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Il pagellone della settimana: Vidal trascina la Juventus. Rivincita Floccari, sorpresa Marquinho

2 aprile 2012 1.668 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Un soprannome che è tutto un programma. Arturo Vidal, il guerriero, rivelazione positiva della stagione juventina, trascina i compagni al successo contro il Napoli e conquista l’amore dei tifosi. Nel pagellone odierno c’è spazio per la rivincita di Floccari e la sorpresa giallorossa Marquinho, senza dimenticare le imprese del Catania di Spolli. Morimoto colpisce ancora la Roma, Rocchi è un fantasma nell’attacco laziale, i goffi pasticci di Natali e Pasqual contribuiscono ad affondare la disastrata Fiorentina. Si parla anche del dilemma rossonero Robinho, della stramba corsa al 3° posto, del “caso” Stramaccioni (anzi, Stramouccioni) e della furia di Galliani.

ARTURO VIDAL voto 10
Lo chiamano il “guerriero” e osservando el partidazo de domenica sera allo Juventus Stadium tra i bianconeri e il Napoli, non è difficile capirne il perché. Arturo Erasmo Vidal Pardo ha ormai conquistato la platea juventina, e soprattutto Antonio Conte che lo ritiene pilastro indispensabile del suo progetto tecnico. Un po’ in difficoltà in avvio di stagione, l’ex Bayer Leverkusen ha pian piano acquisito confidenza con la Serie A, ergendosi a stratosferico baluardo di centrocampo. Autentico spettacolo: interdizione, proposizione e gol d’autore. La risposta bianconera al milanista Boateng.

SERGIO FLOCCARI voto 9
Da ragazzo umile e corretto, in estate non mosse la benché minima polemica per esser stato cacciato a calci nel sedere dalla Lazio. 17 gol in un campionato e mezzo gettati nel cestino così, senza accurate riflessioni. Reja, con il quadrilatero delle meraviglie (Klose, Cissé, Rocchi, Kozak) non avrebbe mai pensato, un giorno, di dover rimpiangere il centravanti calabrese. Ma il destino riserva sempre curiosi incroci. Proprio a Parma, la Lazio si è presentata con un attacco ridotto ai minimi storici. Rocchi lontano parente di sé stesso, Kozak lento e inconcludente, Alfaro (!) oggetto misterioso. Donadoni s’è giocato la carta dell’ex: doppietta e 3-1 finale. Com’è dolce la vendetta.

MARQUINHO voto 8
E’ il caso di inizarne a parlare. Già, perché questo centrocampista un po’ rotondo e dal faccione simpatico, pian piano, si sta prendendo la Roma. Chi l’avrebbe mai detto? Non ha mezzi stratosferici, non è certo l’erede di Falcao e Cerezo, eppure piace. Perché? Semplice. Il suo gioco, così elementare e pragmatico, spezza le redini abituali del noioso possesso palla romanista. L’ex Fluminense, a suo agio nel ruolo d’intermedio, non si eclissa nella noiosa distribuzione collettiva della sfera. Non ha paura, e appena riceve da un compagno, ci prova. Di sinistro, di testa, in tutti i modi. Il tiro in porta è la sua missione, e col Novara ecco il primo gol, con partecipazione attiva nelle azioni del 3-1 e del 4-1. E’ il caso di dirlo: un acquisto funzionale e indovinato.

NICOLAS SPOLLI voto 7
Quant’è bello il Catania di Montella. Bello, almeno, per chi ama il calcio di un certo tipo. Virile, maschio, tosto, senza fronzoli, senza chiacchiericci, pieno di sostanza, con un tocco di necessaria qualità. Nel 4-3-3 di Topgun c’è tutto, davvero tutto. In primis, la forza del gruppo. Poi, anche il contributo dei singoli, alcuni di essi sottovalutati. Di nomi potremmo farne parecchi. Gomez, Bergessio, l’eterno gioiello Lodi. Oggi ci concentriamo su Nicolas Spolli, 29enne mastino della difesa, un tipetto ruvido, dalle maniere forti. Con Legrottaglie forma un tandem affiatatissimo, dietro non fanno passare neanche le mosche. E in periodi di grazia, El Flaco si improvvisa anche attaccante. Fino ad una settimana fa il suo bottino personale recitava un solo gol in tre stagioni. Tra Napoli e Milan ne ha messi a segno due. Peraltro, importantissimi.

TAKAYUKI MORIMOTO voto 6
La Roma è famosa per esser assistita e accompagnata, da sempre, da una folta schiera di rompipalle. Il capobanda è Daniele Conti, seguito da svariati altri esemplari. Uno di questi è certamente il giapponesino Takayuki Morimoto, 23 anni e mezzo, carneade del nostro campionato che quando vede giallorosso si tramuta in toro inarrestabile. Dei suoi diciotto gol complessivi realizzati in Italia, ben cinque son finiti nel sacco romanista. Quattro con la maglia del Catania (tra il 2008 e il 2009), il quinto, inutile quanto fastidioso, domenica nel match delle 12.30 all’Olimpico col Novara. Rete ininfluente, realizzata in fuorigioco, che conferma la teoria iniziale. Di certi “romipalle”, la Roma, non se ne libererà mai.

ROBINHO voto 5
E’ stata la sua settimana. E non per il gol (peraltro molto bello) segnato sabato al Catania. No, bisogna tornare indietro. Alla serata di Champions di San Siro contro il Barcellona. Atmosfera calda, caldissima. San Siro disposto al rischio, ma pronto anche a vivere una nottata da Milan dei bei tempi. Ovvero, da ricordare. Pronti via, rossoneri in pressione sui centrali blaugrana, palla recuperata in zona offensiva, Ibra suggerisce di testa e…no. Impossibile. Incredibile. La pallagol più nitida capita proprio nei piedi sbagliati. Quelli di Robinho, l’Egidio Calloni brasiliano, lo sciagiurato combinaguai della stagione milanista. Destraccio, palla alta, e chissà cosa sarebbe stato. Il destino gli concederà una seconda chance al Camp Nou? Forse. Per ora, l’annata dell’ex Real resta intrisa di errori e rimpianti.

