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Roma, prima sgambatura dell’anno. 9-0 ai dilettanti della Val Pusteria

8 luglio 2012 1.545 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Tutti in campo, si rompono gli indugi. Come ogni anno, con una semplice sgambatura. Banale esercitazione per sciogliere un po’ le gambe e riacquisire feeling col pallone. La nuova Roma di Zdenek Zeman riparte da un 9-0 e dal solito (ormai classico) bagaglio d’incertezze per il futuro. Il mercato è un enorme punto interrogativo. quel che è certo, almeno all’apparenza, è che l’organico che avrà a disposizione il boemo il 1° settembre sarà sostanzialmente diverso rispetto all’attuale.

Zeman non se ne cura e giustamente va avanti. Sereno, tranquillo, consapevole di potersi giocare, a 65 anni suonati, la chance professionale più importante (e intrigante) della sua vita. Ama Roma, ama la Roma, da anni sperava di tornare e l’auspicio si stava lentamente spegnendo. Fino all’anno delle sorprese. Il Pescara in A, il disastro Luis Enrique, due strade che s’incrociano e ridisegnano vecchie situazioni del passato. Baldini, Zeman, la Roma che risorge dal nulla per costruire un futuro vero. Fatto non di chiacchiere, ma di risultati concreti. Si passa attraverso il mercato, che fin qui ha regalato poco o nulla. I riscatti di Marquinho e Borini, il ritorno di Florenzi, i tesseramenti di Dodò (terzino sinistro classe ‘92) e Svedkauskas (portierino lituano del 1994). I botti, se botti saranno, arriveranno più in là. A cominciare da Castan e Bradley, acquisti già definiti, passando per Tachtsidis (scommessa zemaniana), altri due difensori e qualcos’altro qua e là. Zeman lavora con ciò che ha, per la maggior parte esuberi, e va avanti. Raccogliendo dati utili, non sprecando un solo minuto del suo tempo. Convinto di poter vincere la scommessa.

“Non ho dato indicazioni, ho detto ai ragazzi di giocare liberi”, riferendosi alla prima amichevole in Trentino. Solo qualcosina di nuovo sulle sovrapposizioni, nulla di stravolgente. Una Roma libera di fare e costruire, rispettando i posizionamenti tattici. Nel primo tempo spazio a Lobont in porta, Romagnoli (centrale classe ‘95, lentino ma con un discreto senso dell’anticipo) e Burdisso in difesa, Taddei e José Angel ai lati. A centrocampo Florenzi, Greco e Marquinho. Davanti Nico Lopez (a destra), Osvaldo (al centro) e Totti (a sinistra). I “soliti noti”, che neanche vorrei nominare, non incantano. Greco e Angel continuano a non essere giocatori da Roma. Discreta la condizione di Burdisso, classica dedizione di Taddei. Buona presenza in campo di Florenzi (convinto e determinato), gara da professore per Pjanic, padrone della sua zona. Totti di solito non incanta in partite del genere. Il Capitano carbura strada facendo, è sempre tra i più imballati ad inizio preparazione. E in più ha giocato fuori ruolo. Qualche errorino di troppo di Osvaldo, buone iniziative di Lopez (tra le novità più interessanti di questo ritiro). A segno Pjanic due volte, Totti, Florenzi e Osvaldo.

Formazione completamente stravolta nella ripresa. Unico superstite il solito Taddei, stakanovista d’altri tempi, eclettico e versatile come pochi altri giocatori in Italia e in Europa. Da destra a sinistra, nel ruolo ormai consolidato di terzino, il brasiliano (all’ottavo anno a Roma) dice sempre la sua con professionalità. E anche quest’anno, con Zeman, rischia di trovare parecchio spazio, soprattutto se i terzini titolari saranno ancora (e speriamo davvero di no…) Rosi e José Angel. In porta va Svedkauskas, in difesa Rosi ed il tandem dei vecchietti Juan-Heinze. Verre agisce da regista, con ai suoi fianchi Bertolacci e Marquinho. In attacco Lamela e Bojan a supporto di Borriello. Gara meno brillante e rapida. Ancora cambi a gara in corso, con gli ingressi di tre over 32: Pizarro, Simplicio e Perrotta. Altre quattro reti per il 9-0 finale: in gol Marquinho, Bojan (splendido destro a giro da fuori area), Borriello e Simplicio. Un piccolo festival per inaugurare una stagione ancora tutta da scrivere. Poche indicazioni serie. La Roma di adesso è ben lontana dalla Roma di domani. Bisogna sfoltire una rosa monstre, ma al contempo inserire qualche altro elemento di qualità e spessore.

C’è tempo. Giusto avere pazienza, ma guai a scherzare col fuoco. L’esperienza dell’ultima stagione deve insegnare. Il nuovo corso delle chiacchiere e dei paroloni è chiamato a lasciar spazio alla concretezza, ai fatti, alla sostanza. Sul mercato e soprattutto sul campo. Un altro fallimento (totale) difficilmente sarà digerito da una piazza che ha voglia di tornare a competere. Prima ancora che a vincere.

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