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Editoriale: Palermo e Manchester, the other side of football. Ferguson non muore mai. Di Natale, l’oro di Udine e del calcio Italiano. Milan, manca progettualità.

9 gennaio 2012 1.061 views Nessun Commento

(di Michele Pavese)
Cinquantaquattresimo minuto di Palermo-Napoli: Cavani prende palla all’altezza del lato sinistro dell’area di rigore, se la porta sul destro, si accentra leggermente, e con una perfetta parabola a giro trafigge Benussi sul secondo palo. E’ la rete del provvisorio raddoppio partenopeo, senza dubbio la più bella della 17ma giornata del campionato di Serie A. Ma ancora più bello è quello che succede subito dopo: il “Matador”, grande ex della partita, non esulta, visibilmente scosso ed emozionato; al pubblico rosanero non sfugge il gesto, e non esita a tributargli un lungo applauso per il gol realizzato e soprattutto per il sentimento espresso. Un momento da conservare e tramandare, visti i tempi che corrono.

Poche ore prima, altra straordinaria dimostrazione di civiltà: a Manchester, in occasione del derby di F.A.Cup vinto dallo United per 3-2 sul campo del City, i tifosi dei Citiziens al 90′ applaudono a scena aperta i propri ragazzi, nonostante la sconfitta. Dopo un primo tempo da incubo, sotto per 0-3 e con un uomo in meno per l’espulsione di Kompany, nella ripresa i padroni di casa hanno tentato senza fortuna di giocarsi il tutto per tutto, sfiorando l’impresa per un soffio.

Proprio il rosso al capitano, totalmente ingiusto, e dopo soli 11′, poteva costituire un alibi importante per il City, vista l’altissima posta in palio, e dar vita ad una partita nervosa, riscaldando soprattutto gli animi sugli spalti. Invece tutto è filato liscio: è stata la consueta (per gli inglesi) festa di sport.
Ed è stato l’ennesimo capolavoro di Sir Alex Ferguson, un’ennesima rivincita nei confronti di chi da settembre continua a dare giudizi negativi sulle prestazioni altalenanti dei suoi Red Devils: lo United è secondo in Premier, a 3 punti dal City capolista; è al quarto turno di F.A. Cup, mentre in Carling dovrà guardare le semifinali da spettatore; è stato declassato dalla Champions in Europa League, esattamente come i “cugini”. In pratica non c’è poi così tanta differenza con i risultati ottenuti dalla tanto incensata squadra costruita a suon di milioni dagli sceicchi. Ferguson e il suo Manchester United hanno scelto un percorso diverso, senza operare spese folli e dando particolare attenzione al settore giovanile. Nonostante queste differenze sostanziali in termini di modus operandi, Rooney & compagni non mollano un metro nei confronti dei Mancini-boys. E adesso avranno anche uno Scholes in più, visto il clamoroso dietro-front del centrocampista inglese, che aveva annunciato il ritiro dal calcio giocato appena 6 mesi fa.

Voglio credere che anche senza le defezioni di Rossi e Cassano, il buon Cesare Prandelli, C.T. della Nazionale Italiana, avrebbe preso in seria considerazione la candidatura del 34enne Totò Di Natale per un posto tra i prescelti per gli Europei che si disputeranno tra qualche mese in Polonia e Ucraina.
Sarebbe infatti un delitto lasciar fuori uno che, negli ultimi 2 anni e mezzo, ha realizzato qualcosa come 72 gol totali; giusto per fare un raffronto, nello stesso arco di tempo, i marziani Messi e Cristiano Ronaldo ne hanno realizzati rispettivamente 131 e 112.
Ma un conto è giocare nel Barcellona e nel Real Madrid, in un campionato oggettivamente scarso come quello spagnolo, dove le sopra citate squadre realizzano in media 4 gol a partita; un altro conto è essere la bandiera di una squadra di provincia, trovarsi ad affrontare difese ben disposte, e squadre (tutte) ben schierate in campo, che non ti concedono niente (o quasi). I gol e le giocate di Totò quindi valgono doppio, e stanno portando l’Udinese a diventare, ogni anno che passa, una realtà straordinaria del calcio nostrano e non solo. E potrebbero costituire una risorsa importante in chiave azzurra, magari in tandem con Mario Balotelli.

Chiudo con una riflessione sulle strategie di mercato in casa Milan.
Mi piacerebbe capire cosa bolle in pentola in Via Turati.
Non credo, onestamente, che Galliani sia così sprovveduto da dar via Pato subito, pur avendo in mano Tevez, per una ragione semplicissima: se il “Papero” andasse via, Allegri si ritroverebbe a disposizione per la fase finale della Champions League solo 2 attaccanti, ovvero Ibrahimovic e Robinho. Ci sarebbero anche El Shaarawy ed Inzaghi, ma entrambi non godono di grande considerazione nelle gerarchie del mister: uno dei due potrebbe fare le valigie a giorni.
Ad ogni modo, non riesco a comprendere la necessità di un club così prestigioso di dover vendere quasi a tutti i costi un giocatore di 22 anni, che ha dimostrato di avere potenzialità enormi, seppure la crescita calcistica sia stata rallentata da una serie incredibile di infortuni.
Ancora una volta, il Milan sta dando l’impressione di non avere un particolare occhio di riguardo per i giovani, e di puntare più sui “colpi ad effetto”: quei grandi nomi che scaldano le folle, ma che non sono propriamente necessari nell’economia della rosa che si ha a disposizione.
E’ palese ad esempio che ci sia bisogno di forze fresche per la mediana: Montolivo si è promesso al Milan da mesi, ma quasi certamente l’operazione si perfezionerà a giugno, quando scadrà il contratto che lega il centrocampista alla Fiorentina. A questo punto, una mossa sensata sarebbe quella di riportare subito alla base Merkel, visto l’ottimo inizio di stagione con la maglia del Genoa.
Considerate le condizioni precarie di Gattuso, Seedorf, Aquilani, Ambrosini, ed il lungo infortunio di Flamini, i dirigenti rossoneri non possono dormire sonni tranquilli. A Bergamo infatti, Allegri aveva a disposizione solo Nocerino, Boateng, Van Bommel ed Emanuelson nel settore nevralgico del campo.
Per la prossima stagione poi, vietato lasciarsi scappare Nainggolan e Ramirez, soprattutto il belga del Cagliari, su cui ha messo gli occhi la Juventus: guai a far rinforzare ulteriormente i bianconeri.
Inoltre, si dovrebbe assolutamente risolvere l’annosa questione legata al terzino sinistro: l’anno scorso fu acquistato Didac Vilà, quest’anno Taiwo. Entrambi sono stati clamorosamente bocciati dal mister livornese. Zambrotta sembra ormai aver fatto il suo tempo; Antonini rimane il più affidabile, ma quest’anno è incappato in una serie di infortuni che stanno minando la continuità di prestazioni. Va bene che il mercato non offra grosse soluzioni (tranne Bale, ma ha un costo proibitivo per le casse milaniste), ma perchè non provare a riportare in Italia uno tra Kolarov, Criscito e Maxwell?
Caro Galliani, sarebbe il caso di farsi due conti, prima di concludere la trattativa Tevez. L’argentino è indubbiamente un grande calciatore, un campione, ma il Milan attualmente non ha bisogno di particolari ritocchi nel reparto offensivo. E se proprio dovesse arrivare l’Apache, guai a mandar via (anche a giugno) un patrimonio come Pato: in prospettiva può dare ancora davvero tanto.

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