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Il pagellone della settimana: 211 volte Totti! La Juventus si gode “mezzo” scudetto

23 gennaio 2012 1.272 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Due storie da celebrare: Francesco Totti, giunto a quota 211 gol in Serie A e divenuto il miglior marcatore di sempre con un’unica maglia; la Juventus, meritatamente campione d’inverno e ancora imbattuta al giro di boa del campionato. Nel pagellone odierno rendiamo onore e merito ad Armero e Milito, protagonisti del 19° turno, e poniamo in essere il “caso” Ibrahimovic: devastante con le piccole, spesso assente nei big match. Il fronte dei bocciati è aperto dall’arrendevole Mutu e dal “rancoroso” Vialli. Brutti voti al tandem presidenziale Zamparini-Preziosi, alla disastrosa difesa del Lecce e all’indefinibile Pepe, emblema dell’isterismo madridista. Chiudo con un pensiero a Mario, Emilia, Mattia, Matteo e Arianna, i cinque angeli morti sei giorni fa sul Grande Raccordo Anulare in un fatale e drammatico incidente. Un bacio a loro, ovunque si trovino in questo momento…

FRANCESCO TOTTI voto 10
Giusto rendere omaggio a lui, all’uomo copertina del week-end. Ce n’è voluto di tempo, ben otto mesi, ma San Francesco è tornato a risplendere come ai bei tempi, ritrovando un feeling col gol ormai apparentemente perduto. I due rigori messi a segno col Chievo? Riscossa solo parziale. Ci voleva qualcosa in più, e la doppietta su azione contro il Cesena (confezionata nei primi sette minuti) ha rimesso le cose a posto. Totti è tornato il Re di Roma, portandosi in vetta alla classifica dei migliori cannonieri di sempre in Serie A con una sola maglia: 211 gol, salutato (per sempre) Gunnar Nordahl. I traguardi da raggiungere? Ancora tanti. C’è da scalare la graduatoria dei goleador assoluti nella massima serie (Altafini, Meazza e lo stesso Nordahl non sono poi così lontani) e soprattutto c’è da far decollare il progetto Roma. Luis Enrique ne ha fatto il punto di riferimento della squadra, rispolverandone una condizione atletica da spavento. Chiamiamola seconda giovinezza: ora Totti è sciolto, brillante, svaria sull’intero fronte offensivo e gode del moto perpetuo dei compagni. Sognare si può, anche a 35 anni e mezzo. E vincere il secondo scudetto è un obiettivo ancora vivo e vegeto nel cuore del Capitano.

JUVE CAMPIONE D’INVERNO voto 9
Sono loro, i valorosi guerrieri bianconeri, capolisti (solitari) del campionato di Serie A al termine del girone d’andata. 41 punti, frutto di undici vittorie, otto pareggi e…zero sconfitte. Già, la Vecchia Signora non ne vuol proprio sapere di perdere una benedetta partita. Conte si gode l’andazzo positivo dei suoi e predica calma. Siamo solo a metà strada, il percorso verso il ritorno al tricolore dopo nove anni di digiuno è ancora molto lungo. Fin qui, tuttavia, il lavoro del tecnico pugliese è stato maniacale ed efficace. Ereditata una truppa né carne né pesce dalla fallimentare gestion Delneri, Conte ha stravolto tutto e ripristinato la cara vecchia mentalità vincente. L’organico non è neanche paragonabile a quello del Milan (e forse nemmeno a quello dell’Inter), ma i bianconeri sopperiscono alle lacune tecniche con un’invidiabile compattezza ed un’insaziabile sete di vittorie. Sono in molti ad attendere al varco la capolista, “chiamando” la prima caduta. Per ora, attesa vana e tempo perso.

