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Editoriale: Marino degno seguace di Zeman. Jovetic, Borini, e la carica dei giovanissimi. Simulazioni e sceneggiate, stavolta non è l’Italia a fare brutta figura.

6 febbraio 2012 1.758 views Nessun Commento

(di Michele Pavese)
In attesa che Antonio Conte ci delizi anche nella Juventus con il suo celeberrimo 4-2-4, in Serie A c’è un allenatore che sta proponendo questo sistema di gioco, con risultati finora soddisfacenti: parliamo di Pasquale Marino, che anche a Genova ha portato la sua idea di un calcio spumeggiante e votato all’attacco.
Merito anche della campagna acquisti di gennaio intrapresa da Preziosi, che ha rimediato a qualche errore commesso in estate, e ha messo nelle mani del tecnico siciliano una rosa di prim’ordine, con un potenziale offensivo importante. Centrocampo irrobustito con l’arrivo di Biondini e con il ritrovato Kucka, esterni difensivi molto propositivi, e due ali, Sculli e Jankovic, con il vizietto del gol. Il serbo è un vero e proprio rinforzo, dopo l’incredibile serie di infortuni che gli hanno fatto saltare quasi interamente le ultime due stagioni.
Ma il vero valore aggiunto ha il codino, e si chiama Rodrigo Palacio: giocatore straordinario, a 30 anni sta vivendo una seconda giovinezza. A lui è stato affiancato Alberto Gilardino, sbarcato in Liguria con tutta l’intenzione di riscattarsi dopo un inizio di stagione deludente in quel di Firenze.

A braccetto con il Genoa, ha ripreso a camminare proprio la Fiorentina, trascinata da un sontuoso Stevan Jovetic.
Il montenegrino, classe 89, è indubbiamente il giocatore più forte, in rapporto all’età, del nostro campionato.
Dopo il gravissimo infortunio che lo ha costretto ai box per tutta la scorsa stagione, quest’anno Jo-Jo si sta rifacendo con gli interessi: 12 gol segnati fino a questo momento, ed una continuità di prestazioni che ne testimonia la crescita.
Implacabile sotto porta, grande visione di gioco, infallibile nell’uno contro uno. Dopo Pastore e Sanchez, la Serie A ha un nuovo fenomeno: la speranza è che, almeno stavolta, le nostre squadre migliori decidano di investire qualche milioncino in più, e non lo consegnino nelle mani dello sceicco di turno. Lasciarselo scappare sarebbe un autentico delitto.

Stekelenburg; Taddei, Heinze, Juan, Josè Angel; De Rossi, Gago, Pjanic; Totti, Lamela, Borini.
Segnatevi questa formazione: non solo è quella che ha sotterrato l’Inter, ma potrebbe anche essere quella che finalmente designa i titolari definitivi della Roma.
Dopo mesi di esperimenti, di scelte il più delle volte inspiegabili ed impopolari, dopo un girone d’andata intero in cui il buon Luis Enrique ha voluto fare a tutti i costi il “fenomeno”, il percorso di ricerca pare essere finalmente giunto ad una conclusione. Del resto, ed è l’unica critica che mi sento di fare finora al tecnico asturiano, era lampante che ci fosse la necessità di avere delle certezze di formazione. E’ fondamentale avere un 11 base, è impensabile cambiare tutte le settimane, altrimenti, oltre agli addetti ai lavori che in tutte queste settimane si sono scervellati per risolvere il rebus-titolari, in confusione ci vanno soprattutto i calciatori.
Finora, comunque, abbiamo visto più luci che ombre. Giocatori di grande prospettiva, un progetto concreto, ambiente coeso e motivato. Il tutto costruito attorno alle figure dei due “Leader Maximi” dello spogliatoio: Francesco Totti e Daniele De Rossi. Il primo, dopo un inizio in sordina, si è preso il ruolo che gli compete all’interno della rosa giallorossa. Il secondo, dopo una snervante telenovela durata mesi, ha firmato il prolungamento del contratto, impegnandosi a diventare il simbolo della Roma del futuro.

