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Il pagellone di Natale: la Juve è di nuovo la Juve. Grande Udinese, Inter in ripresa. Occhio alla Roma…

22 dicembre 2011 1.601 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Bilanci di metà stagione. Per forza provvisori, ma necessari. In attesa dei voti finali (in programma a maggio) premiamo la Juventus, tornata a far tremare l’Italia come ai vecchi tempi. Da stropicciarsi gli occhi il campionato dell’Udinese, eterna sorpresa, seguita dalla costanza di Milan e Lazio, due garanzie da vertice. Il Napoli paga qualcosa sul fronte nazionale, ma si bea della magnifica impresa europea. A proposito d’imprese, grande Atalanta, più forte della penalizzazione e virtualmente in zona Europa League. Inter e Roma, dopo un brutto inizio, stanno risalendo e promettono grandi cose. Catania e Chievo mettono a frutto la propria costanza e scacciano gli spettri retrocessione. Torneo fin qui anonimo per Genoa, Palermo, Fiorentina, Cagliari e Parma. Destinate a soffrire Bologna, Siena e soprattutto Cesena, a caccia del miracolo Lecce e Novara. Aspettiamoci una volata finale da brividi. Nel frattempo, buon Natale a tutti!

JUVENTUS 9
Capolista solitaria del nostro pagellone. Questa Juve merita il voto più alto e soprattutto lo merita Antonio Conte, vecchio condottiero giunto in salvo dell’amata nave bianconera, pericolante e ammaccata, travolta da stagioni di insospettabili vacche magre. L’incubo del “terzo” settimo posto consecutivo è svanito. Basta equivoci, basta mezze figure, basta delusioni. Conte ha portato esperienza e carisma, trasmettendo al gruppo la mentalità juventina di un tempo. Calcio moderno, bello, frizzante, veloce. E tanti risultati: primato condiviso col Milan, nove vittorie, sette sucessi e zero sconfitte. Con la ciliegina del passaggio del turno in Coppa Italia. Quest’anno si va avanti a “step”, un passo alla volta. Il primo obiettivo di Conte è stato raggiunto: la Juve è di nuovo un’entità temibile. Ora bisogna farla diventare (o tornare) vincente. Al 2012 le ultime risposte.
IL TOP: Marchisio. In estate era quasi finito sul mercato. Rimasto, è diventato il turbo della nuova Juve con sei gol all’attivo.
IL FLOP: Krasic. Da fuoriclasse ad “appestato” nel giro di pochi mesi. Doveva essere l’arma in più, si ritrova ai margini della rosa.

UDINESE 8,5
Un 2011 da standing ovation, apparentemente “finito” ad agosto. L’eliminazione ai preliminari di Champions League (ad opera dell’Arsenal) aveva il sapore del triplice fischio, un grande percorso giunto al capolinea. E invece, Guidolin e i suoi ragazzi stanno di nuovo stupendo l’Italia intera. Pur senza la colonna difensiva Zapata, il pilastro nevralgico Inler e la stella offensiva Alexis Sanchez, i friulani divertono, incantano e soprattutto fanno risultati. Nove le vittorie (al pari della Juve, solo il Milan ha fatto meglio), appena due le sconfitte, imbattibilità in casa, miglior difesa del torneo (solo 9 gol subìti) ed un rendimento spaventosamente continuo. Da settembre la cantilena più o meno è la stessa: “Sì ma l’Udinese prima o poi crolla, sì ma l’Udinese da un momento all’altro scivola”. Siamo ormai a metà campionato, e Di Natale e soci sono sempre lassù, ad un soffio di fiato da Milan e Juventus. Scudetto? Un sogno ardito. Di nuovo Champions? Si può fare. Eccome.
IL TOP: Handanovic. Complicatissimo fargli gol, ancor più difficile non inserirlo tra i più forti portieri d’Italia e d’Europa.
IL FLOP: Fabbrini. Talento molto chiacchierato, forse troppo. A 21 anni non ha ancora fatto vedere nulla.