PABLO ARMERO voto 8
Dell’Udinese si parla sempre troppo poco. Al giro di boa è ancora lassù, al terzo posto in classifica a quota 38 punti, con un distacco misero (tre lunghezze) dalla capolista Juventus. Se fossimo “normali”, non avremmo problemi ad includere i friulani nel giro che conta, tenendoli seriamente in considerazione in chiave scudetto. Ma siamo in Italia e le provinciali, aldilà della classifica, è come se non esistessero. E il problema è che spesso sono loro stesse ad autoescludersi da certe “volate”, forse per non cadere nel cosiddetto braccino psicologico. Eppure, l’Udinese continua a volare che è un piacere. Al Friuli, soprattutto, Di Natale e compagni viaggiano a ritmo spedito, vincendo praticamente sempre. Uno dei segreti è un ragazzo di cui non si parla granché: Pablo Stifer Armero, 25 anni, forse il miglior esterno sinistro della Serie A. Veloce, rapido, tecnico, estremamente continuo sul piano del rendimento. Protagonista assoluto del 2-1 interno al Catania con un gol e un assist. Guidolin prosegua pure, se vuole, a professare umiltà. Ma il materiale a sua disposizione è eccelso. Se non da scudetto, poco ci manca.

DIEGO MILITO voto 7
Finché la barca va, lasciala andare. E l’Inter va che è un piacere, almeno sul piano dei risultati. Il medico Claudio Ranieri è stato bravissimo a risollevare le sorti di un gruppo sull’orlo della pensione generale. Sette vittorie consecutive, reazione d’orgoglio anche a discapito del bel gioco (molti successi di misura, spettacolo ai minimi storici). Lo sappiamo, il condottiero di Testaccio non ama frivoleggiare. Per lui contano la sostanza, la concretezza: il risultato. Oltre a lavorare sul collettivo, Claudio ha rispolverato la qualità di molti singoli. Uno di questi, Diego “el principe” Milito, era ormai dato per disperso nei ricordi del Triplete. Lontani i bei tempi, malinconica l’attualità. Ma da qualche settimana la storia è cambiata, l’argentino è tornato a volare. Cinque gol nelle ultime quattro partite, tutti decisivi, tutti fondamentali. L’ultimo, realizzato con la Lazio domenica sera, straordinariamente difficile e importante. Con Pazzini mai del tutto convincente, Forlan ai box e Zarate nel dimenticatoio, l’Inter aveva bisogno di riabbracciare il suo vecchio leader.

ZLATAN IBRAHIMOVIC voto 6
Il voto ha un senso, ora spieghiamo. Ibra a Novara ha incantato e dettato legge, mettendo a segno la doppietta decisiva e trascinando il Milan verso il dodicesimo successo su diciannove gare in campionato. C’è poco da fare, contro le piccole Zlatan è il Re assoluto. Gioca meravigliosamente, offre spettacolo, incanta la platea con prodezze divine da play station (il gol di tacco al “Piola” è da conservare nei più preziosi archivi). E’ vero, lo scudetto si vince con le provinciali. Ma per essere un fenomeno ai livelli più alti, occorre far la differenza anche nelle grandi sfide. Ibra, fin qui, spesso è risultato assente. Ultimo esempio? Recentissimo: il derby di otto giorni fa a San Siro, trascorso a pascolare per il campo senza esser colto dalla sacra ispirazione. In chiave tricolore, ciò può non rappresentare un problema. Si sa, tuttavia, che il Milan (da tradizione) mira a raggiungere almeno la semifinale di Champions League, torneo al quale (da sempre) il campione svedese è allergico. L’Arsenal, nella migliore delle ipotesi, sarà solo la prima di una serie di tappe durissime. Per superarle, ci vorrà l’Ibra visto con Atalanta e Novara. Non quello del derby…

