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Il pagellone della settimana: è Conte l’uomo in più. Riscatto Mutu, Osvaldo dalle stelle alle stalle

28 novembre 2011 1.895 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Sempre più forte, sempre più in alto. E’ il momento della Juventus e del suo allenatore, Antonio Conte, “trionfatore” del pagellone di questa settimana. Non solo tecnici, soprattutto attaccanti. C’è chi trova o ritrova gol e onore (l’interista Castaignos e il cesenate Mutu), chi invece sembra esser piombato nel tunnel della mediocrità: l’airone Caracciolo e la pantera laziale Djbril Cissé. Nota di merito per Barrientos, oggetto misterioso del Catania sbocciato al “Via del Mare”. Decisamente meno euforici il romanista Greco ed il 36enne Luciano. Sì, sempre lui, il fu Eriberto. Chiusura d’obbligo per Tyson Osvaldo ed il delirante Aurelio De Laurentiis. Gesti e parole da censurare per entrambi.

ANTONIO CONTE voto 10
Non è una regola, bensì una consuetudine dei tempi d’oggi: chi è bravo, spesso è anche terribilmente antipatico. Il portabandiera di tale categoria è ovviamente José Mourinho, seguito a stretto giro di posta da Walter Mazzarri. Al gruppo, da qualche mese, s’è aggiunto anche lui, Antonio Conte. C’è poco da fare: osservandolo durante le partite, verrebbe voglia di prenderlo a sassate. Sempre in piedi, sempre scatenato, sempre urlante. Toni duri in conferenza stampa, sguardo cattivo, frasi brevi ma incisive. Arrogante? Sì, forse. Ma anche bravo, terribilmente bravo. Due promozioni in A con Bari e Siena ed uno sfavillante inizio d’avventura alla guida della Juventus. Ai bianconeri ha dato tutto: grinta, compattezza, pure il bel gioco. E soprattutto il primato, da consolidare e legittimare mercoledì sera al San Paolo, contro Mazzarri. La grande sfida tra gli antipatici più bravi d’Italia.

ADRIAN MUTU voto 9
Una sola parola: finalmente! Eppure Adrian il suo primo gol lo aveva segnato tanto tempo fa, a settembre, contro la Lazio. Poi due mesi di stenti, prestazioni sottotono e cartellini rossi. Cesena nel baratro ed Adrian pronto ad indossare i panni del “flop” del calciomercato 2011. E’ bastato un cambio in panchina a restituirgli vigore. Arrigoni ha rimesso in carreggiata la squadra romagnola: sei punti in due partite. Prima il colpaccio di Bologna autografato Parolo, poi il bellissimo successo interno (il primo della stagione al “Manuzzi”) col Genoa, la gran giornata del riscatto personale di Mutu. Cucchiaino su rigore, destro a giro da incorniciare e tanti saluti all’amico Frey. Il campionato dell’ex fuoriclasse viola inizia ora.

LUC CASTAIGNOS voto 8
E anche in questo caso diciamo “finalmente”. Già, perché in fondo il giovane centravanti olandese giunto in estate dal Feyenoord era uno degli interisti più attesi. 19 anni, un curriculum giovanile di buon livello (15 gol in 37 partite con la maglia del club di Rotterdam) e tre presenze nella nazionale olandese under 21. Prime settimane assai complicate alla Pinetina, peraltro nell’Inter peggiore degli ultimi sette anni. Qualche breve apparizione da 4 in pagella e tanta panchina. Bidone? No, semplicemente un virgulto alle prime armi, da attendere e sostenere. Ranieri lo ha preso sotto la sua ala e pian piano gli sta dando fiducia. Contro il Siena, ingresso ad inizio ripresa al posto del deludente Zarate e all’89′ il gol della fondamentale vittoria. Luc ha rotto il ghiaccio.

