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ANALISI ROMA: difesa da rinforzare, centrocampo ok, incognita attacco. Ma il vero acquisto è Zeman

29 luglio 2012 1.322 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Si respira aria buona. E non per le sei vittorie su sei (tre su tre negli Stati Uniti) ottenute dalla Roma in questa preparazione estiva. Si torna a vedere un po’ di luce perché Zdenek Zeman è sinonimo d’ottimismo. Può sembrare paradossale, visto che parliamo di un tecnico che in carriera ha vinto due campionati di B. E basta. La sensazione, tuttavia, è che il boemo sia capitato al posto giusto nel momento giusto. Non per lo scudetto (almeno in partenza), ma per restituire fiducia e voglia di divertirsi ad un popolo, quello giallorosso, totalmente devastato dall’esperienza Luis Enrique. Parlo in prima persona, senza coinvolgere i miei “colleghi” di fede. Nel cuore della scorsa stagione mi sono sentito svuotato, demotivato. Non disamorato, quello mai. E’ un termine che lascio ad altri. Però, forse per la prima volta nei miei anni da tifoso, ho provato una forte mancanza di stimoli nell’osservare un progetto morto, già finito ancor prima di nascere. Tanto da rinunciare allo stadio (!) da febbraio in poi, in quanto sentitomi fortemente preso in giro. Dall’allenatore, dal suo staff e anche da una dirigenza che avrebbe dovuto porre rimedio in anticipo ad un fragoroso sfacelo.

E’ ancora tangibile la sensazione di “nausea” dei  mesi passati. Una Roma smorta, spenta, senza nulla. Senza niente. Senza difesa, con un gioco da emicrania. Perdente, fuori da tutto, ma accompagnata da un folto gruppo di “sostenitori ad oltranza”, pronti a difendere l’indifendibile e a sostenere l’insostenibile. I “tuttobenisti”, insomma, sempre loro. Quelli che “prima andava tutto male”, ed ora “è tutto meraviglioso e splendente”. Gentaglia in malafede, meglio tralasciare. Torniamo alla Roma, al nulla dell’ultimo anno. Come ripartire? Bella domanda. Ero affascinato dall’idea Villas Boas, garantito dalla soluzione Montella, scettico sul ritorno di Zeman. Scettico sì, inizialmente. Poi, col tempo, ho ritenuto intelligente la scelta fatta da Sabatini e Baldini. Oggettivamente era impossibile disfarsi di un’intera rosa, tra l’altro già ricostruita un anno fa, con molti errori e variegati rischi. Non si poteva gettare a mare il patrimonio dei Bojan, dei Lamela, dei Pjanic. Gente su cui la Roma punta, ma che lo scorso anno è clamorosamente mancata all’appello nei momenti decisivi. E l’unico uomo in grado di lavorare alla grande coi giovani e consentir loro una rapida ascesa era il 65enne mister di Praga.

Inoltre, serviva un’inversione di tendenza quasi “brutale “rispetto all’anticalcio di Luis Enrique. Dei passaggetti orizzontali miseri e cadaverici c’eravamo un po’ tutti rotti le scatole. La Roma ha di nuovo una proposta “vera”, un tecnico “vero”. Che fa calcio, lasciando a casa le chiacchiere. Fin dalle prime amichevoli abbiamo visto qualcosa di diverso. Basta poco, da sempre, al tifoso romanista per riacquisire ottimismo. E Zeman era l’uomo giusto. L’uomo del lavoro (e non del trabajo), del sudore (e non del sudor), del gioco spettacolare (garantito). Non delle vittorie, ma chissà. Il campionato italiano, visti gli addi di grandi campioni e l’evidente indebolimento delle grandi (Juve esclusa), non è più un torneo di assoluto livello. Forse anche la filosofia zemaniana, con tutti i suoi limiti, può finalmente risultare vincente. Ovvio che al boemo andrà consegnata una squadra, se non straordinaria, perlomeno “promettente”. Con giocatori al posto giusto ed un organico completo.

