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JUVENTUS-ROMA 4-1 – Accademia bianconera, Zeman affonda senza scuse

30 settembre 2012 1.658 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) Non resto sorpreso di ciò che ho visto. Me l’aspettavo, era quasi scontato. E l’ho detto anche a molti miei amici romanisti, prima della partita: “Il mio timore è che stavolta, sul 4-0, decideranno di non fermarsi come lo scorso anno, vista la presenza di Zeman…”. Ai più poteva sembrar scaramanzia, ma non lo era. Semplice realismo, visione elementare del calcio, conoscenza delle due squadre. Ad oggi, la Juventus è semplicemente sovrumana. Lo dicono i numeri: 45 partite consecutive di campionato senza sconfitte. Una squadra destinata a diventare leggendaria in Italia, e a giocarsi (già da quest’anno) ottime possibilità in Champions League. Probabilmente non è la Juve più stellare di sempre, nei nomi, ma lo è nell’atteggiamento. Nel modo di stare in campo, nell’intensità e nella compattezza, nella concentrazione assoluta. Squadra perfetta, senza punti deboli.

La Roma? Molto meno forte, già. Ma non per questo obbligata a riprodurre l’identico scempio dello scorso anno. Pronti, via. Due minuti di sterile volontà, poi il dramma. Come la Juve ha premuto sull’acceleratore, i giallorossi sono andati in bambola, prendendo gol. Ha aperto Pirlo all’11′ su punizione. Roba da oggi le comiche. Barriera affollatissima, il fuoriclasse juventino calcia, Taddei liscia, Stekelenburg si siede sul fianco sinistro e assiste all’ingresso della sfera in rete. Cinque minuti dopo altra azione convulsa, Castàn fa fallo di mano in area. Rigore, Vidal dagli undici metri non sbaglia. Altri 180 secondi, lo stesso Vidal verticalizza per Matri, la difesa è in vacanza, l’ex punta del Cagliari (a secco di gol da sette mesi) trafigge il portiere olandese. Tre a zero al minuto diciannove del primo tempo. Dopo aver già giocato due gare allo Juventus Stadium (lo scorso anno, in Coppa Italia e in campionato) ed aver visto la stessa roba. Ok, la Roma non vale la Juve. Ma persino Parma e Chievo, di recente, si son fatte rispettare tra le mura bianconere, mantenendo la porta inviolata per più di un tempo.

La Roma no. Di fronte alla virilità, al gioco maschio, ai muscoli e al carattere mostra tutte le sue debolezze. Lenta, moscia, femmina, scadente e vulnerabile sotto ogni punto di vista. Neanche è il caso di stare troppo a parlare del resto, di quanto accaduto dal 19′ al 90′. Pura accademia juventina, totale imbarazzo giallorosso. Loro avrebbero potuto annientarci, sventrare la dignità del nemico Zeman. Ma per fortuna, in campo, i rapporti contano qualcosa. E Chiellini, Barzagli, Pirlo e soci non si sarebbero mai presi il lusso di umiliare e sotterrare (in termini di gol) i compagni di nazionale e amici De Rossi, Balzaretti, Osvaldo e Destro. Per fortuna, dico io. Altrimenti saremmo stati qui a piangere lacrime molto più amare. Nella ripresa la Roma ha rialzato un po’ la testa, segnando su rigore con Osvaldo. Ma è bastata una fiammata bianconera, al 90′, per stracciare persino quel minimo bagliore di positività venuto alla luce nei secondi 45′. L’immagine è emblematica: Barzagli soffia palla a Taddei più o meno al limite della propria area, va via di sombrero al brasiliano, si fa tutto il campo alla Usain Bolt e trova persino la lucidità per inventarsi rifinitore, donando a Giovinco un assist gustoso. Bye bye Stek, 4-1 finale.

Ora, star qui a far l’elenco degli errori e dei colpevoli risulta quasi stucchevole. L’ho scritto e detto più volte, questa dirigenza in due anni ci ha capito poco o nulla, il mercato estivo è da cinque in pagella e i difetti di questa squadra sono sotto gli occhi di tutti. Detto ciò, far figure del genere è inammissibile. La Roma continua a coprirsi di ridicolo, facendosi rimontare dal Bologna in due minuti, permettendo alla Samp di pareggiare in inferiorità numerica, concedendo alla Juve agevole gloria in un confronto “teoricamente” diretto per le zone alte della classifica. Rispuntano fuori le vedove di Luis Enrique, alle quali suggerisco di tacere e farsi da parte, poiché il revisionismo italiano è una vergognosa abitudine (a tutti i livelli, in tutti i settori) e il fatto che un tecnico, nella fattispecie Zeman, ora stia facendo male, non può cancellare le nefandezze di chi lo ha preceduto. Un dato va analizzato. Juve-Roma nel giro di cinque mesi è stata la stessa cosa. Dal 22 aprile al 29 settembre 2012, nulla è cambiato. Stesse modalità di umiliazione. Ma con un allenatore e sette titolari in formazione DIVERSI tra una gara e l’altra. Nelle ultime tre stagioni sono cambiati in continuazione tecnici e giocatori, in tutti i ruoli. A non esser mai cambiata è la Roma. Nel gioco, nel carattere, nei risultati. Il punto è: c’è un virus della mediocrità a  Trigoria che contagia chiunque? Se sì, come estirparlo? Ad un bravo esorcista l’ardua risposta.

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