PABLO BARRIENTOS voto 7
Non tutte le ciambelle escono col buco, e non tutti gli argentini portati a Catania da Pietro Lo Monaco si rivelano all’altezza. Anche Pablo Cesar Barrientos, centrocampista intermedio dai piedi buoni, per un po’ di tempo ha probabilmente pensato d’esser finito nel posto sbagliato. Sbarcato in Sicilia due stagioni fa, dal 2009 al 2011 ha collezionato la miseria di due presenze, anche a causa di un infortunio al ginocchio. E’ tornato in patria con la formula del prestito, nell’Estudiantes di Veron, giusto il tempo di 7 partite (e 5 reti) e rieccolo a Catania. Vincenzino Montella lo sta tenendo d’occhio e di tanto in tanto lo getta nella mischia. A Lecce, nel delicatissimo match del “Via del Mare”, la sua ora è scoccata al minuto settantacinque (fuori Izco). Il tempo di ambientarsi ed in extremis ecco il soave mancino dell’1-0 finale. Un capolavoro.

SPEZZATINO voto 6
E’ la nostra tipica abitudine “italiana”. Noi non c’inventiamo nulla, mai. No, noi scimmiottiamo gli altri. Sempre, rigorosamente. Lo “spezzatino” all’inglese, in tal senso, è una delle novità più recenti introdotte dalla Lega calcio. Una volta esisteva la domenica di campionato, poi è diventato un week-end. Ora, molto spesso, sarà una tre o addirittura una quattro giorni, con dieci partite distribuite tra il venerdì e il lunedì sera. Esigenze soprattutto televisive e commerciali, come sempre. Non pensiate mai che certe scelte siano adottate per tifosi e utenti. Tuttavia, così facendo, la distanza tra la fine di una giornata di campionato e l’inizio della successiva diminuisce. Un modo come un altro per restare meno tempo senza calcio. E per noi “malati” di pallone non è poco.

DJBRIL CISSE’ voto 5
Era un pomeriggio di luglio e all’aeroporto di Fiumicino sbarcava tal Djbril Cissé. La pantera nera, il formidabile centravanti francese giunto dalla Grecia per far impazzire la Curva Nord. Una marea di tifosi increduli ed entusiasti accorsi ad accogliere il nuovo Re di Formello. Lui, la belva, il trascinatore, il leader, il nuovo simbolo. Un bell’inizio, le reti agostane al Rabotnicki, il graffio letale a San Siro contro il Milan (9 settembre) ed il rigore col Vaslui. Da lì in poi, Cissé è sparito. Nessun gol, nessun lampo, una serie di prestazioni scadenti e la “bocciatura” dal 1′ nel match di sabato sera con la Juventus. L’ex Panathinaikos è appannato, triste e deluso. Non riesce ad esprimersi e, secondo qualcuno, starebbe persino meditando una fuga dalla Capitale. Andiamoci piano, dopotutto basterebbe (e basterà) un gol per tornare a sorridere. Certo, come cambiano le cose in due mesi…

LEANDRO GRECO voto 4
Nella vita e nel calcio esistono varie categorie. Ad esempio, c’è la categoria dei giocatori perennemente sottovalutati: gente che si fa il “mazzo” per anni e, a causa di svariati motivi, non riesce (o non vuole) mai compiere il grande salto. Oppure, esiste la categoria di coloro che in giovane età mettono a segno un gran gol, una grande giocata o disputano un’ottima partita, e da quel momento vivono di rendita per tutta la vita. Non ce ne voglia il buon Leandro, ma la sua storia è questa. L’improvvisa apparizione in Champions un anno fa contro il Basilea, il decisivo gol della vittoria in terra svizzera, un derby giocato (e vinto) splendidamente. Poi? Basta. Il nulla. Settimane d’anonimato assoluto. Greco è tornato il Greco di sempre. Un giocatore normale, da alta Serie B o bassa Serie A. Eppure, ancora oggi, gode di eccelso credito da parte di molti tifosi romanisti e anche di Luis Enrique, che lo sta spesso promuovendo titolare. Con risultati a dir poco mediocri.

