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Il pagellone di Pasqua: Mauri, l’uomo dei gol decisivi. Muriel fenomeno, Amauri rinasce…per la Juve

8 aprile 2012 2.007 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Coordinazione, esecuzione, gol. Poi applausi a non finire. Stefano Mauri disegna uno dei capolavori più belli del campionato (in sforbiciata al Napoli) e bissa la rete decisiva dell’ultimo derby, confermandosi uomo chiave negli appuntamenti clou. Nel pagellone di oggi rendiamo omaggio alla classe di Muriel (occhio al ragazzino che sembra Ronaldo…), alla regolarità di Destro (tre gol nelle ultime tre partite, 7 punti per il Siena di Sannino) e alla rinascita di Amauri e Zarate. Sul banco degli imputati i difensori (Mexés e i due centrali del Catania) e gli allenatori (“piangina” Mazzarri e Luis Enrique). Infine, spazio ai “vari” scandali di Cagliari-Inter. Partita ignobilmente disputata a Trieste (ma come, per l’Atalanta sette giorni fa il Sant’Elia non era inagibile?) e condizionata dall’espulsione ridicola di Pinilla. Meglio non pensarci. Buona Pasqua a tutti.

STEFANO MAURI voto 10
Negli occhi del tifoso laziale c’è ancora la spaccata che consegnò alla Nord il successo nell’ultimo derby. Una giocata letale, con inserimento perfetto in area sugli sviluppi di un calcio piazzato ed estrema freddezza sottoporta. E’ trascorso più di un mese, la Lazio ha vissuto tappe difficili e affannose, ma al momento “clou” rieccolo. L’uomo dei gol decisivi. Nella partita più importante dell’intero campionato, Stefano Mauri decide di consegnare alla storia biancoceleste una delle migliori prodezze mai viste allo stadio Olimpico: sforbiciata volante di sinistro imparabile per De Sanctis. Simile per certi versi al famoso gol (di destro) annullato ad Osvaldo contro il Lecce nel girone di andata. Sigillo del 2-1 (come nel derby) a ventidue minuti dalla fine (con la Roma ne mancavano ventotto). Quando serve, Mauri c’è.

LUIS MURIEL voto 9
La dolce Pasqua biancoceleste è completata dal tracollo dei cugini giallorossi in quel di Lecce, laddove (in ventisei anni) non avevano mai perso. E’ stato ancora una volta Serse Cosmi (già spietato killer della Roma in svariate occasioni) a freddare i “presunti” colori del suo cuore. E’ stata soprattutto una squadra compatta, unita e vogliosa di centrare il miracoloso obiettivo chiamato salvezza. D’altronde, quando si hanno a disposizione certe qualità a livello individuale, nessun sogno è precluso. Luis Fernando Muriel Fruto, 21 anni il 18 aprile, cresce che è un piacere. In mezzo agli sbadati Kjaer e Heinze si trova a meraviglia, fa quel che vuole. Nell’azione dell’1-0 s’infila centralmente tra le maglie difensive della Roma e buca Stekelenburg. Il 3-0 è roba alla Ronaldo dei bei tempi: assolo personale e bomba mancina da fuori area. Prospetto spaventoso.

MATTIA DESTRO voto 8
E’ stato per parecchie settimane “a secco” e ne ha sofferto. Sì perché a lui, Mattia Destro da Ascoli Piceno, classe 1991, fare gol piace, nonostante sia riconosciuto il suo lavoro di corsa e sacrificio per la squadra. Un attaccante vive per il gol, e il buon Destro ha voglia di ripercorrere le orme dei grandi attaccanti italiani degli anni duemila. Sannino gli ha dato costantemente fiducia, mettendo da parte qualche talento “esotico” (Reginaldo, Gonzalez, lo stesso Larrondo) e ricevendo in cambio risultati di primo livello. Il protagonista delle ultime tre gare è proprio lui, Mattia, autore di altrettanti gol dal valore complessivo di 7 punti. La salvezza, a meno di imprevisti, è in tasca. Sannino gongola e si gode il suo baby goleador, già seguito sul mercato da svariati top club.

