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Il pagellone del 2011: i trionfi del Barcellona, Uruguay regina del Sudamerica. E poi Ferguson, Mourinho, Moggi…

27 dicembre 2011 1.864 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Un anno se ne va, con tante storie. Di trionfi e delusioni, di vittorie e sconfitte. Non possiamo non celebrare il 2011 con un degno riassunto, partendo ovviamente dal Barcellona. La squadra dei marziani: cinque trofei su sei disponibili, vinti quasi “passeggiando”. Roba da matti, o (per l’appunto) da alieni. Con tanti saluti all’acerrimo rivale José Mourinho, costretto ad accontentarsi della Coppa del Re. Sacrosanto dare spazio all’Uruguay, campione del Sudamerica, e alle due grandi inedite del calcio italiano: Napoli e Udinese. Conte restituisce onore e dignità alla Juventus, definitivamente libera dallo spettro di Luciano Moggi, condannato in primo grado al processo penale di Calciopoli e radiato dalla Federazione. Vittoria politica e morale per Franco Baldini, rientrato a Roma e nel “giro” dopo sei anni di esilio. Non un anno memorabile per il calcio inglese. Manchester piange la doppia eliminazione dalla Champions, in molti paventano l’imminente caduta di Sir Alex Ferguson. Vedremo se il santone dei santoni mollerà o se riuscirà a rilanciarsi per l’ennesima volta. Ultime, necessarie citazioni per l’annus horribilis della Sampdoria ed il fallimento della tessera del tifoso. Bye bye 2011, auguri a tutti di un grande 2012.

F.C.BARCELONA voto 10
Già un anno fa, di questi tempi, c’era chi li dava per finiti. “L’era del Barça di Guardiola è al capolinea, impossibile ripetere i trionfi del 2009″. In effetti, il triplete non è arrivato. E di conseguenza, nemmeno le sei meraviglie complessive (con trofei estivi e invernali annessi). All’appello manca solo la Coppa del Re, trofeo di consolazione approdato nelle mani del Real Madrid. Per il resto, Messi e soci sono stati “cannibaleschi”, come sempre: Liga, Champions League, Supercoppa di Spagna, Supercoppa Europea, Mondiale per club. Trofei vinti quasi a spasso, sbadigliando, mostrando una superiorità schiacciante nei confronti di qualsiasi avversario. C’è ancora chi tenta (per ignoti motivi…) di delegittimare la grande opera blaugrana. Signori, come si suol dire, le chiacchiere stanno a zero. Questa non è una squadra, è un’opera d’arte. Un segmento di leggenda calcistica, del quale noi tutti dovremmo esser fieri testimoni. Forse mai, nella storia del calcio, è esistito qualcosa del genere. Completezza, classe, carattere, innata voglia di vincere. Peculiarità presenti e “stabili” solo nel Barça. Con una differenza sostanziale rispetto agli altri grandi club europei: il buon 80% del tessuto di squadra è un derivato della cantera. Standing ovation.

URUGUAY voto 9
Se n’è parlato poco, forse perché in Europa il rimbombo della Copa America s’avverte meno. Ma hanno vinto loro, ha trionfato l’Uruguay di Oscar Washington Tabarez. Il classico “santone”, re nazionale, che alla soglia dei 64 anni si sta togliendo le migliori soddisfazioni della carriera. Si è giocato in Argentina, nella terra di Messi (fenomeno ineguagliabile a Barcellona, ancora in ombra in nazionale), con il Brasile di Pato e Neymar secondo incomodo. La luce dei riflettori era completamente rivolta verso le due grandi storiche del calcio sudamericano, così come a Sudafrica 2010. E alla fine, proprio come diciotto mesi fa nel continente nero, la miglior espressione del futbol “latino” è stata l’Uruguay. Squadra compatta e quadrata, con un buon portiere (Muslera), una difesa organizzata (Lugano-Godin tandem di spessore), un centrocampo muscolare ed un super reparto offensivo, composto da Suarez, Forlan e Cavani. E’ arrivato il 15° titolo continentale, la prova tangibile che il quarto posto sudafricano non fu un semplice exploit. La nazionale più forte del Sudamerica, ora come ora, è la Celeste.