TOMMASO ROCCHI voto 4
C’era una volta lui. Il Capitano, il dodicesimo uomo della Lazio, prezioso e letale nei momenti decisivi. Che fine ha fatto Tommasino Rocchi? In questo momento Edy Reja aveva bisogno di lui. Senza Klose (assente per infortunio), con Cissé ceduto (frettolosamente?) ed Alfaro e Kozak non all’altezza, il 35enne bomber veneto era stato chiamato alle armi. Risultati? Insoddisfacenti. Un anonimato quasi totale contro il Cagliari, spezzato solo da un destro bloccato agevolmente da Agazzi, un’ora di totale mediocrità al “Tardini” di Parma. E’ vero, la squadra non lo assiste. Ma dove sia finita la fastidiosa zanzara offensiva, capace di mettere in difficoltà qualsiasi difesa e realizzare la bellezza di novantanove gol in Serie A, resta un mistero.

CORSA AL 3° POSTO voto 3
E’ un po’ triste ammetterlo, ma il campionato italiano sta lanciando chiari segnali di mediocrità. Se Milan e Juventus volano in testa indisturbate (con vantaggi sempre più sostanziosi sul resto del gruppo), la corsa ai posti europei sta assumendo i contorni della tragedia comica. Già, almeno apparentemente, a nessuno frega niente della possibilità eventuale di giocarsi un preliminare di Champions. Ovviamente è un paradosso, ma è ciò che la classifica dice. Terza è ancora la Lazio orribile vista all’opera con Bologna, Catania, Cagliari e Parma (solo tre punti conquistati in queste quattro partite), con +3 su Napoli (quasi evaporato dalla malinconica serata di Stamford Bridge) e Udinese (ritmo da retrocessione nel girone di ritorno). Per non parlare di Roma e Inter, realtà grottesche e discontinue del nostro campionato. E allora sapete che c’è? La Champions la meriterebbe davvero il Catania di Montella.

NATALI & PASQUAL voto 2
Cinque soli punti dal terzultimo posto. Un margine ancora relativamente ampio, ma che continua a far passare notti insonni ai tifosi della Fiorentina. D’altronde, l’evidenza è sotto gli occhi di tutti. La squadra fa piangere, i risultati non arrivano (una sola vittoria nelle ultime otto partite) e la classifica è sempre più allarmante. Se il Lecce avesse battuto il Cesena in casa, il margine si sarebbe assottigliato ancor di più. Eppure sarebbe bastato poco per tirare un bel sospiro di sollievo. Battere il Chievo all’Artemio Franchi non era certo impresa impossibile, ma per la Fiorentina di adesso di agevole non c’è nulla. Figuriamoci se a far disastri ci si mettono due icone, Natali e Pasqual. Gente esperta che dovrebbe garantire il massimo del rendimento. E invece, palle regalate agli avversari, gol di Pellissier e Rigoni, un 17° posto in classifica emblema del disastro stagionale.

POLEMICHE STRAMACCIONI voto 1
Il riferimento è all’ambiente Roma, che ogni tanto (molto spesso…) si perde in polemiche stucchevoli, infinite, con frasi ripetute, tormentoni di moda e chiacchiere al vento. La strategia comune, nell’ultima settimana, anziché parlare della tredicesima sconfitta stagionale maturata a San Siro col Milan, è stata quella di “criticare” e “parlar male” dell’operazione Stramaccioni. E’ vero, in effetti alcuni giornali hanno un tantinello esagerato con titoloni e paragoni inopportuni con Mourinho. Nelle radio romane, non si sa neanche bene il perché, si è parlato molto di questa storia, quasi ci fosse un livore particolare nei confronti dell’ex allenatore degli Allievi giallorossi. Obiettivamente, da che pulpito? Vogliamo parlare dell’esaltazione che è stata fatta (e che ancora viene fatta) nei confronti di Luis Enrique, tecnico che fin qui ha dimostrato tanto quanto Stramaccioni? Meglio guardare in casa propria. E lasciar stare gli altri, che porta anche male. Non sia mai che Strama portasse i resti della sua Inter più in alto classifica della giovine Roma spagnoleggiante…

ADRIANO GALLIANI voto 0
Il calcio italiano è lo specchio del nostro paese. Mancano cultura, intelligenza, sportività, in primis in chi ci comanda. Tra i politici, riferendoci al paese, tra i dirigenti limitandoci al calcio. E da sempre sono proprio i personaggi di spicco del mondo del futbol ad offrire immagini pessime. In tal caso, Galliani è sempre in prima linea. Parliamo di un signore che si presenta sorridente davanti ai microfoni quando vince (sempre) e sparisce dalla circolazione quando perde. Già questo dovrebbe far capire lo spessore del personaggio. L’imbarazzo è totale se poi ci riferiamo alla coerenza e agli atteggiamenti. L’ad rossonero si è mostrato furioso sia dopo Milan-Juve (gol valido non concesso a Muntari) sia dopo Catania (per l’episodio della rete fantasma di Robinho). Ma otto giorni fa, quando la Roma subì le malefatte dell’arbitro Mazzoleni favorendo il Diavolo, nessuno ha udito i ruggiti dello Zio Fester di Milanello. Bello stile, come sempre.

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