E’ una Roma dalle mille incognite, inutile dirlo. Zeman dovrà tramutarle in certezze. Il grosso del mercato è già stato fatto, ad agosto previsti gli ultimi botti (prettamente difensivi). In porta ci sarà Stekelenburg, con Lobont ed il giovane lituano Svedkauskas a coprirgli le spalle. L’ipotesi Julio Cesar è altamente affascinante (io il cambio con l’olandese lo farei subito, senza esitazioni…) ma difficilmente praticabile. Non amo Stek, lo ritengo un portiere normale (esaltato senza motivo da una piazza che ha idolatrato Doni e Julio Sergio per poi considerarli due “pippe ciclopiche”) e se ci fosse la possibilità di acquistarne uno migliore, io procederei. Ad oggi, accontentiamoci. In difesa c’è ancora tanto da fare. A destra Rosi dovrebbe andar via, Piris (che non conosco) è già nostro e ne arriverà un altro. Torosidis? Spero di no. Agli Europei non mi è piaciuto per niente, lo considero un giocatore tra il modesto e il medio. L’ideale sarebbe stato Bosingwa, a parametro zero dal Chelsea. Esperienza, qualità, grinta. Ma il portoghese ha preteso un ingaggio elevato. Addio. A sinistra si sta cercando con insistenza Balzaretti, ottima soluzione. Giocatore non straordinario, ma esperto e di rendimento. Ideale per far da chioccia all’oggetto misterioso Dodò (20 anni ed un ginocchio capriccioso), in attesa che il buon José Angel tolga il disturbo. Il più in fretta possibile, grazie.

Taddei, solito professionista eccelso, può restare e costituire un’alternativa d’emergenza per tutti i ruoli (esterno difensivo a destra e a sinistra, intermedio destro di centrocampo, laterale destro d’attacco): il vero dodicesimo uomo. Al centro è tornato il miglior Burdisso, già pronto e reattivo sin dalle prime amichevoli. Un leader essenziale, assenza pesantissima nel corso dell’ultima stagione. Leandro Castàn andrà valutato con cura. Gli esperti di calcio sudamericano non lo esaltano. Anzi, sono in molti a bocciarlo, considerandolo lento e inadeguato al calcio europeo (e zemaniano in particolare). Il ragazzo ha certamente personalità, ricorda molto Zago e Lucio. Difensore cattivo, prestante sul piano atletico, abile nell’impostare l’azione. Per ora è il titolare, poi vedremo. E’ atteso a Trigoria il “terzo” (Ogbonna e Astori due nomi sempre in prima linea), il ruolo di quarto se lo giocheranno il 17enne Alessio Romagnoli ed un ragazzo di cui vorrei parlare un attimo. Si chiama Gabriel Heinze, ha 34 anni e in carriera ha vestito le maglie del Paris SG, del Manchester United, del Real Madrid, del Marsiglia e della nazionale argentina. Eppure qui a Roma viene trattato come un completo idiota. Uno scarsone vergognoso, che per molti “ha persino giocato peggio di Kjaer nell’ultima stagione”. A volte mi chiedo: sono io a non capire un tubo di pallone, oppure c’è in giro tanta gente che starnazza a casaccio?

Heinze non é Maldini, questo è ovvio. Ma da qui a dire che nell’ultima stagione ha fatto peggio di Kjaer, mi sembra troppo. Degli errori li ha commessi anche l’argentino, ma in tanti si dimenticano una serie di partite in cui il Gringo, in coppia con Juan, ha retto alla grandissima il reparto, consentendo alla Roma di portare a casa punti preziosi. Kjaer di grandi partite non ne ha mai giocate. Heinze, alla sua età, terzino sinistro d’origine, giunto nella Capitale per fare il “quarto”, si è ritrovato titolare fisso all’improvviso (anche a causa dell’incidente di Burdisso), disputando un campionato a mio parere dignitosissimo. Ma qui a Roma, narra un noto giornalista dell’etere, il fascino della “stronzata” è tale che in tanti le corrono appresso, facendo proprie delle teorie grossolane e bislacche. Del tipo: Heinze è un pippone. Uno con quella carriera può esser qualsiasi cosa al mondo, ma “mai” un pippone. Tra l’altro, uno dei pochi (Heinze) nella Roma a possedere l’istinto del leader. Dote che spesso dimentichiamo. In una squadra non occorre solo il talento. Servono anche le palle. Senza i Samuél, i Zago e i Tommasi gli scudetti non si vincono. Senza i Lucio, i Cambiasso e i Thiago Motta i triplete non si fanno.