MILAN 8
Ha illuso le avversarie nel primo mese e mezzo di stagione. Senza Boateng e Robinho, con un Ibra spento, Allegri qualche preoccupazione se l’era fatta venire. Il Milan sembrava stanco e “moscio”, con poche cose da dire e due batoste pesantissime sul groppone: l’1-3 di Napoli (Cavani show) e soprattutto lo 0-2 di Torino con la Juve. Una prestazione scioccante, superiorità nitida dei bianconeri sui rivali milanisti. Sì, il Diavolo era a terra. Poi, qualcosa è cambiato. Allegri ha ritrovato i suoi titolari ed il gruppo ha fornito risposte importanti sul piano tecnico e caratteriale. Calcio “bailado”, fame ritrovata e risultati positivi in serie. Nel giro di due mesi, Ibra e soci sono tornati a far paura a tutti, riagganciando la testa della classifica e preannunciando un proseguo di Champions da leccarsi i baffi. Chi vorrà strappare il tricolore dai petti rossoneri, dovrà compiere un’impresa mica da ridere.
IL TOP: Boateng. Fisico, tecnica, esuberanza atletica, assist e gol. Giocatore moderno e terribilmente forte.
IL FLOP: Pato. Un solo gol in campionato (al Chievo) e scarsa incisività complessiva. Dov’è finito il fuoriclasse di un tempo?

NAPOLI 8
Il sesto posto in campionato (al pari della Roma) a dieci punti dal duo di testa non depone certo a favore degli uomini di Walter Mazzarri, considerati in prima linea nelle griglie scudetto sciorinate a fine agosto. Nel giudizio complessivo di questi primi mesi, tuttavia, non può non esserci spazio per la favolosa cavalcata europea. Chi avrebbe mai pensato ad un Napoli agli ottavi di Champions? In pochi, giusto i più ottimisti. Due avversarie “sontuose” quali Bayern e Manchester City, un terzo incomodo chiamato Villarreal. Il girone di ferro, superato con la forza dei grandi. Cavani magico, Lavezzi e Hamsik decisivi, difesa e centrocampo solidi e arcigni. La qualificazione al secondo turno del torneo più importante d’Europa è stato un capolavoro indimenticabile. Qualcosa in campionato è venuto meno, pazienza. E’ ora di sognare ad occhi aperti. E se il City, dominatore in Premier, è stato spazzato via, come può far paura il Chelsea? Avanti così, senza perdere l’umiltà.
IL TOP: Lavezzi. Sublime faticatore di qualità, eternamente sottovalutato. Il vero punto di forza del Napoli sul piano tecnico e tattico.
IL FLOP: Fideleff. Giunto in extremis come “ciliegina” di mercato, ha combinato disastri considerevoli.

LAZIO 7,5
Roma, città di eterni bacchettoni, ha sempre qualcosa da ridire. Anche ai più forti, anche ai migliori. Persino a chi, con umiltà e senso del lavoro, ottiene risultati importanti, andando oltre le proprie possibilità. E’ il caso della Lazio, brillante realtà del nostro campionato, da ormai due anni ai vertici della classifica. Una squadra che non incanta, ma vince spesso e volentieri. Quarta in campionato (quinta lo scorso anno), dal rendimento continuo e regolare, ancora in corsa per vincere tre competizioni. Eppure, c’è sempre qualcosa che non va. I pareggi con Udinese e Chievo hanno riportato malumore nell’ambiente, e ogni tanto si riaffaccia la critica pretestuosa ad Edy Reja. Uno che non regalerà sogni, ma “solide realtà”. Quasi tutti si sono ormai dimenticati che il succitato Edy, nel febbraio 2010, prelevò un gruppo sull’orlo del baratro e della Serie B, portandolo e consolidandolo in zona Champions. L’ingratitudine, si sa, è una brutta bestia.
IL TOP: Klose. Giunto a Roma in silenzio, ha realizzato 10 gol complessivi divenendo l’assoluto trascinatore della Lazio. Un campione.
IL FLOP: Cissé. Accolto neanche fosse Eto’o, s’è fermato all’incornata col Milan e al rigore col Vaslui. Poi, tanti 4 in pagella.

