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ROMA-JUVENTUS 1-0 – Un’emozione fortissima e inaspettata. A Bergamo la prova del nove

17 febbraio 2013 1.409 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Che dire. Si ama il calcio anche per questo. Per le emozioni improvvise ed inaspettate che riesce a trasmettere. Roma-Juventus 1-0 è una realtà adesso. Viva, tangibile e godibile per chi, come me, ha i colori giallorossi nel cuore. Qualche ora fa, chi l’avrebbe mai detto? Sinceramente in pochi. Gli ultimi eterni ottimisti. Il pragmatismo nel calcio, come nella vita, è essenziale. Le caratteristiche delle due squadre non lasciavano spazio a pronostici alternativi. Per tutti, giustamente, la Juve era strafavorita. Non solo. C’era chi temeva (o pregustava, a seconda delle fedi calcistiche) punteggi tennistici. Chi scorgeva in questa gara alcune similitudini con il Fiorentina-Juve dello scorso anno (finito, per la cronaca, 0-5). Poi però c’è il campo, ed il meraviglioso concetto della “palla rotonda”. Sì, in novanta minuti può succedere di tutto. Può anche capitare che la squadra più forte, cinica e feroce d’Italia, la Juventus, incappi nella serata storta. Lenta, stanca, senza idee. Forse un tantino presuntuosa, convinta di poter trionfare senza faticare granché.

Dall’altra parte, una Roma piccola e indifesa. All’inizio. In grado di diventare, nel corso dei minuti, squadra tosta, gagliarda, viva e vitale. Così, grazie all’imponderabile, un match segnato in partenza si è trasformato in emozionante ed incerto. A dir la verità, il primo tempo è stato noiosetto. Anzi, noiosissimo. Totti e soci volenterosi, ma anche timidi e impauriti. Apparentemente fragili, destinati ad esser colpiti al primo affondo. Quell’affondo che però, da parte juventina, non è mai arrivato. Insolito ammirare una Signora così blanda e priva di verve. Stanca, umana, quasi innocua. Zero a zero all’intervallo, con noi romanisti impegnati a temere il peggio. Ossia il risveglio rapido dei bianconeri, pronti a sbranare. Invece? Altra sorpresa. Dagli spogliatoi, ecco una grande Roma. Più convinta e coraggiosa. E sugli sviluppi di una punizione di Pjanic al 58′, l’eterno ragazzino Totti ha piazzato il pallone lì, sotto la traversa, con la rabbia e la furia di un tifoso vero. Avvilito da un periodo di magre, magrissime gioie.

E’ uno di quei momenti in cui il romanista si riscopre tosto ed orgoglioso. In cui urlare “gol” è una liberazione mentale, emotiva, psicologica. In cui si tira fuori tutto: rabbia in primis. E in cui si avverte anche la lucida consapevolezza di un’intera mezzora ancora da giocare. Con tutti i rischi del caso. Ma la Juve, stavolta, non ha saputo esser Juve, tanto da non avvicinarsi nemmeno al pareggio. La Roma, forse, avrebbe potuto chiuderla in contropiede. Va comunque bene così, basta e avanza un gol per vincere e godere. E in questi momenti, torna bello tutto. La squadra, il gruppo, ogni singolo giocatore, il tecnico. Andreazzoli diventa il condottiero, Totti e De Rossi i simboli eterni, Osvaldo il lottatore, Lamela e Pjanic i talenti del futuro. Insomma, i romanisti tornano a fare i romanisti. Attraverso il lato migliore, quello dell’esaltazione positiva e della gioia. Che ben si differenzia dai livori e dalle continue lacerazioni interne. Quest’1-0 sia un punto di partenza. Per tutti. In tre mesi di stagione si può ancora far molto, soprattutto se si hanno dei valori. Quei valori che la Roma, contro la Juve, ha dimostrato di possedere. Domenica c’è Bergamo, trasferta difficile. Non buttiamo a mare tutto. Di nuovo.

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