Passiamo al centrocampo. De Rossi sarà il proprietario del ruolo di mediano basso, com’è giusto che sia. Bradley sul centrodestra è garanzia di efficienza, sull’opposto versante sgomiteranno Pjanic e Marquinho. Il bosniaco non mi fa (ancora) impazzire, deve crescer molto, tende ad addormentarsi e a “sparire” dai match per lunghi tratti. Troppo frettolosamente accostato ad Iniesta (perdonate l’ironia…), quest’anno dovrà dimostrare davvero di che pasta è fatto. Marquinho va atteso alla miglior condizione. Se e quando la troverà, sarà difficile da tener fuori. E’ un centrocampista importante, mi ha stupito. Vanta imponenti doti di corsa e inserimento senza palla, fiuta la porta come un goleador e gioca in verticale come piace a Zeman. Ma al boemo piacciono soprattutto i giocatori “in forma” ed il brasiliano è ancora un po’ in ritardo. Aspettiamolo. Alternative: Florenzi e Tachtsidis. Due giovani sui quali è categoricamente impossibile esprimere un giudizio definitivo. Anche se promettono bene. Il rimpianto? Si chiama Radja Nainggolan. E’ un mio pallino da qualche anno. Lo adoro, lo considero uno dei migliori centrocampisti della Serie A. Ha tutto: corsa, sostanza, fisicità, tiro in porta, intelligenza tattica. Perfetto per la Roma, perfetto per tutti. Peccato non averci fatto un pensierino…

Piccola nota. Voglio rivolgere un pensiero a Simone Perrotta e David Pizarro. Due ragazzi che alla Roma hanno dato tanto, scritto pagine importanti e che ora vengon trattati da appestati. Sia dalla società, sia dall’ambiente. Il problema del calcio (e di Roma in particolare) è che si dimentica tutto, troppo in fretta. Cancelliamo pagine e mostriamo ingratitudine. Questi due giocatori hanno fatto il loro tempo in giallorosso (è chiaro), ma perché trattarli così? Perché non farli andare negli Stati Uniti, lasciandoli a Trigoria soli come cani? Mi spiace davvero. Io ho memoria, Perrotta e Pizarro restano due colossi di una grande Roma che ci ha fatto sognare e vivere momenti straordinari. Chiusa parentesi. Passiamo al punto interrogativo per eccellenza della Roma: l’attacco. Tanta abbondanza, ma la qualità? C’è, o meglio, ci sarebbe. Starà a Zeman riuscire a tirarla fuori. Con cura, ma anche in fretta.

Ancora addolorato per l’addio di Borini (quanto mi piaceva…), mi concentro sui superstiti. Erik Lamela, se non si sveglia, rischia di diventare un secondo Ménez. Meno indolente del francese, ma con gli stessi identici problemi nel riuscire a consacrare un talento evidente. Non ci sono storie. Il Coco deve fare la differenza ed esser decisivo. Deve costituire un pericolo costante (e reale) per qualsiasi difesa. Altrimenti a cosa serve? Stesso discorso per Bojan. Giocatore dai colpi deliziosi, ma a volte nullo, inesistente. Inutile. Di Totti esterno se ne parlerà ancora molto. A mio parere, il Capitano (a quasi 36 anni) non è assolutamente in grado di ricoprire quel ruolo. Non ha lo scatto, la velocità, la continuità nel percorrere la fascia, coprendo e riproponendosi. Zeman ci crede, beato lui. Speriamo abbia ragione. D’altronde anche Osvaldo, lì a sinistra, farebbe molta fatica. Magari chissà, Mattia Destro, con un po’ di buon lavoro, potrebbe diventare il David Villa italiano. L’idea è affascinante, così come il piccolo uruguaiano Nico Lopez. Spunti di qualità, un sinistro dolce dolce e l’ammirazione (mai nascosta) del boemo. Hai visto mai che il vero fenomeno, là davanti, sia lui. Tra poche settimane si inizia a fare sul serio. Serie A al via il 26 agosto, con Roma-Catania. Ci ritroveremo anche noi. Buone vacanze.

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