ATALANTA 7,5
Sono tempi duri per la Dea, soprattutto fuori dal campo. Chiacchiere, chiacchiericci, insinuazioni varie e lo spettro di un futuro incerto a causa dei noti fatti legati al calcioscomesse. Stefano Colantuono, solido lavoratore, non ci pensa e va avanti per la sua strada, forgiando un roster compatto e di grande qualità. I sei punti di penalizzazione in classifica? Ferita rimarginata in poche settimane. I nerazzurri hanno imposto al torneo un rendimento da “grande”: sei vittorie, otto pareggi, la miseria di due sconfitte (con Roma e Bologna). Ventisei punti complessivi (venti in classifica), appena sei in meno della super Udinese di Guidolin. Come andranno a finire le “altre” storie, non possiamo saperlo. Ora come ora, negli occhi, ci resta la splendida cavalcata atalantina.
IL TOP: Denis. Cacciato a calci da Napoli e Udine, si sta prendendo sonore rivincite. 12 gol, capocannoniere del torneo.
IL FLOP: Doni. Da capitano inimitabile a caso di cronaca. E’ finito miseramente dietro le sbarre, macchiando una grande carriera.

CATANIA 7
E’ stato un autentico caso dell’estate. Via Simeone, il grande Simeone, l’immenso Simeone e dentro Montella, quel “poveraccio” di Montella, quell’incompetente di Montella. Sarà B certa, B sicura, retrocessione garantita. Come al solito, troppi chiacchieroni. Se un tecnico giovane proviene da altre scuole (scuole estere o del nord Italia, tanto per intenderci) è considerato bravo a prescindere, se invece è nato e cresciuto altrove, è all’istante bollato con l’etichetta di “incapace”. Vincenzino, reduce da tre mesi discreti alla guida della peggior Roma degli ultimi sette anni, ha accettato con estrema signorilità la bocciatura di Baldini e Sabatini (che gli hanno preferito Luis Enrique), rilanciandosi nella calda piazza catanese. Tanti dubbi, messi a tacere sul campo. Ottavo posto in classifica, 22 punti, una squadra grintosa e mai doma, capace di battere in rimonta Inter e Napoli e di fermare sul pari Juve, Lazio e Fiorentina. Topgun vola anche in panchina.
IL TOP: Lodi. Dopo anni di promesse, sta finalmente esplodendo a Catania. Sinistro magico e tante magie.
IL FLOP: Suazo. Solo tre presenze, problemi fisici, scarsi segnali di presenza. Forse avrebbe fatto meglio a tornare a Cagliari.

CHIEVO 6,5
Società modello, squadra modello, allenatore modello, tifoseria modello. I luoghi comuni, d’altronde, fanno parte di questo mondo. In realtà, il Chievo è ben più di un luogo comune. Non basta aver addosso l’etichetta di “club modello” per far bene. Servono i fatti, rigorosamente “positivi” stagione dopo stagione. E il Chievo raramente sbaglia annata. Pioli è andato a cercar gloria altrove, in panchina è tornato Mimmo Di Carlo e i risultati arrivano che è un piacere. Poche chiacchiere, lavoro tosto e concreto ed una classifica apprezzabile: 20 punti, incoraggiante +8 sulla zona salvezza. La solita bella realtà del calcio nostrano.
IL TOP: Bradley. Mediano di grande sostanza e rendimento, sta entrando nel mirino delle grandi.
IL FLOP: Cruzado. Giunto dal Perù con molte aspettative, s’è visto in campo appena due volte.