NAPOLI & UDINESE voto 8
Due grandi novità del 2011, color che hanno arricchito il panorama calcistico italiano, offrendo a giornali e mass media nuovi argomenti di cui parlare. Le grandi inedite, due regine in più per la Serie A, forse meno competitiva di un tempo ma sempre più equilibrata e intrigante. Per il Napoli si tratta di un ritorno ai massimi livelli, dopo vent’anni trascorsi a leccar ferite d’ogni tipo. Dai disastri della gestione Ferlaino ai fanghi della Serie C. Al San Paolo ne han viste di tutti i colori, sino all’attesa resurrezione. Con lavoro e pazienza, Aurelio De Laurentiis ha portato la sua creatura nell’elite del futbol italiano ed europeo. Terzo posto in campionato nella scorsa stagione, qualificazione agli ottavi di Champions nel 2011-2012. Un capolavoro. Ora, manca l’ultima gemma: la vittoria di un trofeo, per consolidare l’epopea Mazzarri con un vessillo concreto. E l’Udinese? Nella grande Europa è stata una comparsa, è vero. Ma dodici mesi fa, chi avrebbe potuto pensare ai friulani quarti in classifica? Certo, poi è arrivato l’Arsenal ed il sogno è finito ad agosto. Ridimensionamento? Mesto ritorno a posizioni di rincalzo? No. Nonostante le grandi cessioni estive (Zapata, Inler, Sanchez), Guidolin ha mantenuto la sua squadra in alto. Ad un soffio dalle capoliste Milan e Juve, ai sedicesimi d’Europa League. Bene così.

ANTONIO CONTE voto 7
Non possiamo non render merito a colui che nel 2011 ha compiuto un’importante missione: ricostruire la Juventus. Sembrava impossibile, poiché tal compito lo avevano fallito in molti. In parte Ranieri (incapace di mantenere una squadra ad altissimi livelli per più di un anno e mezzo, realtà assodata anche a Roma), ma soprattutto Ferrara, Zaccheroni e Delneri. Una serie di imbarazzanti fallimenti ed un percorso post Calciopoli sempre più negativo e malinconico. Due settimi posti consecutivi in campionato, di mezzo trofeo nemmeno l’ombra. Sino al grande momento, alla svolta in senso assoluto: l’approdo (o il ritorno) a Torino di Antonio Conte, il vecchio leone, il capitano di un tempo, reduce da straordinarie avventure in Serie B alla guida di Bari e Siena, con doppia promozione annessa. Andrea Agnelli e Marotta hanno giocato la scommessa più affascinante, l’ennesima. E stavolta l’hanno vinta. Già, perché la Juve, aldilà di come andrà a finire la stagione, è tornata ad esser la Juve. Una squadra forte, dalla mentalità vincente, in grado di spaventare qualsiasi avversario e mantenere una posizione ai vertici della classifica. A Conte è bastato poco. Qualche acquisto di qualità e del tempo per lavorare. I risultati si stanno vedendo.

FRANCO BALDINI voto 6
Il 2011 è stato l’anno della chiusura del cerchio. Lui, Franco Baldini, dopo anni di “esilio” è rientrato nel calcio italiano dalla porta principale, proprio negli stessi mesi in cui il processo Calciopoli svoltosi a Napoli, in primo grado, decretava cinque anni e quattro mesi di reclusione a Luciano Moggi, il nemico di sempre. Vecchie storie di rivalità sportive e politiche, quando Baldini agiva da braccio destro del presidente Franco Sensi e Moggi la faceva da padrone nella Juventus e soprattutto nel calcio italiano. Le cose gradualmente cambiarono, e nel 2005 il dirigente di Reggiolo fu costretto a fuggire dall’Italia, defenestrato dalla nuova gestione romanista targata Rosella Sensi, più vicina ai poteri forti del palazzo e ben distante dalle battaglie combattute dal papà. Emblema dell’egemonia e dell’onnipotenza moggiana. Poi, nel 2006, ecco Calciopoli. E cinque anni dopo, ogni sana pedina rimessa al suo posto. Baldini ha accettato la sfida più dura e affascinante: tornare a Roma, e rappresentare l’anima del nuovo progetto americano. Tutto è partito male. La polemica con Totti, qualche dichiarazione ambigua, i risultati scadenti della squadra. La città è passata velocemente dal credito infinito alle feroci critiche. Esaurito il tempo delle prove generali, il 2012 dovrà necessariamente esser l’anno di Baldini. E soprattutto della Roma.

