone nobili della classifica. Da qui a Natale, vedremo di che pasta sarà fatta questa squadra.

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