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Il pagellone dei campioni: Juve, è lo scudetto di Antonio Conte

7 maggio 2012 1.781 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Ventidue vittorie, quindici pareggi, zero sconfitte, 65 gol fatti e appena 19 subìti. Sono i numeri impressionanti della Juventus neocampione d’Italia. Lo scudetto è il numero ventotto della storia bianconera (chi parla di “trenta” disconosce le sentenze della giustizia italiana, sia sportiva che penale), ma non è ciò che importa. Quel che conta, oggi, è esaltare il trionfo di Antonio Conte, il vero uomo in più, colui che ha estrapolato la Signora dai fanghi della mediocrità, restituendole la gloria. E’ il suo scudetto, costruito giorno dopo giorno, sin dal ritiro estivo. Con voglia, passione, precisione quasi maniacale. Ogni aspetto è stato curato nel minimo dettaglio, e il responso del campo non mente. Onore anche al gruppo. Giocatori forti, leader ritrovati, gente capace di mettersi al servizio della squadra, tralasciando qualsiasi tipo di “personalismo”. E’ anche lo scudetto del collettivo. E perché no, della società. Memore degli errori del passato, abile a trarne profitto ed iniziare una nuova storia, esattamente un anno fa. Una storia che si è rivelata vincente.

ANTONIO CONTE 10
Il leader, l’uomo che ha tenuto in pugno la situazione sin dall’inizio. Ha ereditato una Juve allo sbando, reduce da due settimi posti consecutivi, con giocatori in crisi d’autostima. Ha rigenerato tutti, inserendo al meglio i nuovi. Ha costruito un gruppo perfetto, impermeabile, unito, voglioso di spaccare il mondo. La sua Juve è un capolavoro: effervescente, imbattuta e scudettata. Da standing ovation assoluta.

JUVENTUS STADIUM 9
E qui premiamo il lavoro della società, capace di mettere a punto la costruzione di uno stadio ideale, nuovo tempio della passione bianconera. Tanti saluti ai vecchi ricordi (Delle Alpi e Olimpico di Torino), benvenuto al nuovo: un impianto all’inglese, che ha fatto riscoprire alla gente juventina la voglia di star vicini alla Signora. Arena caliente, fortino inespugnabile.

ALESSANDRO DEL PIERO 8,5
Ad un passo dall’addio, il Capitano dei Capitani festeggia il suo ultimo scudetto. Col sorriso, da vero campione, perché gli uomini esperti, saggi e carismatici fanno così. Mai una lamentela, mai una parola fuori posto, piena consapevolezza del ruolo ed un’abilità straordinaria nell’interpretarlo. Sempre prezioso il suo apporto dalla panchina. Classe e stile, il top della juventinità. Inimitabile, ed unico.

GIANLUIGI BUFFON 8,5
E’ lo scudetto suo e di Alex, di coloro che decisero di non abbandonare la nave nel 2006, scivolando nelle melme della Serie B a pochi mesi da un mondiale vinto. Invece di scappare. Gigi è rimasto al suo posto, non ha mollato, restando alla Juve col cuore e con l’orgoglio. Ha trascorso stagioni dure, ma è tornato il portierone di sempre. Che a 34 anni è pronto a mettersi a disposizione di Prandelli per l’Europeo.

ANDREA PIRLO 8,5
Il più grosso rimpianto dei tifosi rossoneri, uno dei maggiori elementi di goduria per il popolo bianconero. Allegri e Galliani decisero di liberarsene troppo in fretta, con incauta naturalezza. Un plauso a Marotta e Conte, abili a scovare l’affare del secolo. Andreino, nuovo regista della Juve, si è espresso a dei livelli forse mai raggiunti in carriera. Qualità assoluta, continuità straordinaria.

GIORGIO CHIELLINI 8,5
Un altro dei pochi “reduci” dalla B. Uno che per la Juve ha sempre sputato il sangue, mettendoci la faccia nei momenti più bui e tristi. Un leader vero, un uomo spogliatoio, un difensore affidabile e roccioso. Con Conte ha giocato in qualsiasi ruolo: centrale o terzino nella difesa a quattro, centrale di sinistra nel modulo a tre dietro. Rendimento altissimo.