ANDREA CARACCIOLO voto 3
Certo, neanche Gilardino non sta disputando una grande stagione. Cosa c’entra il Gila con l’Airone? Semplice. Enrico Preziosi ha tentato per tutta l’estate di metter mano sul centravanti viola, e a fine agosto si è presentato dinanzi ai tifosi con la carta di riserva: Andrea da Milano, 30 anni, carriera onesta e nulla più. Non il massimo dei surrogati. Il campo ne sta dando dimostrazione: non appena Caracciolo si confronta con una realtà di poco superiore alla bassissima provincia, le sue prestazioni calano a dismisura. Realtà già verificatasi a Palermo tanti anni fa. Lento, impacciato, timido, mai convinto. Un solo gol in tre mesi da neogrifone, contro la Juve. Un lampo, un guizzo, una goccia d’acqua nel deserto.

LUCIANO voto 2
Probabilmente, molti degli spettatori di Milan-Chievo saranno rimasti a dir poco perplessi nell’osservarne la presenza in campo. Qualcuno avrà creduto di assistere ad immagini di repertorio. Macché. Luciano Siqueira de Oliveira, ex Eriberto, 36 anni, è ancora un titolare dei gialloblù di Verona, ultimo reduce del meraviglioso Chievo dei miracoli guidato da Gigi Delneri nella stagione 2001-2002, esattamente dieci anni fa. Le differenze, rispetto al passato, si vedono. Per carità, Luciano (o Eriberto, fate vobis) non è mai stato un fenomeno, ma all’epoca illuminava la scena con progressioni, assist e gol. Oggi? Un onesto mestierante della pelota, in totale affanno contro il Milan. Aggirato e umiliato dal connazionale Pato, più giovane di 14 anni. Non una gran figura.

PABLO DANIEL OSVALDO voto 1
Sette giorni fa eravamo qui a tesserne le lodi. Non solo per il meraviglioso gol annullatogli dall’inopportuna bandierina del guardalinee Carrer, ma anche per un atteggiamento sano e positivo. Nessuna protesta esagerata o fuori dalle righe, bensì il semplice rammarico di un calciatore ingiustamente beffato. E’ trascorso qualche giorno ed oggi il buon Pablo Daniel non sfugge ai rimproveri. Dalle stelle alle stalle, il passo è breve. Ad Udine la sua prestazione è buona, risulta tra i migliori in campo della Roma. Ma spreca almeno una ghiotta opportunità da rete (Di Natale, sull’opposto versante, non lo imita) e nel post partita se la prende con il povero Lamela, colpevole di “scarsa determinazione”, rifilandogli un pugno sul volto. Risultato? Dieci giorni di esclusione punitiva dalla rosa. Con l’aggiunta, si spera, di un bel bagno d’umiltà. Troppi elogi fanno male…

AURELIO DE LAURENTIIS voto 0
E’ un grande presidente e lo sta dimostrando. Ha risollevato da solo il Napoli dai disastri degli anni novanta e duemila, è ripartito dalla Serie C arrivando sino ad un passo dagli ottavi di Champions. Che dire? Cheapou. Ma a volte, troppo spesso, la bella vita dà alla testa e Aurelio in tal senso ne sa qualcosa. Ogni tanto “sbrocca”, perde il controllo delle parole e la spara grossa. Domenica, interpellato sulla vicenda della rapina subìta dalla fidanzata di Lavezzi (a seguito del medesimo episodio occorso alla ragazza di Hamsik), il presidentissimo ha ritenuto opportuno fare questa precisazione: “Napoli capitale del crimine? No, Napoli è una città meravigliosa. La capitale del crimine è Roma”. Flatulenze dialettiche del tutto gratuite ed evitabili, che insultano e macchiano l’immagine di un popolo e di una città. Caro De Laurentiis, pensi a fare il presidente. Se non ha niente d’intelligente da dire, può anche tacere.

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