ROMA 6
Se il Natale fosse arrivato due settimane fa, un bel 4,5 a Luis Enrique e soci non gliel’avrebbe tolto nessuno. Poi, è successo qualcosa. O meglio, è cambiato qualcosa. Nell’atteggiamento, nello spirito, sul campo. La Roma sterile, innocua e irritante del possesso palla inutile ha lasciato spazio ad una squadra feroce, attenta, aggressiva e vincente. Pari di cuore con la Juve (anche per merito di Buffon…), vittorie scintillanti al San Paolo e a Dall’Ara. Continuità (e qualità) di gioco di altissimo spessore. E’ la Roma che tutti i tifosi avrebbero voluto vedere sin da agosto, dal disastroso preliminare europeo con lo Slovan Bratislava. Ci sono voluti tempo, pazienza e parecchie batoste, ma ora qualcosa si sta iniziando a vedere. Un po’ di sano entusiasmo ha coinvolto la città e la tifoseria. Ora si vada avanti così, con tanta umiltà, qualche miglioramento sul mercato ed ulteriori “fatti” concreti. Caro Luis Enrique: dopo il panettone, c’è da agguantare la colomba. Possibilmente con meno fatica.
IL TOP: Osvaldo. Tanto discusso quanto continuo in zona gol. Sette centri non sono pochi, ma ha ancora margini di miglioramento.
IL FLOP: Bojan. Tre reti e svariate prestazioni scialbe. Da un ex blaugrana ci aspettava di più sul piano del carattere.

SIENA 6
Quartultimo posto in classifica, 15 punti, tre di vantaggio sulla zona retrocessione, quarti di finale raggiunti in Coppa Italia. Fa ridere sentire qualcuno “criticare” l’operato di mister Sannino. Con questa rosa a disposizione, si poteva fare di meglio? Oggettivamente no. Il Siena, risorse alla mano, ha prodotto il massimo. La squadra, non ce ne voglia la dirigenza (Perinetti in primis), non vanta gente di elevato spessore. La difesa è appena discreta (Brkic interessante novità tra i pali), a centrocampo spicca la sola presenza di D’Agostino (bravo, ma defenestrato da Roma, Udine e Firenze) e in avanti l’uomo della provvidenza è tal Calaiò, talento mai sbocciato in tanti anni di Serie A e B. Insomma, un bravo a mister Sannino. Unico appunto: Pablo Gonzalez. Talento puro, forse sprecato in panchina. Un po’ più di considerazione verso il talento argentino, ex trascinatore del Novara con Bertani, non guasterebbe.
IL TOP: Brkic. Portiere affidabile e di qualità. Non a caso è stato scoperto dall’Udinese.
IL FLOP: Larrondo. La miseria di sette gol realizzati in tre anni. Continua a non convincere, e i tifosi lo beccano spesso.

NOVARA 6
Stesso identico discorso fatto per il Siena e per Sannino, con la differenza che il povero ed eroico Novara ha appena 12 punti in classifica, e nonostante uno sforzo sovrumano si ritrova già con mezzo piede in Serie B. Cosa può salvare i piemontesi di Tesser? Un grande mercato di gennaio. Utopia, pura utopia per un club piccolo, probabilmente finito in un campionato “troppo grande”. L’ex tecnico di Triestina e Ascoli merita solo applausi. Ha guidato la cavalcata dei piemontesi in Serie A, ha consolidato il gruppo regalando al “Silvio Piola” tante belle imprese, come il 3-1 all’Inter, il pari col Napoli, il 2-2 in rimonta col Palermo. Purtroppo, non basta. Per salvarsi bisogna vincere e due soli successi in 16 gare non bastano. Il rendimento in trasferta è disastroso (due punti in otto partite). Il problema è che sembra impossibile riuscire a far di meglio.
IL TOP: Rigoni. E’ l’anima del Novara, anche sul fronte offensivo (5 gol) pur essendo un centrocampista. Leader autorevole.
IL FLOP: Morimoto. E’ fuggito da Catania nel tentativo di rilanciarsi in Piemonte. Non sta lasciando il segno.