CLAUDIO MARCHISIO 8,5
Il principino bianconero, negli ultimi due anni, sembrava essersi perso. Il giovane campione intravisto agli inizi della carriera aveva ormai il posto ad un onesto mestierante del centrocampo. E’ servito Conte per rispolverarne le migliori qualità. Intermedio devastante, capace di rompere e proporre il gioco con la medesima efficacia. Per non parlare dei suoi inserimenti offensivi letali, e dei suoi gol (9, come Vucinic).

ARTURO VIDAL 8
L’acquisto intelligente, il colpo mirato, il botto a sorpresa. Forse neanche la Juve pensava (e sperava) di aver azzeccato un affare di tali proporzioni. Il cileno ex Bayer Leverkusen ha avuto bisogno di alcuni mesi, prima di carburare. Poi è diventato devastante. Centrocampista completo, abilissimo nell’interdizione e nel gioco offensivo. Anche per lui un buon bottino di reti: 7.

ANDREA BARZAGLI 8
La Juve lo riportò in Italia quindici mesi fa, nel gennaio 2011, dopo un’esperienza non certo straripante al Wolfsburg. Per molti, un normalissimo centrale difensivo, per giunta sul viale del tramonto. Beh, non si sa cosa gli sia successo, ma Barzagli è diventato un mostro. Regolare, continuo, insuperabile di testa, sempre all’altezza della situazione. Mai una sbavatura, campionato eccezionale.

STEPHAN LICHTSTEINER 8
Non è una sorpresa, non può esserlo. Chi lo aveva seguito attentamente alla Lazio, era a conoscenza del suo spessore tecnico e agonistico. Terzino dal rendimento impeccabile, bravo nella spinta e nella copertura difensiva. Gli manca un pelino di qualità nei piedi, ma sopperisce con un tasso di grinta elevatissimo. Altra certezza.

MIRKO VUCINIC 7,5
Sbarcato da Roma per quindici milioni di euro con le etichette di “campione mai sbocciato” e “talento discontinuo”, Mirko ha impiegato un bel po’ di tempo per carburare. Parecchie prestazioni sottotono, qualche fischio dei tifosi ed il risveglio nella seconda parte di stagione. Sono arrivati finalmente i gol (9, non tantissimi a dir la verità…) e le giocate di alta qualità. Non è e non sarà mai un fuoriclasse, ma quando vuole sa far la differenza come pochi.

SIMONE PEPE 7,5
Sul piano della mentalità, Pepe non doveva imparare niente. Gli mancava solo un contesto idoneo per esprimersi al meglio. Nei primi mesi dell’anno ha fatto cose importanti, agendo da ala destra pura nel 4-3-3 bianconero. Alcuni infortuni lo hanno limitato nel finale, così come il cambio tattico di Conte (passato spesso al 3-5-2).

LEONARDO BONUCCI 7,5
Un anno fa, di questi tempi, era un “flop” di mercato, forse il simbolo autentico della stagione negativa della Juventus targata Delneri. Conte ne ha intuito le qualità atletiche e di personalità, puntando su di lui anziché gettarlo in un cestino. Sempre titolare, sia nel modulo a 4 che nel modulo a 3, ed un rendimento in costante ascesa. Ora è quasi una garanzia. Per la Juve e per la nazionale.

ALESSANDRO MATRI 7,5
Attaccante particolare, tuttora indecifrabile. Caratteristiche tecniche e fisiche da bomber straripante, potenzialmente in grado di scardinare e devastare qualsiasi difesa. Gli manca però ancora quel qualcosa per essere davvero grande. Tant’è che, soprattutto nel finale di campionato, ha spesso ceduto il posto a Quagliarella e Borriello. Fondamentale il suo gol al Milan nello scontro diretto di febbraio.