AMAURI voto 7
Il calcio è materia pazza. Il ritorno al gol di Amauri dopo quasi un anno intero coincide col miglior favore possibile fatto alla Juventus, società che ha rinchiuso per metà stagione in un armadio l’italobrasiliano, escludendolo dalla prima squadra. L’ex Napoli, Messina e Palermo ha sofferto in silenzio, meditando la grande rivincita “in viola”. Fino a ieri, un flop su tutta la linea. Prestazioni mediocri, zero gol all’attivo, l’esclusione a sorpresa nel delicatissimo match di San Siro contro il Milan (in favore di Ljajic, non di Maradona…). Nel secondo tempo, nel tentativo di fare il colpaccio, Delio Rossi ha puntato sul bestione di Carapicuiba, sperando nel destino. E all’87′ ecco concretizzarsi l’impensabile. Pasticcio di Mexés, scambio corto con Jovetic, stop e tiro piazzato alle spalle di Abbiati. La Fiorentina respira, il Milan cade e…gli juventini godono il doppio.

MAURO MATIAS ZARATE voto 6
Un gol e un assist vincente in due partite. Il merito è in primis di Andrea Stramaccioni, tecnico giovane che, senza far promesse inutili, ha comunque portato le sue idee in casa Inter. Una di queste, per molti simile ad un’utopia, era il rilancio di Maurito, ex stella laziale caduta da tempo immemore in disgrazia. Sei mesi frustranti con Gasperini e Ranieri, un solo lampo (in Champions col CSKA Mosca), tanto anonimato ed un mediocre percorso che lo avrebbe riportato a Roma a giugno per fine prestito. Invece, all’improvviso, ecco Strama. E la vita di Zarate cambia. Titolare col Genoa e col Cagliari, lampi e prodezze, graffiti del campioncino che stregò la Nord biancoceleste. Parlare di rinascita miracolosa è affrettato. Mauro, a 25 anni, deve saper cogliere (e sfruttare) l’occasione del rilancio. Forse l’ultimo treno utile per diventare veramente qualcuno.

WALTER MAZZARRI voto 5
L’ennesima puntata del “piangi piangi” è andata in scena sabato sera all’Olimpico, dopo il 3-1 meritatissimo della Lazio sul Napoli. Mazzarri arriva in conferenza stampa e si lamenta. Rigore, gol annullato, per carità. In parte può esser anche comprensibile il rammarico per qualche episodio arbitrale in una serata (e in un momento) così difficile. Ma se il tecnico toscano pensa di “aiutare” i suoi ragazzi in questo modo, beh, sbaglia. Bisognerebbe ragionare sulle cause di una fase tanto complicata. Il Napoli ha fatto tantissimo in questi tre anni, è innegabile, e ora ne sta pagando lo scotto. C’è ancora un posto europeo da conquistare e una finale di Coppa Italia da disputare. Piangere è inutile, si tirino fuori gli attributi. E magari si pensi a lavorare meglio sul mercato in futuro, visto che bastano le assenze di Maggio e Zuniga (non Maicon e Bale…) a mandare in crisi un’organizzazione tattica. Troppi acquisti sbagliati tra estate e inverno: Fideleff, Fernandez, Santana, Donadel, Vargas. Ecco perché il Napoli è “corto” e arranca.

LEGROTTAGLIE & SPOLLI voto 4
Li avevamo appena elogiati. E pure parecchio. Evidentemente portiamo male. Scherzi a parte, dopo settimane di gloria assoluta, i due colossi della difesa del Catania (i “gemelli ruvidi”) si concedono un sabato pre-pasquale di pasticci macroscopici. In venti minuti, al Bentegodi, il Chievo è avanti 2-0 solo ed esclusivamente a causa delle amnesie dei centrali rossazzurri. Il primo gol di Bradley è frutto di un pallone perso goffamente da Legrottaglie sulla trequarti difensiva. Il 2-0, di Pellissier su rigore, nasce da una scivolata di Spolli in area e conseguente fallo maldestro sull’attaccante clivense. Penalty, espulsione, partita “impiccata” al povero Montella. Che nonostante ciò va vicino al clamoroso pareggio nel finale. Un pomeriggio storto ci può stare, ma guai a rilassarsi troppo. Capito, cari Nicola e Nicolas?

