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River, a maggio cambia tutto anzi niente

29 maggio 2012 1.615 views Nessun Commento

di Andrea Ciprandi

Dopo gli alti e bassi di aprile, maggio era iniziato col botto: vittoria sul Gimnasia de Jujuy, contemporaneo pareggio dell’Instituto e vetta a -1 benché il secondo posto rimanesse in coabitazione col Rosario Central. E alla sua conclusione le cose sono rimaste invariate con l’unica differenza che capoclassifica è adesso il Central.

Contro il Lobo meno prestigioso d’Argentina, penultimo in classifica, Almeyda aveva provato a ridisegnare la squadra. Sacrificato il Chori, poco efficace in fase di suggerimento, era stata rimessa in campo una difesa a quattro compatta al punto da consentire ai centrocampisti di dare l’apporto offensivo alle due sole punte confermate cioè Cavenaghi e Trezeguet. Alla fine proprio il francese col suo nono gol in campionato aveva dato la vittoria alla Banda, ma questo su cross del Chori, inserito nella ripresa dopo un primo tempo sterile. L’indicazione data da questa partita non ha riguardato tanto la scelta del modulo, quindi, quanto piuttosto la fortuna di poter disporre di una rosa ampia al punto da consentire i necessari aggiustamenti in corsa.

La giornata successiva ecco, dopo tanta attesa, il primato in classifica. Complice la brusca battuta d’arresto dell’Instituto in casa del Boca Unidos, infatti, River e Central hanno conquistato il primo posto. Artefice principale del successo ‘millonario’, il diciottesimo in campionato, ancora una volta l’ormai inarrestabile David Trezeguet: in casa dell’Atletico Tucuman ha segnato altri due gol che, sommati al primo del sempre più convincente Cesar Gonzalez e a quello di Sanchez, hanno fruttato al River una vittoria che in quel momento somigliava tanto a un punto di svolta della stagione. L’importanza di questo incontro va però al di là di quanto raccolto. Con l’abituale presenza in massa di tifosi ‘millonarios’ fra quelli al seguito e quelli della città in cui si è giocato, questa volta il 90% dei 25.000 totali, la squadra ha saputo rimontare lo svantaggio iniziale e soprattutto ha dimostrato grande capacità di adattamento. Dominguez è partito ancora dalla panchina ma una volta entrato ha dato un contributo imprescindibile – nonostante il 4-3-1-2 per cui Almeyda lo utilizzerebbe preferibilmente sia stato applicato solo negli ultimi minuti al che Villalva ha preso il posto del Maestrico dopo che proprio il Chori aveva rilevato Cavenaghi.

Archiviata in gloria la trentatreesima giornata, la Banda si è quindi rituffata nella Copa Argentina. Questa volta, per i quarti, di fronte c’era una squadra di Primera Division nonché una delle ‘grandes’ d’Argentina: quel San Lorenzo che sta lottando per non retrocedere esattamente come capitò al River l’anno scorso di questi tempi e che in panchina, da alcune settimane, ha uno dei nemici giurati dei ‘millonarios’ vale a dire l’ex tecnico del Quilmes (che in B non era mai riuscito a battere) Caruso Lombardi. E pur con molte seconde linee, al pari comunque degli avversari, a Salta è stato un trionfo. Il Chori e i tanti ragazzi che Almeyda gli ha affiancato non hanno mai perso il controllo del gioco, coi gol di Villalva in apertura di ripresa e Rogelio Funes Mori nel finale che hanno dato vita al più classico dei risultati. Da segnalare l’esordio del giovane Diego Martinez, che ha integrato una linea difensiva verde davanti a Chichizola, e l’inserimento a partita iniziata del promettentissimo Cazares. Lo scenario che si delinea dopo questo turno cattura di certo l’attenzione, con la semifinale contro il Racing e l’eventuale atto conclusivo che potrebbe vedere opposto il Boca, ma la ‘pratica San Lorenzo’ potrebbe non essere archiviata definitivamente: se in campionato le cose non dovessero andare come tutti si augurano, c’è infatti il rischio che si delinei un doppio confronto di Promocion proprio contro il Cuervo.

