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ROMA-CAGLIARI 2-4 – Crollo devastante, Zeman al passo d’addio

2 febbraio 2013 1.305 views Nessun Commento

(di Alessio Nardo) L’inverno nero di Zeman prosegue e la Roma cade fragorosamente anche all’Olimpico contro il Cagliari. Un’umiliazione difficile da descrivere: ci vorrebbero pagine e pagine per parlare con accuratezza degli imbarazzanti limiti di un gruppo privo di testa, mentalità e personalità. Il virus di Trigoria contagia tutti. Anche cambiando organico ogni anno, il succo resta lo stesso. La Roma non ha palle, gioca al “tacco e punta”, manca di cattiveria. Soliti errori, soliti leziosisimi, solito atteggiamento indolente di molti protagonisti. Bravo il Cagliari a sfruttare le debolezze tattiche e mentali dell’avversario, colpendo con i suoi migliori uomini. A proposito, Sau e Nainggolan in Sardegna sono sprecati. Gente da grande palcoscenico. La Roma va sotto dopo tre minuti, si rialza a dieci dalla fine del primo tempo, ringraziando una punizione di Totti e l’incertezza di Agazzi. Poi, ad inizio ripresa, succede l’incredibile. Su un traversone da sinistra di Avelar, Goicoechea va in presa alta, sembra bloccare. La palla però gli sfugge e carambola in rete.

Incubo, incubo puro. E il portiere (?) uruguagio fa più tenerezza che rabbia. Errore grossolano, ok. Pesante sul piano psicologico. Ma la squadra, con 44 minuti da giocare, decide di farla finita e “subire la botta mentale”, come una provinciale qualsiasi. Il Cagliari sfrutta i disastri giallorossi e va sul 4-1 con Sau e Pisano, prima di concedere, al 93′, il gol del 2-4 al neoentrato Marquinho. Alla fine, solo fischi e meritata contestazione. Lo spettacolo, davanti ai microfoni, è sempre lo stesso. Baldini non sa che dire, Zeman biascica ripetendo frasi già dette e ridette. La realtà è che la Roma, stavolta, sta seriamente pensando di liberarsi di un tecnico che l’ha fatta fuori dal vaso. Troppo presuntuoso il boemo, con la solita voglia di mettersi tutti contro. Scelte come Goicoechea e Tachtsidis restano ingiustificabili. In più, dopo svariati mesi di lavoro, questa squadra non ha un’anima. Non ha un carattere, non ha una mentalità vincente. E arrivati a febbraio, con una classifica che fa ribrezzo, è giunta l’ora che qualcuno paghi.

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