PAOLO DE CEGLIE 7
Ha vissuto da comparsa i mesi iniziali di gestione Conte. Pian piano è stato preso in considerazione, divenendo quasi intoccabile nella seconda parte di campionato. Ha trovato molto spazio nel 3-5-2, giocando da esterno largo a sinistra. E’ migliorato molto sul piano tattico e caratteriale. Prandelli osserva con attenzione anche lui.

FABIO QUAGLIARELLA 7
Ha faticato e sofferto per un lungo anno, costretto alla tribuna a causa dei postumi del gravissimo infortunio al ginocchio rimediato nel gennaio 2011 (nel match contro il Parma). La forza di volontà lo ha aiutato a riemergere, e nella seconda parte di stagione è stato un valore aggiunto, segnando anche gol importanti. Un attaccante dal talento indiscutibile.

MARCO BORRIELLO 6,5
“Purtroppo quando sono arrivato a Torino ho pagato il fatto di essere male allenato. Per fortuna ho trovato Conte e il suo staff che mi hanno rimesso a nuovo”
. Parole al veleno contro la Roma e Luis Enrique, che a gennaio lo “bocciarono” spedendolo a Torino in fretta e furia. Marco è passato dalle nubi di Trigoria allo scudetto di Vinovo. Soffrendo, faticando e riassaporando il gol solo con Cesena e Novara. Si gode una bella soddisfazione personale, anche da ex milanista.

MARCELO ESTIGARRIBIA 6,5
Forse l’acquisto più misterioso del mercato estivo. Conte lo ha prima tenuto da parte, poi ha deciso di farne quasi un titolare, soprattutto nel periodo di scarsa vena di Mirko Vucinic. Da ala sinistra nel 4-3-3 ha fatto le cose migliori, mettendo in mostra la sua falcata ed un sinistro interessante. E’ tornato dietro le quinte nelle ultime settimane.

EMANUELE GIACCHERINI 6,5
Il suo acquisto non stimolò certo le fantasie dei tifosi juventini più accaniti. L’ex cesenate è stato bravo a ritagliarsi un suo spazio, con pazienza e dedizione. Raramente impiegato nel suo ruolo naturale (ala sinistra), ha agito quasi sempre da intermedio di centrocampo, garantendo corsa, polmoni e sacrificio alla squadra. A Conte piace la gente come lui.

MARTIN CACERES 6,5
Nella Juve di Ferrara e Zaccheroni aveva in parte fallito. Conte lo ha rivoluto a Torino due anni dopo, con buoni responsi. Non è mai stato un titolare, rispettando la gerarchia già esistente, ma si è sempre rivelato più che utile nelle situazioni d’emergenza. Sia da terzino, che da centrale. Da segnalare l’importantissimo gol che sbloccò il delicato confronto interno con l’Inter.

SIMONE PADOIN 6
Richiesto dal tecnico (che lo aveva già avuto a Bergamo) a gennaio, l’ex atalantino ha fatto la sua parte. Solo cinque presenze e la soddisfazione di una rete nella goleada di Firenze.

LUCA MARRONE 6
Ventiduenne di ottime speranze. Due presenze e l’assist-gol a Bergamo per il 2-0 di Giaccherini. Con un allenatore come Conte potrà solo crescere.

ELJERO ELIA 5
Anche nelle annate trionfali c’è qualche passaggio a vuoto. Nove milioni di euro regalati all’Amburgo per un elemento che non è mai stato parte integrante del progetto Juve. Solo quattro presenze. Non il massimo per un nazionale olandese…

MILOS KRASIC 5
Il vero caso dell’anno. Nella Juve delneriana fu tra i pochi a salvarsi. Tanto che, opinione comune, da lui “e qualcun altro” sarebbe dovuta ripartire la Juve. Conte ha puntato sul serbo all’inizio (anche un gol per Milos, a Catania), salvo poi relegarlo costantemente in tribuna. Un giocatore della sua qualità forse avrebbe meritato qualche chance in più. Ma se Conte ha deciso così, un motivo ci dev’essere. E i fatti gli hanno dato ragione. Su tutta la linea.

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