A proposito di giocatori del futuro, il weekend ci ha regalato diverse storie da raccontare.
In particolare, è curioso il legame tra Fabio Borini e Jacopo Sala.
Entrambi nati nel 1991, entrambi prelevati giovanissimi, nel 2007, dal Chelsea. Un’esperienza però deludente per i due ragazzi italiani, che decidono di lasciare il club di Abramovich in estate, per tentare la fortuna altrove. E questo fine settimana i titoli sono tutti per loro: nel 4-0 rifilato all’Inter, Borini è stato il protagonista assoluto (doppietta per lui), rivelando le sue doti fisiche e atletiche, e mettendo in mostra un ottimo fiuto del gol. Sala, ceduto invece all’Amburgo, ha realizzato il suo primo centro tra i professionisti sabato nella sfida contro il Bayern Monaco, e si è fatto notare per la velocità e per le ottime qualità tecniche. Il futuro del calcio italiano passa anche dalle loro magie.

Dici Arsenal, dici “Next Generation”: i prossimi avversari del Milan in Champions continuano a sfornare gioielli in quantità industriale. E se non li sfornano, riescono ad accaparrarsi sempre quasi tutti i migliori presenti nel Regno Unito, con le antenne rivolte in particolare verso Southampton. Dopo Theo Walcott, dalla città dell’Hampshire è arrivato un altro folletto terribile: Alex Oxlade-Chamberlain, classe 1993. Velocissimo, abile nel saltare l’uomo, decisivo come uomo-assit e realizzatore. Nel 7-1 rifilato dai Gunners al Blackburn sabato scorso, c’è tutto il repertorio del nuovo fenomeno del calcio inglese.

La giornata di Premier, oltre che dalla roboante vittoria degli uomini di Wenger (con un Van Persie come al solito momumentale), è stata segnata anche da due episodi insoliti, che poco hanno a che fare con il tanto rinomato fair-play britannico, e che hanno visto protagoniste le due squadre di Manchester.
Nel 3-0 rifilato dagli uomini di Mancini al Fulham, grandi polemiche sono nate a causa del rigore che ha spianato la strada ai Citiziens. Il talentuoso esterno Adam Johnson cerca palesemente il contatto con il difensore avversario, traendo in inganno il direttore di gara, che assegna la massima punizione. Episodio analogo, addirittura più evidente, allo Stamford Bridge: sul risultato di 3-1 per il Chelsea, al Manchester United viene regalato un penalty dopo che Welbeck inciampa volutamente sul piede di Ivanovic.La partita finirà poi 3-3.
Certo, è abbastanza singolare che queste prese in giro si verifichino persino in Premier League, da tutti vista come un’oasi di lealtà sportiva. Si vede che la globalizzazione ora riguarda anche il calcio…

Ma in Inghilterra possono comunque dormire sonni tranquilli, perchè la palma di peggiore in assoluto della settimana spetta a quello che ormai è un habituè della scorrettezza, ovvero Képler Laveran Lima Ferreira, in arte Pepe. E stavolta l’ha fatta davvero grossa.
Al minuto 72 di Getafe-Real Madrid, il difensore portoghese si esibisce nell’ennesima, pietosa sceneggiata della sua carriera: si getta a terra in area, fingendo di essere stato colpito al corpo dal pallone che invece aveva preso in pieno il suo braccio. Un intervento quindi da sanzionare con un calcio di rigore, che però, ovviamente, non verrà concesso.
Probabilmente Pepe pensa ancora di poter vincere l’Oscar, che verrà assegnato il 26 febbraio a Los Angeles.
Quindi ci viene un dubbio: che abbia sbagliato mestiere?
Una cosa è certa: il Real Madrid non dovrebbe consentire in alcun modo di infangare la sua gloriosa storia; è in gioco la credibilità ed il prestigio della squadra che ha vinto più Champions League. Mourinho e Perez prendano provvedimenti, prima che Pepe copra completamente di ridicolo l’immagine delle merengues.

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