INTER 5,5
Ovvio e sacrosanto dividere la stagione dell’Inter in due fasi: pre e post Ranieri. Partiamo, dunque, da Gasperini. L’epopea dell’ex tecnico del Genoa ad Appiano Gentile è stata breve quanto dolorosa. La carta a sorpresa giocata da Moratti dopo l’addio di Leonardo non ha dato le risposte attese. Sconfitto in Supercoppa, partito male in Champions (ko col Trabzonspor), ancor peggio in campionato (un pari con la Roma e due batoste con Palermo e Novara). Ranieri, il sostituto, ha impiegato un po’ per ingranare. Alla fine i risultati sono arrivati, con le quattro vittorie consecutive (Fiorentina, Genoa, Cesena e Chievo) a chiudere il 2011. Vietato chiedere “spettacolo” al Sor Claudio. Lui, da bravo medico, rimette apposto i cocci e produce risultati. Il terzo posto Champions, lontanissimo fino a tre settimane fa, è tornato ad essere un obiettivo alla portata.
IL TOP: Maicon. E’ il giocatore più forte e decisivo dell’Inter. Da quando è rientrato dall’infortunio, Ranieri ha solo vinto.
IL FLOP: Zarate. Era sbarcato a Milano per rilanciarsi, per sfondare. Non è uscito dal guscio di eterna promessa.

GENOA 5,5
La stagione del Genoa, risultati alla mano, più o meno è linea con le aspettative. Organico appena discreto, sano posizionamento di metà classifica e posto in Serie A al riparo da brutte sorprese “stile Samp”. Eppure, Enrico Preziosi ha optato per la svolta: dentro Marino, via Malesani. Quest’ultimo, nelle sue due ultime esperienze a Siena e Bologna, fu capace di mostrare un calcio spettacolare e divertente, cosa fin qui mai vista a Genova. La squadra non esalta e si affida più che altro alle invenzioni di un Rodrigo Palacio in gran forma. La difesa soffre, il centrocampo avverte l’assenza dei muscoli di Kucka (fatto fuori con troppa leggerezza dall’ormai ex tecnico) e gran parte del mercato estivo si è rivelata deludente. Granqvist, Birsa, Pratto, Seymour, Jorquera, Constant. Gente fin qui rimasta nell’ombra, ad eccezione di Merkel, centrocampista dal futuro assicurato.
IL TOP: Palacio. Ha assicurato al Genoa gol importanti ed un posizionamento onesto in classifica. Di più non poteva fare.
IL FLOP: Constant. Sbarcato in Liguria con eccessive aspettative. Non ha offerto segnali di qualità.

PARMA 5,5
Giusto e sacrosanto affidare una squadra “normale” ad un allenatore esperto e navigato, in grado di tirare fuori il meglio da ciascun elemento. Ricordare il Parma di un tempo fa male, l’attuale realtà parla di un gruppo chiamato a guadagnarsi il pane ogni giorno, sudando quattordici camicie per raggiungere l’obiettivo salvezza. Il rendimento è altalenante e produce una classifica appena discreta. Diciannove punti, +7 sulla “danger zone”. In tal senso, le due lunghezze sfuggite al “Tardini” col Catania fanno male e mandano di traverso il natale a Giovinco e soci. L’importante, a maggio, sarà aver tagliato il traguardo tanto atteso.
IL TOP: Giovinco.
Deve ancora consacrarsi ai massimi livelli. Resta l’elemento di maggior classe ed incisività: 7 i gol segnati.
IL FLOP: Crespo. Ok, ha 36 anni. Ok, ha i capelli bianchi. Ma che fine ha fatto? Si parla di un suo futuro in Bulgaria. Che tristezza.