SIR ALEX FERGUSON voto 5
Non è ancora giunta l’ora di celebrarne la caduta. Ma certo, il 2011 in tal senso rischia di rappresentare un importante spartiacque tra il Ferguson splendente e il Ferguson decadente. Il Manchester United sembra aver intrapreso un percorso involutivo, dopo anni di gloria infinita. Negli occhi abbiamo ancora la finalissima di Champions disputata a Wembley. Forse la meno equilibrata degli ultimi anni, col Barça a passeggio sui resti dei Red Devils. La storia presente e futura ci parla di un possibile “cambio” ai vertici della città di Manchester: il City degli sceicchi pronto a salire sul grande trono. Simbolico e indimenticabile, in tal senso, il 6-1 rifilato dai “citizens” ai rivali di sempre, peraltro all’Old Trafford. Forse la più nitida umiliazione subìta da Ferguson in 25 anni, persino peggiore dell’eliminazione al primo turno della Champions 2011-2012. Ad opera del Basilea, non del Real di Puskas e Di Stefano. Tempi insospettabilmente duri per l’ex dominatore d’Europa. Che stia finendo la sua era? Qualcuno lo sussurra, altri lo mormorano. Solo il 2012 ci darà l’attesa risposta.

JOSE’ MOURINHO voto 4
E’ paradossale rifilare un brutto voto a chi è in testa alla Liga spagnola, ma tant’è. Stiamo parlando di José Mourinho, non di un signorino qualsiasi. Lui, lo Special One, giustamente incoronato un anno fa, quando vinse tutto con l’Inter riportando i nerazzurri ai vertici europei dopo 45 anni d’attesa. Al triplice fischio della finale di Madrid col Bayern, José aveva già deciso di non muoversi dalla capitale spagnola, inaugurando un nuovo grande percorso alla guida dei “blancos”. La sua grande missione (forse l’ultima) era chiara: battere il Barcellona delle star in un confronto diretto. Nella stessa nazione, nello stesso campionato. Un applauso al coraggio e alla sfrontatezza. Ma stavolta, almeno per ora, la sfida di Mou è perduta su tutta la linea. Nel 2011 il Barça ha fatto mambassa di trofei: cinque su sei disponibili. Il Real si è dovuto accontentare delle briciole. Ovvero, la Coppa del Re. Per il resto, “classici” persi su ogni fronte e in ogni competizione: in campionato, in Champions, in Supercoppa di Spagna. C’è poco da fare, i numeri non mentono. Il sogno di Mourinho non si è avverato.

SOLDONI ARABI voto 3
Denari freschi e gustosi, una manna dal cielo per due club intenzionati ad uscire dal guscio dell’anonimato: Manchester City e Paris Saint Germain. E gli effetti si vedono, inutile negarlo. I “citizens”, oltre ad insidiare il primato cittadino dello United, svolazzano al primo posto della Premier League e si godono la FA Cup 2011, primo trofeo conquistato dopo oltre un trentennio d’attesa. Il PSG, reduce da stagioni mediocri, si sta riaffacciando ai vertici del calcio francese. Già, ma non basta. Perché l’Europa, grande o piccola che sia, ha diramato sentenze inappellabili. Il City è finito dietro la lavagna, racimolando un fallimentare terzo posto nel girone di Champions. Eliminato da chi? Dal Napoli dei Campagnaro, dei Gargano, degli Aronica, del gruppo consolidato negli anni a suon di acquisti mirati. Altro che milioni! Per non parlare dei capitolini di Francia, estromessi dall’Europa League per mano del Salisburgo e soprattutto dell’Athletic Bilbao. Un club che, per tradizione, non spende soldi, puntando esclusivamente sui giocatori della cantera basca. I soldi fanno la felicità, non sempre son sinonimo di trionfi.