ADRIAN MUTU voto 5
Da promosso a bocciato nel giro di sette giorni, passati a lanciare sfide proibitive al dirimpettaio Francesco Totti. Aveva preannunciato “guerra sportiva” il buon Adrian a quella Roma che poteva esser sua quattro anni fa ed è rimasta una semplice tentazione. Col suo Cesena aveva in mente di giocare un brutto scherzetto ai giallorossi, in particolare al loro Capitano. Il quale ha impiegato appena sette minuti per mettere le cose in chiaro e decretare chiuso il confronto. Mutu, desolato, ha assistito alla rapida debacle dei suoi compagni, non offrendo cenni di reazione individuale. Un tempo trascorso a guardare in faccia la Sud tra mille rimpianti, poi la clamorosa mossa stile Nesta nel derby del 2002: “Mister, per favore, mi faccia uscire”. Arrigoni, sconsolato, non ha potuto far altro che accontentare la richiesta del suo “presunto” leader. In una settimana, Mutu riepiloga la sua carriera: sontuoso al “Manuzzi” col Novara, malinconico e assente all’Olimpico. La perfetta sintesi di un potenziale fuoriclasse mai sbocciato del tutto.

GIANLUCA VIALLI voto 4
Twitter, che bestiaccia. Un social network per molti “innovativo”, per altri “inutile”, divenuto immancabile compagno e giochino di molti vip, tra i quali calciatori, giornalisti e opinionisti di ogni genere. Fra questi anche il buon Gianluca Vialli, che ogni tanto cinguetta e twitta opinioni e riflessioni. Una delle ultime? State a sentire: “Il Pescara gioca bene, vince e corre moltissimo. Chissa’come si sentirebbe Zeman se qualcuno cominciasse a sospettare di così tanta energia…”. Vecchie polemiche, antichi rancori col boemo mai dimenticati e riproposti in prima pagina con cattivo gusto. L’ex fuoriclasse di Juve e Samp ha ancora il dente avvelenato. Peccato che quelli di Zeman, esternati ormai tanti anni fa, non furono soltanto “sospetti”, ma sacrosanti gridi d’allarme. Aldilà del processo che coinvolse la Juventus (chiuso per prescrizione nel 2007), le dichiarazioni del boemo nell’ormai lontano 1998 aiutarono a riportare alla luce un problema grave, fin lì trattato con sufficienza anche dai media. Da allora, il doping è tornato ad essere un tema trattato e discusso e in Italia i controlli si son fatti molto più rigidi e severi. Per questo, solo per questo, dovremmo essere grati a Zeman. Qualcuno glielo dica al rancoroso Vialli…

DERBY ZAMPARINI-PREZIOSI voto 3
Se un marziano fosse sceso dal cielo e avesse visto il match del “Barbera” tra Palermo e Genoa, avrebbe certamente pensato ad una passerella di fine stagione. Di quelle alla “viva il parroco”, con difese allegre, gol a grappoli e risultato non troppo importante ai fini della classifica. Ma siamo a gennaio, a metà esatta del campionato, e lo spirito dovrebbe esser diverso rispetto alle allegre scorribande di metà maggio. Colpa di chi? Ma ovviamente di Maurizio Zamparini ed Enrico Preziosi, i gemelli presidenziali della disfatta. Ancora una volta, per l’ennesima stagione, hanno costruito e smantellato tutto con le loro stesse mani. “Zampa” si è persino superato, cambiando tre allenatori in cinque mesi e gettando la squadra in uno stato di confusione assoluto. E il Genoa? Tanto per cambiare, Preziosi ha stravolto di nuovo l’organico progettato a giugno, con tanto di avvicendamento in panchina (Malesani fatto fuori, ingaggiato Marino, deludente sia a Udine che a Parma). Risultato? Eliminazione in Coppa Italia, cinque gol incassati da un Palermo in versione balneare. Ecco a voi il circo della tracotante incompetenza, cari signori.