BOLOGNA 5
La partenza shock con Bisoli ha richiamato la dirigenza (o quel che ne resta…) ad interventi duri e drastici. Via l’ex direttore del capolavoro Cesena, dentro l’ottimo Stefano Pioli. Un’intuizione importante e azzeccata, che ha decisamente cambiato gli orizzonti felsinei. Il nuovo allenatore ha preso in mano una situazione complicata, lavorando con impegno e proponendo un Bologna diverso, più tosto sul piano caratteriale ed efficace in tema di gioco. Il materiale umano non è certo di primo livello, se consideriamo che la “star” è ancora il 35enne Marco Di Vaio. Difesa flagellata dagli infortuni (Loria e Antonsson spesso ai box) e fragile sugli esterni, mediana rocciosa ma poco creativa. Davanti spicca la qualità, col talento sopraffino di Ramirez e Diamanti. Quindici punti in classifica sono pochi. Si può e si deve far di più.
IL TOP: Ramirez. Classe cristallina, giocatore discontinuo. Se trova la giusta via, può diventare un grande.
IL FLOP: Acquafresca. Da stella di mercato a bidone in meno di tre anni. Solo due gol in tredici presenze, che delusione.

PALERMO 5
Parliamo della squadra. Se dovessimo invece “giudicare” l’operato di Maurizio Zamparini, il voto oscillerebbe tra il 2 e il 2,5. Ormai non ci sono quasi più parole da spendere per descrivere l’imabarazzante modus operandi del patron rosanero. Esoneri insensati, solo per il gusto di far parlare di sé. E al Palermo, chi ci pensa? Del gruppo dell’eroica finale di Coppa Italia persa contro l’Inter di Eto’o è rimasto poco o nulla. “Zampa” ha pensato bene di stravolgere l’organico in estate, risolvendo il rapporto con Delio Rossi e chiamando alle armi il buon Stefano Pioli, a sua volta messo alla porta prima dell’inizio del campionato, colpevole dell’eliminazione ai preliminari di Europa League con il Thun (come se a Zamparini, dell’Europa League, fosse mai importato nulla…). Dentro Devis Mangia, ex guida della primavera del Varese. Non un genio, non un fenomeno, ma quantomeno abile a mantenere il Palermo a metà classifica. Certo, il rendimento in trasferta è stato deludente, ma era un valido motivo per cambiare di nuovo? Evidentemente sì. Si riparte da Mutti, e tanti auguri.
IL TOP: Migliaccio. Carisma e temperamento, l’anima (spesso solitaria) del Palermo attuale.
IL FLOP: Aguirregaray. Due estati fa l’Inter lo voleva per sostituire Maicon. Moratti si ritenga felice di non esserci cascato…

FIORENTINA 5
Tempi duri per la “Fiesole”. Eppure, secondo l’opinione generale dei tifosi viola, il male rispondeva al nome di Sinisa Mihajlovic. Estirpato lui, tutto sarebbe dovuto filare liscio. Invece, anche il buon Delio Rossi, accolto quale salvatore della patria toscana, sta avendo parecchi problemi. Il motivo? Un gruppo spento, logoro, finito. I colpevoli? I membri di società e dirigenza, forse miopi, forse aventi le mani legate. Non si sa. Fatto sta che già dall’ultimo segmento d’era Prandelli, la sostanza era già nota a tutti: urge la rivoluzione. A casa chi non si sente più parte del progetto (compresi i vari Gilardino, Montolivo, Vargas), confermati in pochi (Behrami e Jovetic su tutti) e dentro gente nuova, fresca e competitiva. Finché non si attuerà questo passo, la Fiorentina resterà nel malinconico limbo di centroclassifica. Diciotto punti in sedici gare, per storia e tradizione del club, sono decisamente pochi.
IL TOP: Jovetic. Sette gol, anima e talento. E’ lui, assieme a Behrami, l’ultimo trascinatore della Fiorentina.
IL FLOP: Gilardino. Un contributo minimo in zona offensiva e tante prestazioni anonime. Lo scialbo ricordo del bomber che fu.