U.C. SAMPDORIA voto 2
L’anno che stiamo per salutare va anche ricordato per il clamoroso tracollo della Sampdoria. Una squadra che appena un anno e mezzo fa s’ergeva a orgoglio genovese, con la memorabile qualificazione in Champions League ad opera del gruppo guidato da Gigi Delneri in panchina e dall’ex super coppia Cassano-Pazzini in attacco. Da maggio 2010 in poi, solo disastri. La meritata eliminazione dall’Europa ai preliminari estivi (Werder Brema killer designato) per via di una campagna acquisti deludente, un campionato ai limiti dello scandalo. Fatte fuori le stelle (Cassano ceduto in saldo al Milan, Pazzini sbolognato all’Inter), sbriciolata l’essenza della squadra, si puntava forse ad una stagione di “riassetto” con fisiologico posizionamento a centroclassifica. E invece la Serie A non perdona. E’ perfida, malvagia, letale. Se viene affrontata con superficialità, è lei stessa ad affondarti. La Samp, settimana dopo settimana, ha perso contatto con la realtà, fino a sprofondare nelle tenebre della cadetteria. Di Carlo è andato via in corsa, il “fenomeno” Cavasin non ha risolto un bel nulla. Serie B, il baratro, dal quale venir fuori è sempre più difficile. Il club è ripartito da Atzori, per poi puntare su Iachini. Niente, la Samp è lì, nel limbo, con scarse prospettive di resurrezione. Ma Garrone, in tutto questo, dov’è?

LUCIANO MOGGI voto 1
Agli inizi della primavera qualcuno vociferava di un suo possibile rientro nel calcio. Perché no, proprio alla Juventus. Il periodo nero sembrava finito, Lucianone era pronto (seppur a 74 anni suonati) a dire di nuovo la sua. Poi, cos’è successo? Semplice: è stato radiato dalla Federazione. E dopo ancora? Condannato a cinque anni e quattro mesi in primo grado, in sede penale, per gli arcinoti fatti di Calciopoli. No, qualcosa non quadra. Già perché per mesi e mesi Moggi stesso, i suoi molteplici leccapiedi e l’oceanica marea di nostalgici juventini hanno sbandierato la “svolta”. Ovvero, la totale rivoluzione. Il processo di Napoli avrebbe dovuto stravolgere le sentenze sportive del 2006, restituendo gloria, onore e scudetti alla Juve e ai suoi più illustri (ex) dirigenti, con condanne pesantissime per “altri”. Sì, queste storielle ce le hanno raccontate per una vita. In tv, in radio, ovunque. E qualcuno c’è persino cascato, credendo alla storia di Farsopoli, al Moggi innocente, alla congiura nazionale. Il processo di Napoli ha parlato, mettendo a tacere tante oche starnazzanti e in malafede.

TESSERA DEL TIFOSO voto 0
Una delle più grandi porcherie di sempre, della storia del calcio, del tifo e dell’Italia. Il 2011 ha santificato l’inutilità e soprattutto l’illegittimità di tale strumento, sventagliato quale soluzione di ogni male, e rivelatosi un sostanziale flop su tutta la linea. Eppure, Maroni (per fortuna “ex” ministro dell’interno) continua a blaterare di fantomatici risultati ottenuti, di stadi più sicuri e fesserie propagandistiche del genere. La realtà è che non è cambiato nulla. Anzi, è cambiato molto, ma in peggio. Ormai, per qualsiasi tifoso, entrare allo stadio è una diventata un’agonia. File chilometriche sia ai cancelli che ai tornelli, a causa di controlli severissimi (?) ed ingressi riservati. La solita calca ignobile, pericolosissima quando fa molto caldo o molto freddo, soprattutto per bimbi e anziani. Ispezioni accurate (?) e poi tutti dentro l’impianto, nella più totale sicurezza (?). Ed ecco udir suoni di bomboni e petardi. Ma come, e le ispezioni? Le file? Le calche? I controlli? La TESSERA? La sola differenza rispetto al passato sapete qual’è? Che gli stadi son mezzi vuoti. La gente, appositamente scoraggiata da questo schifo, non ha più voglia di venire. Già, “appositamente”. Vi siete mai domandati di quale governo faceva parte Maroni? Del governo Berlusconi. E il buon Silvio non è per caso il proprietario di Mediaset, e dunque anche di Mediaset Premium? Non vi è mai venuto in mente che questa legge farsa è stata fatta apposta per allontanare la gente dagli stadi, invitandola a guardarsi le partite in tv, donando soldi freschi all’azienda del Cavaliere? Conflitto d’interessi, ma va? Una porcata, in sostanza. Per fortuna ci ha pensato il Consiglio di Stato a dichiarare “illegittimo” il provvedimento, seppur con notevole ritardo. L’auspicio è che nel 2012 venga posto fine a questo scempio. Per sempre.

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