Le suggestioni di coppa hanno presto lasciato il posto alle urgenze del campionato. E ai soliti fantasmi. Come conseguenza di un irreale pareggio interno col Guillermo Brown capace di agguantare il risultato proprio allo scadere, infatti, la Banda è scivolata di nuovo al secondo posto, condiviso con l’Instituto tornato alla vittoria e dietro alla capolista Rosario Central che è sempre più lanciato. Dopo un primo tempo difficile ma reso comunque non troppo negativo dal gol di Cavenaghi che ha annullato il vantaggio degli ospiti, nella ripresa Almeyda ha inserito uno dopo l’altro tutti gli attaccanti che aveva a disposizione al posto di Vella, Cirigliano e Ocampos, col risultato che alla mezz’ora prima e seconda linea erano farcite addirittura di cinque punte: Trezeguet e Cavenaghi partiti titolari più il Chori, Rogelio Funes Mori e Villalva, quest’ultimo autore dell’illusorio gol della vittoria. Evidentemente però questa formula non è stata applicata com’era il caso, se è vero che a una certa contundenza offensiva ha fatto da contraltare l’inadattabilità di Dominguez al ruolo di regista arretrato e soprattutto filtro di centrocampo che l’allenatore gli ha affidato unitamente all’incarico di dare impulso all’attacco (il che, nel complesso, era davvero troppo). Non è un caso, infatti, che proprio da una sua palla persa sia scaturito il definitivo, pesantissimo pareggio. Questo dopo che Trezeguet aveva insolitamente fallito almeno quattro occasioni di cui l’ultima, fosse stata invece sfruttata, avrebbe chiuso i giochi. Tempo di riflessione, a Nuñez, ma anche di decisioni rapide e altrettanto rapide reazioni. Di lì a una settimana, infatti, la trasferta in casa del Central: se non una finale quasi, e in caso di mancata vittoria il rischio di scivolare al terzo posto cioè fuori dalla zona di promozione diretta.

L’atteso e temuto scontro col Central, quindi, è terminato a reti inviolate. E nel complesso l’esito della giornata può essere considerato positivo: il River ha fatto ancora punti contro una delle prime in classifica e in virtù del pareggio anche dell’Instituto resta secondo – questo oltre ad aver aritmeticamente conquistato come minimo il diritto a disputare gli spareggi per la promozione. Certo, l’obiettivo reale (e minimo) è se non la vittoria del campionato almeno il ritorno in Primera Division senza l’insidiosa coda dei citati spareggi, ma l’andamento di questo lungo torneo ha insegnato che mettere legna in cascina va sempre bene, anche poco alla volta. A Rosario le insidie c’erano, a partire dall’avversario che non aveva mai perso in casa e poteva contare sulla prolificità di Castillejos, capocannoniere cadetto, per finire ai dubbi sulla possibilità di schierare pedine importanti come Ocampos e soprattutto Trezeguet. Alla fine, con la punta ‘canalla’ rimasta a secco, in campo ci sono andati entrambi e il francese addirittura da titolare. Le note positive però sono venute dalla prova generale più che dalle individualità e se è vero che proprio Ocampos e Trezeguet ma anche il Chori e Maidana avrebbero potuto far meglio in fase realizzativa va anche detto che la squadra non ha mal figurato. I meriti maggiori, ad ogni buon conto, vanno certamente a un uomo per linea, ognuno dei quali è stato capace di tenere insieme il proprio reparto: Gonzalez Pirez in difesa, Ponzio a centrocampo e Dominguez in attacco.

Ora non restano che gli ultimi tre impegni. Avversari, tutte squadre che finiranno nella zona appena sotto quella che dà accesso agli spareggi quindi da un lato senza obblighi di classifica ma dall’altro certamente attrezzate. E a prescindere da quanto farà nel prossimo turno l’Instituto, al momento terza incomoda, che ospita il Quilmes forse all’ultima occasione per non allontanarsi irrimediabilmente dalla zona di promozione diretta e potrebbe quindi fare uno sgambetto ai cordobesi, è inutile dire che è d’obbligo vincere sempre. Anche (ma non solo) per onorare 111 anni di storia festeggiati il 25 maggio appena passato.

(NdA: articolo scritto per Riverplate.com)

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