PHILIPPE MEXES voto 3
Non è stata certo la settimana migliore del centrale francese ex Roma. A Barcellona, nel fondamentale ritorno dei quarti di Champions League, ha dato il là al 3-1 blaugrana con la palla regalata a Messi al 10′ (episodio da cui è nato il primo rigore blaugrana). Sabato, a tre minuti dalla fine del match con la Fiorentina, sull’1-1, si è esibito in un’altra corbelleria difensiva, quasi kjaeriana, se così possiamo dire. Lancio innocuo dalle retrovie dei giocatori viola, colpo di testa sballato all’indietro, sfera regalata a Jovetic e Amauri che in due vanno a confezionare il gol del successo. Il Milan si ritrova senza Europa e alle spalle della Juventus in classifica, a sole sette giornate dalla fine. Periodo duro per Philippe, fin qui non all’altezza dei compagni e colleghi Nesta e Thiago Silva.

LUIS ENRIQUE voto 2
Ennesima triste puntata del Luis Enrique show. La sua Roma incassa la dodicesima sconfitta in campionato (mai così male dall’anno dei quattro allenatori, con 15 ko), quattordicesima stagionale, undicesima in trasferta, sesta (su otto) nel 2012 fuori dalle mura amiche, terza con quattro gol al passivo nel nuovo anno. Numeri tristi, spaventosamente mediocri, per una squadra lontanissima dal decollo che servirebbe per “provare” a centrare l’obiettivo terzo posto. A Lecce solita solfa: squadra lenta, svogliata, poco reattiva, distratta in difesa e incapace di risollevare una situazione critica. 4-0 dopo un’ora è umiliante, con la terzultima in classifica per giunta. E Luis che fa? Affossa in panchina. Spento, non dà indicazioni alla squadra, non s’incazza, non procede a un cambio che sia uno (mai successo quest’anno). Si è ipotizzato stesse pensando alle dimissioni. Macché. Va tutto bene, avanti così. Lo dicono anche i dirigenti.

MARCO GUIDA voto 1
Ma insomma, non c’è verso. Ogni settimana almeno un arbitro deve darci degli ottimi argomenti di discussione (e noi ne siamo contenti, altrimenti come faremmo a redarre il nostro plurigustoso pagellone??). A volte parliamo di errori, semplici e umani errori, da annotare come tali e archiviare in fretta e furia. Spesso, invece, ci troviamo a narrare di autentiche “fesserie”, “follie”, “atti di puro protagonismo”, roba da incazzarsi sul serio. Perché certi fischietti, pur di farsi notare, rischiano di rovinare partite e stagioni. Prendiamo Cagliari-Inter. Pinilla, già ammonito, segna un gol strepitoso di testa e va ad esultare con i suoi tifosi per il 2-1. Cosa fa? Si “solleva” la maglia e la strattona in segno d’esultanza. In pratica “se la tocca”, “la scuote”. Non se la toglie, non mostra scritte, niente di tutto questo. Il campano Guida, forse geloso di cotanta attenzione mediatica riservata ad emeriti scarsoni quali Russo e Gava, decide di concedersi un minuto di gloria, espellendo l’incolpevole (e incredulo) cileno e guastando la partita al Cagliari. Fossi stato un tifoso sardo, diciamo che non l’avrei presa benissimo…

CAGLIARI-INTER A TRIESTE voto 0
Ma ditemi voi se in Italia è ammissibile una cosa del genere. Ditemi voi per quale motivo un tifoso dell’Atalanta (o gli stessi addetti ai lavori, dirigenti, allenatore e giocatori) non dovrebbe chiedere i danni a Cellino, al Cagliari, alla Lega, alla FIGC. Mai visto niente di simile: uno stadio, lo stesso stadio, in sette giorni passa dall’esser “agibile”, all’esser “inagibile”. Contro i bergamaschi si è giocato al Sant’Elia, poi arriva l’Inter e (pluff) tutti a Trieste perché al Sant’Elia non si può giocare. Ma come? Ma perché? E poi a Trieste? Che vuol dire? L’Atalanta ha giocato “fuori casa”, sul campo (vero) del Cagliari, l’Inter ha potuto invece godere di un incredibile beneficio. Una cosa mai vista: la squadra in trasferta è più vicina allo stadio della squadra…in casa. Un paradosso contorto e francamente ridicolo. Un modo come un altro per falsare il campionato. Se fosse stata una gara “inutile” ai fini della classifica, allora ok. Avremmo potuto anche passarci sopra. Ma l’Inter si sta giocando un posto in Europa, e non può assolutamente godere di simili benefici nei confronti delle dirette rivali. Lazio, Napoli, Udinese, Roma e Catania avrebbero dovuto protestare e farsi sentire.

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