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ROMA-FIORENTINA 4-2 – Gelo, spettacolo e un Totti monumentale

9 dicembre 2012 1.329 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Non andavo allo stadio da un po’. L’effetto è stato…travolgente. E’ anche vero che passare dalla Roma di Luis Enrique a quella di Zeman è un po’ come assaggiare un piatto di spaghetti e subito dopo una fetta di torta al cioccolato. Sapori diversi, idee diverse, concezioni diverse. Quel che conta è l’impressione finale. Il risultato. E il 4-2 alla Fiorentina è un dolce natalizio da gustare in tutti i suoi aspetti. Non mi esalto troppo, sia chiaro. Da qui alla pausa ci sono ancora due gare, con Chievo e Milan, difficili e complesse. E questa Roma deve ancora dimostrarsi pienamente matura. Nel frattempo, ragioniamo su ciò che si è visto. Nonostante il gelo (tre gradi scarsi all’Olimpico, roba da copertina, stufetta e thé bollente), squadra brillante, illuminata. Calda. Nel gioco e nello spirito. Subito a segno con Tachtsidis (Castàn sembrerebbe “rubare” il gol al greco, proprio sulla linea di porta) e rimontata da Roncaglia. Curiosa la tattica difensiva dei giallorossi in occasione dell’1-1: mentre Borja Valero batte la punizione dalla destra, tutti scattano in avanti. L’intera Fiorentina resta in fuorigioco, l’unico a partire in posizione regolare è Gonzalo Rodriguez. Ovvero, colui che riceve il pallone e serve il collega argentino.

Poi, signori, entra in scena lui. Ed io, quasi quasi, mentre scrivo mi alzo in piedi. Francesco Totti, basta la firma. Un ragazzo di 36 anni che mi stupisce ogni giorno di più. Di sue partite ne ho viste una marea. Ma una così bella, completa, stradominata da leader, non la ricordavo da un po’. Letteralmente stratosferico, padrone del gioco. Sempre nel vivo, mai nascosto, pronto a prendere la bacchetta in mano ed illuminare ogni azione del match. Chissà cos’avrà pensato il buon Vincenzino Montella, suo amico ed ex compagno. Chissà cos’avrà pensato Aquilani. Per non parlare di Daniele Pradé, abituato ad esultare (da romanista vero, qual è) per le gemme del Capitano. Stavolta Totti ne fa due, uno più bello dell’altro. Pregevolissimo il primo, su servizio di Destro: palla alzata in piena area e calciata di prima intenzione. E il secondo? Sventola da fuori, complicità di Viviano. Gran doppietta, meritatissima. Il primo tempo finisce 3-1, ma non si può star tranquilli. Perché ad inizio ripresa purga El Hamdaoui, lasciato solissimo dalla difesa romanista: 3-2. Ecco, qui ho temuto il peggio. Il crollo, la batosta psicologica di veder subito annullato, dopo 40”, il doppio vantaggio tanto agognato. Ed è proprio qui, invece, che la Roma mi ha stupito.

Come a Siena, la squadra tira fuori gli attributi nel momento più duro. Estrae tutto: rabbia, frenesia, velocità, voglia pazza di far gol. Emergono anche i limiti, questo è normale. Bradley e Tachtsidis, qualitativamente parlando, valgono quello che valgono. Piris, seppur in crescita, non sarà mai Cafu. Così come Balzaretti, che lotta come un leone, ricordandomi un po’ il Riise del primo anno ranieriano. Il succo del discorso sono le pallegol: innumerevoli. La Roma ne spreca a grappoli, ma in fondo subisce poco. L’unica vera opportunità dei viola è un tiro di Seferovic nel finale, respinto in corner da Goicoechea. Zeman nel secondo tempo sfrutta la panchina pazzesca a sua disposizione (entrano De Rossi, Perrotta e Osvaldo, restano a guardare Stekelenburg, Burdisso, Dodò, Marquinho, Lamela…) e all’88′ si gode il 4-2 di Pablo Daniel, imbeccato dall’ennesima magia di Totti. Finisce in festa la gran serata della Roma. Bisogna restar calmi, calmissimi. In fondo, alla Fiorentina mancavano i due pilastri principali (Jovetic e Pizarro). Gli esami non finiscono mai, il Chievo sarà un duro ostacolo, figuriamoci il Milan di Allegri in evidente ripresa. E’ fondamentale proseguire su questa via, regalandoci altri due risultati positivi. E con essi, un Natale di buoni propositi e legittime speranze di alta classifica.

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