CAGLIARI 5
Cellino aveva preso le distanze dall’ex gemello Zamparini. Sembrava esser diventato presidente e persona seria, abbandonando la triste abitudine dell’esonero insensato. E i risultati, in questi ultimi anni, si sono visti. Ma si sa, le grandi passioni ritornano e il patron chitarrista ha deciso di tornare all’antico. Via Ficcadenti (licenziamento assai severo), dentro il malinconico Ballardini, reduce da un’avventura appena discreta a Genova e ancor prima dal fallimento grottesco alla Lazio. Il vento non è cambiato. Il Cagliari, se possibile, ha iniziato ad andare peggio. La squadra ha perso la brillantezza delle ultime stagioni, riscoprendosi fragile difensivamente e totalmente inconcludente davanti. Sbagliato il mercato delle punte. El Kabir, Thiago Ribeiro, Ibarbo. Nessuno dei tre, fin qui, ha strappato consensi unanimi.
IL TOP: Nainggolan. Centrocampista d’altra categoria. Dinamico, tecnico, tosto. Sarà presto protagonista in un top club.
IL FLOP: Thiago Ribeiro. Ha illuso con un promettente avvio, poi il “Diablo” s’è spento
. Meriterebbe il bidone d’oro.

CESENA 5
Il mercato estivo prometteva ben altro. Candreva, Mutu, Eder, Ghezzal, Martinez, la conferma di Parolo. Forse poco per aspirare all’Europa, di certo sufficiente per puntare ad una salvezza tranquilla. Il campo, fin qui, ha narrato di una squadra fragile e debole, sostanzialmente inconsistente. L’era Giampaolo è durata poco ed ha prodotto disastri, l’ingaggio di Arrigoni ha portato un po’ di novità e sano entusiasmo. Il tecnico romagnolo è stato in grado di restituire autostima ai giocatori. E’ arrivato qualche punto, la disastrosa classifica d’inizio stagione è migliorata ma non è il momento dei brindisi (nonostante sia Natale…). Per riacciuffare il treno salvezza servirà un Cesena migliore, più lucido ed efficace soprattutto in zona offensiva. Mutu è andato a sprazzi, Eder ha deluso, di Martinez si son perse le tracce. Otto gol segnati in sedici partite: bottino misero, peggior attacco del torneo.
IL TOP: Parolo. E’ forse l’unico ad aver mantenuto il rendimento della scorsa stagione. Cuore, anima e piedi buoni.
IL FLOP: Martinez. Da Re di Catania a meteora juventina, fino alla “scomparsa” di Cesena. Di lui, in campo, non si hanno notizie.

LECCE 4,5
Se in sedici partite i gol incassati sono trentatre, allora è giusto farsi il segno della croce. Il problema del Lecce? Là dietro. Una difesa da brividi, da censura, da film horror. Il vecchio Oddo è l’unico elemento di spessore, peraltro utilizzato sulla fascia, e da solo non può certo far miracoli. Peccato, perché dalla mediana in su il Lecce è una squadra interessante e di talento, come ammesso dallo stesso Serse Cosmi, sostituto in corso d’opera di Eusebio Di Francesco. La squadra svolge una discreta fase offensiva, con soluzioni intriganti e qualità indiscutibile. Tanto che due elementi dai piedi buoni, Bertolacci e Piatti, faticano a trovare spazio. Le note migliori? Decisamente due: Cuadrado e Muriel, ragazzi destinati a fare strada. Deludente Corvia, fondamentale Di Michele. Cosmi sa a quali “uomini” affidarsi, ma dovrà ricevere aiuti dalla dirigenza per sistemare le cose in difesa. Altrimenti, di possibile rimonta è quasi fuoriluogo parlare.
IL TOP: Di Michele. La nota più positiva assieme a Cuadrado e Muriel. Il solito leone indomabile, anche a 35 anni suonati.
IL FLOP: Julio Sergio. Due anni fa rischiò di vincere lo scudetto da titolare nella Roma. Oggi fa la riserva nella squadra ultima in classifica.

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