ROMA-INTER 1-1 | Pari deludente, classifica frustrante. Zeman sul banco degli imputati
(di Alessio Nardo) No, non era quel che mi aspettavo. E’ vero, all’Olimpico non si può sempre ballare al ritmo di poker. Ma contro l’Inter di questi tempi, sinceramente, speravo di assistere a tutto un altro spettacolo. E’ finita 1-1, il risultato che non fa comodo a nessuno. Né a Stramaccioni, quarto a -9 dalla vetta, né tantomeno a Zeman, settimo, sorpassato persino da Allegri e dal suo Milan (demolito meno di un mese fa). Buona Roma nei primi e negli ultimi dieci minuti. In mezzo, tante cose da rivedere. Una squadra sconclusionata e con pochi equilibri, posizionata male in campo e non sorretta dalla necessaria qualità. Eppure, eccezion fatta per Pjanic e Stekelenburg (il primo febbricitante, il secondo ormai messo alla porta), l’undici iniziale era, di fatto, il migliore. Quello “tipo”. Troppi elementi in serata no. Piris e Balzaretti imprecisi, De Rossi invisibile, Florenzi pasticcione, Lamela testardo, Osvaldo sciupone. Dubbio il rigore del vantaggio (realizzato da Totti al 22′), tutto sommato meritato il pareggio di Palacio al 46′.
Nel secondo tempo avrei voluto ammrare un altro tipo di reazione. Ma purtroppo il buongiorno si vede dal mattino. Dentro Tachtsidis per De Rossi. Inizialmente, stando allo stadio, ho pensato alla scelta tecnica e mi son quasi sentito male. Poi, scoperto l’arcano (sospetta lesione muscolare per Danielino) ho accettato, seppur mal volentieri. Forse Zeman non vedeva l’ora di rimettere in cabina regia il gigante greco. Sempre lento, goffo e impreciso nei passaggi. Sempre Tachtsidis, insomma. E non ho neanche capito l’ingresso di Perrotta per Florenzi al 68′, così come l’utilizzo di Destro (per Totti) a match ormai quasi finito. Non sarebbe meglio, caro mister, appurare il fallimento Tachtsidis e ricercare altre soluzioni? Ad esempio, un Bradley playmaker, che con Pescara e Torino non era andato affatto male? La Roma, nel secondo tempo, non ha avuto mai qualità in mezzo al campo. Tanto valeva gettare nella mischia Marquinho, che almeno dispone di esuberanza, vivacità ed un minimo di tecnica individuale. Niente, il brasiliano è ormai relegato ai margini.
Non ci si può certo lamentare se poi i rifornimenti per gli attaccanti non arrivano e si è costretti a giungere al tiro con frenesia e scarsa organizzazione, tanto da dover maledire Piris (poverino) per la mira sbagliata. Il problema è un altro, e stavolta mi rivolgo alla panchina. Già, mister Zeman. Io sono (e resto) un suo estimatore. Ma la Roma non può essere un eterno laboratorio. Valeva per Luis l’anno scorso e vale per lei adesso. I Goicoechea, i Tachtsidis, i “vostri cocchi” teneteveli a casa. Qui c’è bisogno di gente seria, calciatori di spessore che innalzino la qualità della rosa. Ne ho abbastanza di ripicche e battaglie personali. Ciò che serve son le cose semplici, pratiche, utili a portare a casa più risultati. Il pari con l’Inter non è uno scandalo, in se per se, ma la Roma non può più permettersi di sbagliare, dopo aver perso la bellezza di otto partite in campionato. Nessuno chiede miracoli. Serve un semplice sforzo per arrivare al quinto o al sesto posto e non rendere la Coppa Italia l’unica possibile via d’accesso per l’Europa. A proposito, mercoledì c’è il replay di Roma-Inter. Testa alta, lucidità e concretezza. Proviamo a prenderci un pezzetto di finale.