ROMA-UDINESE 2-3 – Siamo o no su scherzi a parte?
(di Alessio Nardo) Lo ammetto: una Roma del genere mi manda in tilt. Difficile discutere, analizzare, approfondire. Siamo alle prese con una squadra completamente pazza, capace di produrre tutto e il suo contrario. Di passare dai primi venti minuti di Genova orripilanti ai restanti settanta esaltanti. E dai primi 30′ con l’Udinese elettrici alla successiva ora di gioco da mani nei capelli. La classifica non entusiasma, la difesa prende troppi gol, di questo passo non andremo lontano. Eppure, qualcosa si vede. Nei momenti di lucidità e brio collettivo, la Roma mi dà l’idea di poter fare cose eccelse, sul piano sia individuale che della manovra di squadra. Quando il reparto difensivo viene supportato dal centrocampo, riusciamo anche a notare la qualità e l’eleganza di Marquinhos e Castàn, centrali validi, ancora alla ricerca di un adeguato feeling (com’è normale che sia). Ci manca qualcosa sulle fasce, lo sappiamo, anche se Dodò fa intravedere cose buonine e Piris non è più l’ectoplasma d’inizio anno.
Quando, tuttavia, mancano filtro e copertura della mediana, sono guai. In mezzo la squadra ha retto bene con l’Udinese, almeno nella prima parte di gara. Poi Tachtsidis ha perso a livello di consistenza, De Rossi ha fatto pochino e Pjanic, com’è nelle sue caratteristiche, non è riuscito a contribuire sul piano dell’interdizione. Ergo, Florenzi sembra esser indispensabile per una Roma bisognosa di corridori. E forse anche l’umile Bradley non andrebbe snobbato. Questione di mentalità: Zeman non si preoccupa di risolvere i problemi “dietro”, semmai vuol fare un gol in più dell’avversario. E con l’Udinese, dopo i primi venticinque minuti straripanti, è venuta a mancare qualche energia. Stavolta Totti e Osvaldo non hanno incantato come a Marassi. Ben marcato il primo, poco ispirato il secondo. Chi invece cresce ancora è Erik Lamela, da oggetto misterioso a uomo della provvidenza. Già cinque i suoi gol in stagione, quattro nelle ultime tre partite. Non male, per un ragazzo considerato da molti “esperti” un sopravvalutato di prima categoria.
La batosta è stata grande. Subire la stessa rimonta del 16 settembre scorso contro il Bologna rappresenta un duro boccone da digerire. Anche perché, mentre il 3-2 di Gilardino fu causato da un goffo errore di Burdisso (con partecipazione di Stekelenburg), stavolta il tris friulano è una gentile concessione dell’arbitro Massa (fallo da rigore inesistente di Castàn su Pereyra), nel giorno più buio e mesto per i fischietti italiani (Catania e Firenze, pura vergogna). In ogni caso, anche il 2-2 ci avrebbe lasciato con l’amaro in bocca, seppur con un punto in più. Cambiare la mentalità zemaniana è impossibile, dunque mi appello ai giocatori. Sì, a loro. Soprattutto ai più esperti e carismatici, ovvero Castàn, De Rossi, Florenzi, Totti, Osvaldo, quando giocheranno anche Burdisso, Bradley e Balzaretti. In certe fasi calde e delicate dei match, più dei dettami tattici contano freddezza, esperienza, capacità di gestire la partita. Non si può esser così ingenui e maldestri, ogni volta. Intravedo il potenziale positivo di una squadra piena di vitalità, ma è severamente vietato perseguire negli “sprechi”. A buon intenditor, poche altre parole. Appuntamento a Parma.