DIFESA LECCE voto 2
I numeri son sacri. Dinanzi alle cifre è impossibile contestare. I 36 gol incassati dal Lecce in diciannove gare di campionato la dicono tutta sull’inefficienza difensiva della squadra giallorossa. Solo il Novara ha fatto peggio, prendendo 38 reti (quindici nelle ultime sei gare) ed ereditando l’ultimo posto in classifica proprio dai pugliesi. Serse Cosmi ha dato una sterzata alla sua squadra sul piano dello spirito, ma le nefandezze commesse in fase difensiva appaiono tragicomiche. Nel vitale match casalingo col Chievo, Andrea Esposito e soci ne hanno combinate di ogni colore, garantendo agli ospiti il doppio vantaggio iniziale firmato Paloschi. La rimonta è stata faticosa ed ha prodotto la miseria di un punto: troppo poco per risalire la china. La missione salvezza non è impossibile (il distacco di sei punti dal Siena quartultimo è ricucibile) e Serse sa di avere a che fare con tanti fringuelli di talento: da Muriel a Cuadrado, passando per lo stagionato Di Michele. Occorre però invertire la rotta difensiva e incassare meno gol. Il mercato, in tal senso, non sta offrendo grandissimi aiuti.

NO MINUTO DI RACCOGLIMENTO voto 1
Spazio strettamente personale. Da persona sensibile quale sono, mi ha molto colpito la drammatica vicenda dei cinque ragazzi rimasti uccisi martedì notte sul Grande Raccordo Anulare. Mario, Emilia, Mattia, Matteo e Arianna. Amici fraterni (tra loro due coppie di fidanzati), reduci da una serata insieme, fermi sulla corsia d’emergenza con l’auto in panne. Un tir impazzito, con a bordo un conducente colto da colpo di sonno, li ha travolti spezzandone le giovani vite e distruggendo l’animo delle rispettive famiglie. Una tragedia triste e sconvolgente, che a mio modo di vedere avrebbe meritato maggior considerazione, anche da parte del mondo del calcio. Soprattutto a Roma, all’Olimpico, prima del match tra i giallorossi e il Cesena. Di frequente assistiamo a minuti di silenzio (doverosi, ci mancherebbe) dedicati ad ex giocatori o allenatori morti oltre gli ottant’anni d’età. A questi cinque angeli, fra l’altro tifosi romanisti, non ha pensato nessuno. Non che fermarsi per un minuto servisse a qualcosa, certamente non avrebbe risollevato il morale dei familiari affranti. Ma sarebbe stato un sacrosanto atto di rispetto e commozione. Peccato.

PEPE voto 0
Facciamo un piccolo salto indietro e torniamo a mercoledì sera. Il “classico” di Spagna, appuntamento ormai storico non solo per i tifosi di Real Madrid e Barcellona, ma anche per gli appassionati di calcio di tutto il mondo, letteralmente rapiti dal confronto di tradizioni, stili e mentalità. Ancora una volta il derby dei derby non ha tradito le attese. Gara rovente, “consueto” vantaggio illusorio delle merengues e reazione spavalda dei marziani blaugrana. Prima Cristiano Ronaldo, poi la coppia Puyol-Abidal. Stavolta nemmeno i fenomeni son serviti a sbrogliare la matassa madridista, a Guardiola è bastato un tandem di difensori. E il Real come l’ha presa? Male. Soliti atteggiamenti sopra le righe, reazioni isteriche ed episodi scientifici tesi ad aizzare gli animi, già sufficientemente caldi su ambedue le sponde. Protagonista principale? Kepler Laveran Lima Ferreira, detto Pepe, uno dei giocatori più scorretti che l’Europa abbia mai conosciuto. Falli rovinosi e provocatori, mano calpesata con evidente volontarietà al povero Leo Messi. Dulcis in fundo, l’intervento in sua difesa di José Mourinho, che anziché stigmatizzare i comportamenti nevrastenici dei suoi, contribuisce (come sempre) al dilagare del fomento. Brutti esempi, provenienti da un’unica sponda. Il Barça non se ne cura e continua a vincere, forse spinto proprio dalla voglia di abbattere gli animaleschi rivali. La storia (tinta di blaugrana) continua.

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